Famiglia: la nuova Isee non piace

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Con Francesco Belletti, Gianna Savaris, Roberto Bolzonaro, riconfermati nelle cariche direttive del Forum, è stato approvato  a larghissima maggioranza  dalle 50 associazioni e dai 20 Forum regionali, il lavoro fatto negli ultimi tre anni. Infatti negli scorsi anni il Forum delle Famiglie ha messo a punto una geniale intuizione, il ‘Fattore Famiglia’, un calcolo equo di tassazione che riconosce il costo dei figli, e il tenace lavoro sull’ISEE, sono stati i suoi cavalli di battaglia di tre anni intensi, spesi a tutti i livelli, dai comuni fino a Governo e Parlamento. Ma, mentre il tema fiscale sta andando in porto con l’attuazione di un nuovo meccanismo fiscale, altre sfide attendono il Forum: il lavoro per i giovani per consentire loro di ‘metter su famiglia’ e l’azione culturale, particolarmente sui media. Per affrontarle è necessario proseguire con  la formazione dei quadri associativi e il rafforzamento della rete associativa, per un’azione incisiva e capillare su tutto il territorio italiano. Del Consiglio direttivo sono stati chiamati a far parte (in ordine alfabetico): Lidia Borzì (Acli), Lodovica Carli (Forum Puglia) Maria Gazia Colombo (Agesc), Gianni Fini (Forum della Toscana), Gianmarco Fogliazza (Aibi), Giuseppe Butturini (Ass. Fam. Numerose), Giuseppe Ficini (Mcl), Paola Mancini (Movimento per la vita), Simone Pillon (Forum dell’Umbria), Andrea Speciale (Forum delle Marche) Guido Trincheri (Unione famiglie handicappati). Tesoriere è Ettore Picchi (Coldiretti).


Proprio sulla riforma dell’ISEE il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, ha invitato a vigilare, in quanto potrebbe non rispondere pienamente alle esigenze di tutela nell’accesso alle prestazioni sociali agevolate delle famiglie italiane: “Diamo atto al governo Monti, di voler rendere più efficace l’Isee. Ma la proposta del sottosegretario presenta ancora dei punti non condivisibili: l’Isee non è uno strumento neutro. Già diverse amministrazioni locali, a cominciare dal Comune di Parma (e ora in via sperimentale dal primo luglio in Regione Lombardia), hanno infatti tentato di rendere questo strumento più equo con la famiglia e le sue esigenze. L’aggiunta al calcolo dell’Isee di tutte le somme percepite a titolo di sostegno, come per esempio gli assegni familiari, le indennità di accompagnamento, gli assegni di invalidità, rappresenterebbero, secondo il Forum, un metodo sbagliato, rappresentativo in realtà di un sistema sociale che con una mano dà e si riprende il tutto con l’altra”. Ma su alcune rimodulazioni il Forum esprime alcuni dubbi, per esempio sulla “valutazione del patrimonio immobiliare con i parametri Imu e non più Ici e l’eliminazione della franchigia per la casa di abitazione.

Questo aspetto infatti sarebbe solo parzialmente bilanciato da una riduzione del valore al 75% e da una deduzione dal reddito fino ad un massimo di 7.000 euro”. Infine, ha sottolineato Belletti, la ‘scala di equivalenza’ non terrebbe adeguatamente conto del carico familiare, in modo particolare dei figli e delle situazioni di disabilità: “Per correggere queste misure che rischiano di trasformarsi in un ulteriore peso per le famiglie, abbiamo trasmesso al sottosegretario un documento tecnico contenente alcune proposte correttive per rendere il nuovo Isee capace di affrontare la crisi e garantire l’equità familiare nell’accesso ai servizi, senza penalizzare le famiglie con carichi familiari importanti. Un Isee, dunque che consenta di valutare bene la situazione economica delle famiglie”. Infatti secondo studi dell’associazione dei tributaristi l’introduzione del Fattore famiglia espliciterebbe in maniera più ‘realistica’ della scala Isee, le reali esigenze e più vicino per certi aspetti all’indicatore della povertà assoluta Istat: “Utilizzare scale più penalizzanti per la famiglia rispetto alla scala di povertà assoluta Istat, significa quantomeno dare allo strumento un significato politico negativo verso i nuclei familiari, perdendo al contempo il valore di strumento neutro e strettamente tecnico.

Proporre invece la scala Fattore famiglia è quindi non solo un fatto politico, ma tecnico e di assoluto rilievo. Solo con scale tipo il Fattore famiglia si può andare verso un costo sostenibile dei servizi da parte delle famiglie, altrimenti i servizi stessi saranno abbandonati per soluzioni diverse, a minor impatto economico, magari a scapito della qualità. Senza contare che gli attuali servizi già operanti, se perdono di utenza, perdono di efficienza e quindi aumentano di costo per i comuni, come per esempio per i nidi. E’ questo che vogliamo? Speriamo proprio di no”. In questa battaglia anche la Cisl ha condiviso la battaglia del ‘fattore famiglia’, evidenziando alcuni elementi di criticità quali: “pochi margini di manovra e flessibilità per i Comuni; scala di equivalenza drammaticamente insufficiente a riconoscere il carico familiare ed a coprire le situazioni di disagio; non è prevista una franchigia per i pensionati; manca un coefficiente per la monogenitorialità; le famiglie di disabili a reddito medio saranno penalizzate dal nuovo calcolo; bene la verifica sui consumi/redditi dell’ultimo biennio, che però potrà funzionare solo in presenza di controlli efficaci ed effettivi”.

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