C’è una relazione di coppia e di famiglia?

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Alla fine Milano ha approvato il testo del regolamento sul registro delle unioni civili con 27 favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti: La delibera istituisce un registro a cui le coppie, sia etero che omosessuali, possono iscriversi contestualmente alla registrazione della famiglia anagrafica. Però le unioni civili ‘registrate’ permetteranno l’accesso solo ai servizi forniti dal Comune e non apriranno alla possibilità di ereditare o alla pensione di reversibilità: benefici garantiti alle coppie sposate che dipendono dalle leggi dello Stato. Per il presidente del Forum delle famiglie, Francesco Belletti, lascia a desiderare la politica cittadina per la famiglia: “Finora non ho visto nelle scelte strategiche del comune di Milano nessun investimento sulle famiglie con figli e nessun sostegno reale ai giovani che decidono di sposarsi. Mi aspetterei a questo punto che il comune di Milano sposti decisamente le risorse sulle famiglie con figli, su quelle che da anni combattono la loro battaglia contro la crisi e contro l’impoverimento che la nascita di un figlio purtroppo genera”.

 

Evitando tutte le possibili polemiche ormai diventa necessario ragionare sulla relazione: esiste una relazione di coppia ed una relazione di famiglia? Il prof. Pierpaolo Donati, membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, ha invitato a riflettere sulla stabilizzazione dei legami della famiglia, scrivendo un libro dal titolo ‘La relazione di coppia oggi, Una sfida per la famiglia’ del Centro Internazionale Studi Famiglia (CISF). Infatti, La coppia italiana è caratterizzata da un deficit strutturale di capacità riflessiva, quella che guarda al bene della relazione di coppia come un bene in sé da cui dipendono i beni relazionali della intera famiglia (la fiducia reciproca, il senso della comprensione profonda dell’altro, il donarsi reciproco, l’essere felici quando gli altri sono felici, sentirsi in debito piuttosto che sempre in credito con gli altri, ecc.).

 

Il prof. Donati ha voluto verificare l’ipotesi, sostenuta da un’opinione oggi molto diffusa, circa il fatto che la coppia stia diventando una sfida per la famiglia nel senso di costituire sempre di più un modo di vita alternativo alla famiglia. La ricerca ha verificato che il cosiddetto ‘complesso dell’amore romantico’, inteso come idealizzazione sentimentale del rapporto con il partner che si sottrae alle costrizione delle famiglie di origine e alla pressione delle tradizioni culturali, è effettivamente ormai tramontato. Cosa lo sostituisce? Emerge un divario fra due tipi di amore di coppia. Da un lato emergono le coppie postmoderne, in cui l’amore diventa una sorta di condivisione dei problemi, il sentire che ciò che è problema per un partner lo è anche per l’altro partner. Entrambi, nella relazione cercano la soddisfazione personale, e l’amore persiste finché è sentito. Dall’altro, si osservano invece le coppie in cui l’amore assume il carattere di una vera e propria relazione di vita in comune, la quale tocca tutte le dimensioni dell’esistenza quotidiana. Qui l’amore diventa uno scambio di reciprocità quotidiana, che si concretizza negli affetti così come nella cura dei figli, nel dono reciproco, nella volontà di realizzare una solidarietà che non è solo sentimentale, ma anche pratica e materiale.

 

Inoltre dalla ricerca emerge un divario fra due tipi di amore di coppia. Da un lato emergono le coppie postmoderne, in cui l’amore diventa una sorta di condivisione dei problemi, il sentire che ciò che è problema per un partner lo è anche per l’altro partner. Entrambi, nella relazione cercano la soddisfazione personale, e l’amore persiste finché è sentito. Dall’altro, si osservano invece le coppie in cui l’amore assume il carattere di una vera e propria relazione di vita in comune, la quale tocca tutte le dimensioni dell’esistenza quotidiana. Qui l’amore diventa uno scambio di reciprocità quotidiana, che si concretizza negli affetti così come nella cura dei figli, nel dono reciproco, nella volontà di realizzare una solidarietà che non è solo sentimentale, ma anche pratica e materiale. Per esemplificare, emergono due tipi ben caratterizzati: le coppie relazionali e le coppie postmoderne.

 

L’indagine descrive in modo analitico le caratteristiche di queste coppie, la loro influenza sui differenti tipi di famiglia che ne conseguono e gli effetti sulla società. In breve, la coppia tradizionale sente e accetta i condizionamenti del mondo vitale che segnano le distinzioni fra i modi accettabili e non accettabili di fare famiglia. La coppia postmoderna, invece, rende più indifferente il suo mondo vitale, nel senso che, diventando più permissiva, rifiuta di fare distinzioni fra i modi di fare famiglia e accetta un pluralismo indifferenziato dei modi di fare coppia. Inoltre le coppie postmoderne sono quelle che più risentono delle tendenze a pensarsi come un affare privato, dove ciò che conta è l’individuo più che la relazione, hanno meno figli, sono più permissive e meno proiettate in senso progettuale sul futuro. Poi per la stragrande maggioranza della popolazione, l’ideale della famiglia rimane attraente e costituisce ancora il punto di riferimento di una vita felice.

Ma il punto è che cresce la tendenza a intendere questo ideale in modo sempre più soggettivo. Di conseguenza, la crisi della famiglia appare sempre di più come originata dal modo privatistico e soggettivizzato, al limite narcisistico, di intendere e di vivere la coppia. E’ chiaro che, se il genoma familiare viene modificato su grande scala, tutta la società va incontro ad un processo storico di morfogenesi senza precedenti, il che vorrebbe dire in pratica la mancanza di figli (mancherebbe il ricambio fra le generazioni) e l’avvento di forme sempre più deboli e fragili di famiglie, bisognose di assistenza più che essere fonte di capitale sociale e umano per uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

 

Infine una riflessione sulla coppia italiana, che è caratterizzata da un deficit strutturale di capacità riflessiva, quella che guarda al bene della relazione di coppia come un bene in sé da cui dipendono i beni relazionali della intera famiglia (la fiducia reciproca, il senso della comprensione profonda dell’altro, il donarsi reciproco, l’essere felici quando gli altri sono felici, sentirsi in debito piuttosto che sempre in credito con gli altri, ecc.). Per questo motivo, sul piano della cultura e della formazione, si tratta di far crescere la capacità delle persone di realizzare un ‘Noi’ (la We-relation della coppia) in cui ciascuno realizzi la propria autenticità, cioè senta di essere autenticamente se stesso, e nel medesimo tempo si prenda cura della relazione come bene da cui dipendono non solo i beni di ciascun familiare, genitori e figli innanzitutto, ma anche i beni della comunità intorno.

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