Si apre la via della beatificazione per l’esorcista di Roma

Si apre domani 13 luglio, alle 12.00 nella Sala della Conciliazione del Vicariato di Roma, l’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità per la causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio padre Candido Amantini, sacerdote passionista. Korazym ha intervistato Paolo Vilotta, postulatore della causa.
Dott. Vilotta, ci può delineare la vita di padre Candido?
Padre Candido Amantini nacque a Bagnolo, in provincia di Grosseto, il 31 gennaio 1914. Fin da piccolo nutrì una devota partecipazione verso l’ambito religioso e fu molto dedito alla vita parrocchiale. Nel ’26 conobbe i Passionisti, entrando subito dopo nel seminario minore e nel 1929 in noviziato. Lì avvenne il suo primo contatto con la santità, tramite il Venerabile Nazareno Santolini, maestro dei novizi, dal quale fu profondamente segnato pur se lo frequentò per brevissimo tempo: Santolini morì infatti agli inizi del 1930. Padre Candido emise la professione solenne nel ’33 e dal ’36 fu alla Scala Santa, a Roma, ricevendo l’ordinazione sacerdotale nel ’37.
Quali erano le sue principali attitudini?
Si distinse per la preparazione culturale, in particolare nello studio e nell’insegnamento delle Sacre Scritture. Nel ’61 abbandonò l’attività didattica, sia per motivi di salute – era sempre stato cagionevole – sia per un cambiamento di rotta nella sua vita. Già negli anni ’50, infatti, frequentava il confratello padre Alessandro Coletti, esorcista nella diocesi di Arezzo, assistendolo negli esorcismi. Nel ’61 divenne padre spirituale alla Scala Santa. Lì esercitava il ministero di confessore e dalla fine degli anni ’60 fino quasi alla morte, avvenuta nel ’92, è ricordato come grande esorcista.
Quali i suoi doni?
Molti testimoni riferiscono che le sue benedizioni erano forti ed efficaci, che era un uomo di preghiera – attività cui dedicava parecchie ore, anche durante la notte –, che era molto devoto nella celebrazione della Messa. Era un padre spirituale, prima che un esorcista. Anzi, non gli piaceva parlare di esorcismi o dei posseduti: non voleva ferire o creare disagio in chi lo ascoltava. Moltissimi affermano poi che aveva il dono del discernimento: capiva subito chi aveva veramente bisogno.
Chi ha richiesto l’apertura dell’Inchiesta?
Attore della causa è la Provincia romana dei Padri Passionisti, intitolata alla Presentazione della Beata Vergine Maria, che promuove la causa e a fine 2010 mi ha nominato postulatore.
Quale l’iter seguito fino ad oggi?
In quanto postulatore, ho consegnato la mia nomina al vescovo diocesano, il cardinale Vallini, perché desse il nulla osta che confermasse attore e postulatore della causa. Poi ho consegnato al tribunale diocesano il “supplice libello”, con il quale si chiede di intraprendere l’iter burocratico necessario perché si possa avviare la causa, cioè l’istanza per l’inizio del processo canonico.
Chi presiede il tribunale?
Il primo presidente è il vescovo diocesano, che nella maggioranza dei casi delega qualcun altro, in questo caso mons. Gianfranco Bella. Dopo che il vescovo ha accolto il “supplice libello”, il tribunale procede con vari passaggi. Il principale è la richiesta, da parte del vescovo, del nulla osta alla Congregazione delle Cause dei Santi, che conduce degli studi interni e passa la domanda agli altri dicasteri vaticani, per le opportune ricerche. Ricevuti i pareri e non essendo emerso nulla, la Congregazione ha dato il nulla osta perché s’introduca la causa di padre Candido. Da quel momento il candidato è detto Servo di Dio.
Cosa accadrà domani?
Domani, 13 luglio, avverrà l’apertura dell’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio padre Candido Amantini e l’instaurazione del tribunale diocesano, che procederà all’escussione, cioè all’interrogatorio dei testimoni, lavoro volto principalmente a raccogliere testimonianze su padre Candido. Si va soprattutto a studiare se ha vissuto le virtù in grado eroico.
Quante persone saranno ascoltate?
Sono previsti circa 35 testimoni, in maggior parte presentati dal postulatore. Si tratta di persone che hanno conosciuto personalmente il Servo di Dio e che devono coprire tutto il periodo della sua vita. Il tribunale può, e in alcuni casi deve, anche chiamare testimoni ex officio.
Cosa è avvenuto il 21 marzo scorso?
Il 21 marzo sono state esumate le spoglie mortali di padre Candido, e dal Verano sono state traslate nella cappella del Crocifisso del santuario pontificio della Scala Santa. Molte volte l’esumazione avviene verso la fine dell’Inchiesta. In questo caso si è compiuta prima per salvaguardare le spoglie e deporle in un posto dignitoso. È un elemento importante per la fama di santità: era infatti richiesto dal popolo di riportare il corpo di padre Candido nella chiesa ove ha trascorso gran parte della sua vita e si è maggiormente caratterizzato il suo ministero. Alla celebrazione eucaristica, presieduta dal Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, monsignor Marcello Bartolucci, v’è stata una larghissima partecipazione di clero e di popolo: oltre la chiesa, tutte le scalinate erano gremite.
Premesso che una causa ha tempi molto lunghi, può accennarci qualcosa dell’iter successivo?
Al momento v’è una commissione che sta lavorando per raccogliere tutta la documentazione storica su padre Candido. Alla fine del lavoro del tribunale e della commissione, si potrà decidere di chiudere l’Inchiesta Diocesana. Gli atti saranno consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi e avrà inizio la “Fase Romana”, che prevede un iter lungo e particolare: accoglienza degli atti, apertura, verifica della validità giuridica, nomina di un relatore che seguirà lo studio degli atti processuali per comporre la “positio super virtutibus”, un dossier che raccoglie tutti gli atti, elaborati secondo una precisa metodologia. La positio verrà studiata da una commissione di teologi che daranno il loro parere, esprimendo un voto sulla figura del Servo di Dio. Se questo sarà positivo, sarà richiesto il parere di un’altra commissione, composta da vescovi e cardinali. Se anche il loro voto sarà favorevole, toccherà infine al Papa dare un giudizio sulla venerabilità.
E riguardo al miracolo?
Ci sono varie testimonianze di grazie ricevute. Se ci dovesse essere un caso particolarmente interessante, anche durante la fase diocesana dell’Inchiesta, è possibile cominciare una Inchiesta Diocesana su un presunto miracolo. Questo potrebbe rendere più veloce il cammino della causa.