Auguri al card. Ersilio Tonini

Venerdì 20 luglio il card. Ersilio Tonini compie 98 anni e dal 30 aprile 2010, giorno della morte del cardinale Paul Augustin Mayer, è il più anziano cardinale vivente. Dal 14 gennaio 2012, giorno della morte del vescovo Antonio Mistrorigo, è invece il più anziano vescovo italiano. Il 18 aprile 1937 è ordinato sacerdote per la diocesi di Piacenza dal vescovo Ersilio Menzani. E’ prima vice-rettore del seminario, poi insegnante e assistente spirituale dei gruppi FUCI e dei Laureati cattolici, poi direttore del settimanale diocesano ‘Il Nuovo Giornale’. Dal 1953 al 1968 è parroco di San Vitale a Salsomaggiore Terme. Il 28 aprile 1969 è nominato da papa Paolo VI vescovo di Macerata e Tolentino e amministratore apostolico di Recanati, Cingoli, Treia. In tale veste attua una coraggiosa riforma agraria cedendo ai contadini i terreni della diocesi. Il 22 novembre 1975 è nominato arcivescovo di Ravenna e vescovo di Cervia. Nel 1978 è chiamato a presiedere il consiglio di amministrazione della NEI, società editrice del quotidiano cattolico Avvenire. Nel 1987 aderisce alla campagna umanitaria per i brasiliani nativi del Roraima ‘Uma vaca para o Indio’. Nel concistoro del 26 novembre 1994 Giovanni Paolo II lo crea cardinale del titolo del Santissimo Redentore a Val Melaina.
Il suo ultimo libro si intitola ‘Il gusto della vita’, edito da Piemme, da cui estrapoliamo alcune frasi: “Cosa vuol dire dare il nome alle cose? Significare la loro destinazione. E’ un dare significato trovandolo, non inventandolo. Allora l’intelligenza dell’uomo non è soltanto strumentale, come quella del cane e del gatto che hanno l’intelligenza adatta a vivere, a difendersi e a proteggersi, ma l’uomo è anche fatto per scoprire il senso delle cose. ‘E Dio vide che era cosa buona’. Quando l’uomo si accorge che l’universo è fatto per lui, e a lui tocca dargli significato e ragione, è una cosa straordinaria. Io non misuro mai i miei anni, per me è sempre tutto nuovo. La vita è bella a dieci come a cento anni se concepita come slancio verso il futuro e non come fardello da portare sulle spalle. Ciò che conta è fare al meglio il proprio dovere, donando ogni giorno qualcosa di sé. Sono contento di essere al mondo, lo son sempre stato. E conservo ancora lo stupore che ho provato fin da piccolo quando la mia mamma mi aiutò a capire quanto bella è la vita. Appena mi svegliava mia mamma ci teneva che i primi pensieri fossero per il Signore…
Il passato per me è un metro di misura. Noi nel presente vediamo solo dei guai, come se nel passato ci fosse stato chissà che cosa. Ma non è così. C’è da chiedersi: qual è la missione, quali sono i compiti più importanti della nostra generazione? Cosa si gioca del futuro nell’attuale momento storico? Il non sapere il nostro valore, non conoscere il nostro valore. Il compito delle mamme in particolare qual è se non quello di far sapere ai loro figli come sono preziosi? L’amore materno e l’amore paterno insegnano a stimare se stessi e ad avere fiducia in se stessi. Bisogna insomma renderli innamorati del loro futuro, consapevoli che dipende da loro quel che saranno; ci vogliono un grande amore di se stessi, e la cura della propria coscienza e della propria cultura, in modo tale che il ragazzo ami il suo futuro e si renda conto che sarà padre e madre di se stesso. Ci vuole consapevolezza, un aiuto al mondo giovanile perché si renda conto che ha in mano il suo futuro…
Quello che sei rimbomba e dipende da te quello che sarai. Non sono pessimista, io credo che la nuova generazione sia molto migliore di quella di 40, 50, 60 o 90 anni fa. C’è certo molta più libertà di scelte ma c’è anche più libertà di sfida, di ardimento. Ecco, compito di un vescovo è proprio questo, non piagnucolare o lamentarsi sul tempo passato segnalando soltanto il male, ma invece aiutare la generazione adolescente in particolare a capire che c’è una missione per loro, c’è un compito che è stato preparato per loro”.