Beati gli operatori di Pace sarà il tema del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013

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Il comunicato con cui si annuncia il tema della Giornata Mondiale della Pace del 2013 è già di per sé un programma: afferma che il Pontefice vuole incoraggiare “tutti a sentirsi responsabili della costruzione della pace”, spiega che si parlerà di “pienezza e molteplicità del concetto di pace, a partire dall’essere umano”, si porrà l’accento sui “diritti fondamentali” (in primo piano libertà di coscienza, libertà di espressione, libertà religiosa), si  farà  “una riflessione etica su alcune misure che nel mondo si stanno adottando per contenere la crisi economica e finanziaria, l’emergenza educativa, la crisi delle istituzioni e della politica, che è anche – in molti casi – preoccupante crisi della democrazia”.

Si leggono questi temi, e si pensa ad una summa di tutti i temi dei Messaggi per la Giornata Mondiale della Pace precedenti. L’emergenza educativa è stata, per esempio, affrontata nel messaggio 2012, “Educare i giovani alla pace”. Un messaggio che volava alto, ma che era stato calato nella concretezza dal card. Peter Turkson e mons. Mario Toso, numero uno e due del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, quando intervennero in Sala Stampa della Santa Sede per presentare il messaggio. Svolgendo un concetto fondamentale, la “vera rivoluzione” auspicata dal Papa. Ovvero che si devono educare i giovani alla pace, ma che anche ai giovani spetta il compito di educare gli adulti. Diceva La Pira che “i giovani sono come le rondini che annunciano la primavera”. Si parla di crisi della democrazia, e si pensa che nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2012 la parola “democrazia” non vi compariva mai, eppure spiegandolo monsignor Toso la aveva utilizzata più volte.  “I responsabili delle varie istituzioni sociali e culturali – aveva detto – curino le stesse loro istituzioni perché siano educative e giuste, perché la democrazia deve essere giusta per educare. In questo messaggio ci si rifà a quanto già proposto nell’enciclica Pacem in Terris. Vogliamo realizzare davvero una democrazia sostanziale? Vogliamo davvero realizzare nuovo ordine internazionale? Allora dobbiamo educare alla libertà, alla giustizia, alla verità e all’amore. In un contesto di catastrofe umana, e in cui l’educazione è l’emergenza, il Papa invita a lavorare solidamente, con serietà, per ricostruire i pilastri della cultura del nuovo umanesimo”.

Non è un riferimento casuale, quello alla Pacem in Terris. Perché il comunicato con cui viene annunciato il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013 ha un esplicito riferimento al cinquantesimo della Pacem in terris. È in quell’enciclica che Giovanni XXIII auspicò un’autorità mondiale con competenze universale, che si potesse occupare di bene comune. Ed il tema è stato più volte ripreso nelle encicliche “sociali” che hanno seguito (nella Caritas in veritate se ne parlava in diversi punti) e poi nelle riflessioni del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Un testo contestatissimo da più parti, attaccato proprio per quell’autorità a competenze universali che è stata definita come “un grande Leviatano”.

E se il grande Leviatano fosse invece la finanza internazionale? I pronunciamenti di Benedetto XVI sui “falsi dei” della finanza internazionale, i suoi appelli per una risoluzione della crisi economica che è prima di tutto una crisi morale saranno – stando al comunicato – parte del testo del Messaggio per la Giornata Mondiale del 2013. Come ne saranno parte gli appelli sulla libertà religiosa del Papa, sempre più fondati sulla verità, sulla dignità umana e sul diritto internazionale. Meno diplomazia, più diritto: sembra essere questa la linea “diplomatica” portata avanti dal Papa. Una linea che si può evincere anche da una lettura delle nomine dell’ultimo concistoro e anche dalle scelte dello stesso Pontefice (l’ultima, quella di inviare Charles J. Brown, un non diplomatico che ha servito nella Congregazione per la Dottrina della Fede, come nunzio in Irlanda).

Quello della libertà religiosa non è un tema solo “sociale” dei diritti umani, ma riguarda la totalità della persona umana. L’uomo non può essere frammentato, diviso da ciò che crede, perché quello in cui crede ha un impatto sulla sua vita e sulla sua persona. Ha detto Benedetto XVI nel discorso alle Nazioni Unite: “Il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella dimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto – per sua stessa natura, espressione della comunione fra persone – privilegerebbe indubbiamente un approccio individualistico e frammenterebbe l’unità della persona”. Sarà sviluppato anche questo tema nel prossimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace?

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