Napolitano: al Papa mi unisce una schietta amicizia

Sull’ Osservatore Romano uscito in edicola il 12 luglio con la data del 13 c’è una interessante intervista al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Dopo il bellissimo concerto cui hanno assistito insieme a Castelgandolfo, concerto “architetattato” in parte proprio da Napolitano che conosce da tempo Beremboin, la domanda più immediata è:
Da dove nasce questa sua manifesta sintonia con Papa Ratzinger?
“Sono trascorsi sei anni dall’inizio del mio mandato. A maggio è iniziato l’ultimo dei sette previsti. Non esito a confessare che una delle componenti più belle che hanno caratterizzato la mia esperienza è stato proprio il rapporto con Benedetto XVI. Abbiamo scoperto insieme una grande affinità, abbiamo vissuto un sentimento di grande e reciproco rispetto. Ma c’è di più, qualcosa che ha toccato le nostre corde umane. E io per questo gli sono molto grato. Oggi, per esempio, abbiamo trascorso un momento insieme caratterizzato proprio da tanta semplice umanità. Abbiamo passeggiato, parlato come persone che hanno un rapporto di schietta amicizia, con tutta la deferenza che io ho per lui e per il suo altissimo ministero, per la sua altissima missione. Ci sentiamo in un certo senso vicini, anche perché chiamati a governare delle realtà complesse. Il Papa naturalmente, oltre a essere un “capo di Stato”, è anche e soprattutto guida della Chiesa universale. Io mi trovo al vertice delle istituzioni della Repubblica italiana in un momento molto, molto difficile. È necessario far prevalere in qualsiasi contesto delle forti motivazioni di serenità, di pace, di moderazione. Ecco, io sento molto questa mia missione di moderatore: e cosa dire della analoga missione che spetta al Pontefice?
E poi vi unisce anche proprio l’ideale di pace.
Io credo intanto che i continui appelli del Papa alla pace siano accolti e condivisi da tantissima gente in tutto il mondo. Naturalmente le esortazioni alla pace, soprattutto in aree come il Medio Oriente, si scontrano con un certo incancrenimento di conflitti e di contrasti. Come sempre accade quando passano decenni e decenni senza riuscire a trovare una soluzione, c’è qualcosa che poi si trasforma in incrostazione molto dura da sciogliere. Ciascuno di noi fa quello che può e il Pontefice può fare molto con la sua ispirazione, con la costanza della sua azione. Questo è almeno quello che mi auguro.
Come vede il rapporto tra Benedetto XVI e l’Italia?
Non dimenticherò mai il messaggio che ci ha rivolto in occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia: lo porto e lo porterò sempre con me come retaggio del mio mandato presidenziale. Ci si poteva aspettare certo un messaggio cordiale, formale, ma non tanto impegnativo come invece sono state le sue parole e anche il suo giudizio storico. E questo dimostra veramente come in Italia lo Stato e la Chiesa, il popolo della Repubblica e il popolo della Chiesa, siano così profondamente e intimamente uniti.
Fonte: Osservatore Romano- 13 luglio 2012