Dialogare scrivendo: un carteggio sul perché della vita tra due giovani nel tempo dei socialmedia
Si può capire meglio in senso della vita scrivendosi delle lettere? Due giovani, due amici, ci hanno provato per confrontarsi su fede, Chiesa, desideri dei giovani, amore, vocazione, relativismo, conversione, difficoltà di credere. Un seminarista e un giornalista, un credente e un agnostico. Un carteggio che diventa via via più significativo e che presto forse avrà anche una veste editoriale. Noi ve ne proponiamo un assaggio per mettere a confronto la sensibilità di Roberto sedotto dall’amore di Dio e i dubbi di Martino, l’uomo di oggi dilaniato da dubbi e alla ricerca di una Chiesa che sia autentica compagna di vita.
“L’amore non è amato” di Roberto Oliva Praia a Mare, 30 agosto 2011
La vita è una domanda difficilissima che esige una risposta forte e definitiva. Ho dato tante risposte a questa domanda: la carriera, lo studio, la filosofia, il sesso, l’istintività, la casualità, l’avventura. Ma col tempo mi sono accorto che erano risposte troppo piccole per una domanda così grande, mi rendevo conto che rispondevo sempre molto timidamente e mediocremente. Me ne accorgevo perché ero sempre insoddisfatto, ansioso e perplesso. Qual è la risposta? Cosa può davvero rendere felice la mia vita? Ho pensato sempre come dicevo io, ho dato sempre le risposte che dicevo io, credevo di essere io la risposta della mia vita! Invece mi sono realizzato attraverso una relazione, mettendomi di fronte un Altro. L’Altro è stata la risposta che cercavo, il pezzo che mi mancava, il Tutto che completa la mia piccolezza. L’altro è Dio! Non sono stato io a darmi la risposta, ma Lui stesso mi ha risposto. La mia risposta è Lui! Immerso com’ero nelle mie filosofie e grovigli mentali, non ho scelto io Dio, ma Lui ha scelto me (Gv 15,16). Così potrei raccontare l’inesprimibile esperienza della vocazione.
La mia vocazione non è una scelta personale, frutto di uno sforzo umano o sentimentale, ma è Dio che mi ha sedotto e io mi sono lasciato sedurre. (Ger 20,7) A primo impatto un evento strano, nella mia debolezza ho osato dire solo sì, credo che in questa risposta ci sia un assenso all’amore di Dio: è il sì del matrimonio, del figlio alla mamma, un affondare in Dio. Senza questo amore la vocazione sarebbe una mera passione, un hobby, un lavoro, un feeling semireligioso. La vocazione è la risposta all’amore di Dio, un amore appagante, totale, gratuito. Come San Francesco anche io piango amaramente quando non ricambio questo amore, quando di nuovo lo tradisco per piccoli surrogati o quando vedo persone che ignorano questo Amore e ne fanno a meno. E tu ti senti amato? Pensi che Dio ti ama?
“Nessuna verità, nessuna morte” di Martino Ciano Tortora, 04 settembre 2011
La vita non può dare risposte certe. Non è competenza dell’uomo porsi dei paletti, al massimo è la volontà di ricerca che può quanto meno sopperire al vuoto che viviamo. Noi non siamo adatti alla verità, al conforto, alla vita stessa. Crediamo per cosa e per conto di chi? Io oggi provo grande amore per tante cose: la mia ragazza, il mio lavoro, mia madre, la letteratura, l’arte, la filosofia, ma so che le certezze che sto costruendo con loro non sono né eterne, né universali. Fanno parte della mia vita, del tempo che io vivo e vivrò. Detto in spiccioli non possono essere imposte ad altri, e quando una verità o una certezza è solo per pochi non è universale, non è sostanza. Dio è la stessa cosa. La religione stessa crea un’identità. La forza interna, l’amore di Dio che noi sentiamo è umano quanto lo è il Signore. Il cattolico riconosce Dio parte di se stesso? Se egli ci ha creato a sua immagine allora vive in noi, oppure vogliamo ancora considerarci generati non creati della stesa sostanza del Padre? Io a tutte queste domande ho sempre risposto sì, perciò sono sempre più convinto che l’uomo può vedere Dio se pensa come lui e và oltre come lui.
La carne e la materia infatti sono soggette a regole che non ci appartengono, che crediamo certe, ma che non hanno nulla a che fare con noi: lo spirito. Ma anche questa è solo una mia certezza. Quante persone adesso, dopo, domani crederanno in questa rappresentazione del Mondo? Ecco da dove scaturisce l’amara costatazione con cui attacco questa lettera. Se non c’è universalità di pensiero, non può esserci paradiso terrestre. L’amore non amato? Il tuo dire sì all’amore di Dio? La tua risposta alla sua chiamata? Sono sensazioni che viviamo tutti nel momento in cui una forza interna ci impone di cambiar rotta. Non voglio sminuirla ci mancherebbe, ma tutti noi quotidianamente appuriamo che il senso della vita non è quello che realmente viviamo. Poi arriva la scossa e tutti andiamo alla ricerca di noi stessi, come se qualcosa attendesse di tornare e forse la catastrofe ci sembra dolce e il caos è la nostra fonte di vita.