L’uomo sulla luna, i Pontefici e la gloria di Dio

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“Noi, – disse il Papa- umili rappresentanti di quel Cristo, che, venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini.” Spazi e destini. Come sembrano lontani certi concetti nell’oggi appiattito nel “pensiero debole”. Come tutti i credenti i Pontefici hanno sempre tratto ispirazione spirituale dallo studio del cielo. Nel 1986 Giovanni Paolo II ai Delegati dell Inter Agency Consultative Group ricevuti in udienza parla proprio del senso di quelle immagini delle missioni spaziali che dal cielo arrivano alla Terra: “ci mostrano quanto sia piccolo e delicato il pianeta Terra, e quanto sia minuscolo lo stesso sistema planetario, paragonandolo con la nostra galassia e con l’immensità dell’universo. Tuttavia viviamo in un momento molto speciale. Usando i talenti dati da Dio gli uomini di scienza hanno potuto sviluppare mezzi nuovi per ottenere la conoscenza. Straordinari mezzi di trasporto e di comunicazione sono stati sviluppati. I computers hanno raggiunto capacità e velocità previamente inimmaginabili. Ora si possono fare seri progetti per le stazioni spaziali, per le colonie spaziali e per missioni ai pianeti lontani come Marte. Gli scienziati e i tecnologi stanno sviluppando le possibilità di rendere l’intero sistema planetario una casa per la famiglia umana. Ma tutti questi sviluppi condurranno a risultati significativi solo se essi saranno portati avanti nella struttura di un nuovo umanesimo dove i valori spirituali, morali, filosofici, estetici e scientifici siano sviluppati in armonia, e dove ci sia un profondo rispetto per la libertà e i diritti della persona umana.”

Ecco il secondo interrogativo: che fare delle conoscenze ottenute? Il 21 maggio del 2011 Papa Benedetto XVI ha chiacchierato in diretta con 12 astronauti della ISS, la stazione orbitante internazionale dove si svolgono esperimenti e studi di ogni genere. Ancora una immagine da tenere a mente. Lo studioso al suo tavolo che davanti ad un monitor vede gli uomini dello spazio e parla con loro. Anzi li interroga. Ad uno di loro chiede: “L’esplorazione dello spazio è un’avventura scientifica affascinante. So infatti che in questi giorni installate nuovi strumenti per la ricerca scientifica e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani. Ma credo che sia anche un’avventura dello spirito umano, uno stimolo potente a riflettere sull’origine e sul destino dell’universo e dell’umanità.

I credenti guardando spesso verso gli spazi sconfinati, meditando sul Creatore di tutto ciò, e sono colpiti dal mistero della sua grandezza. Perciò la medaglia che ho affidato a Roberto (Vittori) come segno della mia partecipazione alla vostra missione rappresenta la creazione dell’uomo, dipinta da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Nel vostro intenso impegno di lavoro e di ricerca, vi succede di fermarvi e fare simili riflessioni – forse anche di rivolgere una preghiera al Creatore? Oppure sarà più facile per voi riflettere su queste cose quando sarete ritornati sulla Terra?” L’astronauta risponde con il colore della Terra come la vedono dal cielo: blu. “Quando abbiamo un momento di tempo per guardare verso il basso la bellezza, che è l’effetto tridimensionale della bellezza del nostro pianeta, cattura il nostro cuore, cattura il mio cuore. E allora prego: prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro.” Questa volta accanto al Papa a spiegare l’evento c’è lo ha vissuto, un astronauta. Thomas Reiter, Direttore Voli Umani e Operazioni dell’Agenzia Spaziale Europea.

“Incontrare il papa personalmente è sconvolgente- racconta- Le domande che ha posto erano interessantissime. Avrei voluto discuterle con lui. Ma è interessante che egli ha menzionato due aspetti: esplorare delle cose sconosciute, e mettere le scoperte a disposizione per il bene dell’umanità. Entrambi gli aspetti sono presenti nei viaggi spaziali. Non è solo l’aspetto utilitaristico, ma anche il fascino e il desiderio dell’uomo di scoprire nuovi orizzonti.” Tornano alla mente ancora le parole di Paolo VI in quella notte di luna piena del 1969 : “Gloria a Dio! E onore a voi, uomini artefici della grande impresa spaziale! Onore agli uomini responsabili, agli studiosi, agli ideatori, agli organizzatori, agli operatori! Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo volo! A voi tutti onore, che vi siete in qualche modo impegnati! Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo. Onore, saluto e benedizione!”

 

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