Il Clericalismo culturale
Tutto ciò che non è connesso strettamente con questa missione non è di per sé impossibile, ma non è indispensabile. Molte cose sono importanti, ma non tutte sono rilevanti. Se il clericalismo – di per sé un abuso, ricordiamolo – si fa culturale, è come una malattia che si cronicizza: la malattia è sempre là e ci si abitua alla sua presenza senza la voglia di combatterla. Io credo invece che si debba essere molto vigili su questo clericalismo culturale. Infatti, una volta che esso viene identificato ed isolato, si può cominciare a sperare che certe cose che sembrano normali comincino a sembrare non così normali. In effetti, quale problema ci sarebbe se in alcune congregazioni romane ci fosse una presenza più massiccia di laici preparati? Presenza non in qualità di uscieri, ma anche in ruoli di responsabilità.
So che questo succede: tanto per fare un esempio, il direttore dell’Osservatore Romano è un laico. Ma sarebbe bello succedesse di più in ruoli che non presumono una funzione propria al sacerdote. Sarebbe anche possibile vedere questa presenza laicale come un antidoto al clericalismo, sempre sperando che i laici non siano anche loro clericali, altro male di cui ci dovremo occupare in futuro.
In questo momento mi trovo negli Stati Uniti per lavoro e mi viene molto da riflettere sulla realtà di questo paese, un paese che dal punto di vista cattolico ci offre una prospettiva bifronte, come Giano. Da una parte è stato la vittima dell’episodio storico di clericalismo più devastante degli ultimi decenni, con le coperture degli abusi sui minori che hanno portato sulla bancarotta varie diocesi americane. Dall’altra, però, è un paese che vede la presenza di molti laici come direttori di uffici liturgici o come maestri di coro nelle cattedrali o come portavoce delle diocesi e così via. Come queste due cose possano aver convissuto è materia per studi più approfonditi.
Io credo che, pur essendo un paese di cultura ecclesiastica che tendenzialmente non sarebbe clericale, ne è però, per forza di cose, potenzialmente vittima, perché parte di un sistema. Sono stato per dieci anni Director of Music della chiesa di Santa Susanna, chiesa della comunità americana a Roma il cui cardinal titolare era il Cardinal Law, al tempo vescovo di Boston. Era il tempo in cui la città era uno degli epicentri del problema degli abusi sui minori, ricordo quanto forte fosse la indignazione, che a volte sembrava incontrollabile. I
o credo che lo scandalo sia scoppiato piu’ forte negli Stati Uniti non perché il problema fosse esclusivamente loro (infatti sappiamo che purtroppo tocca tutto il mondo), ma perché quella parte che resiste al clericalismo culturale in quel paese ha fatto sentire la sua voce con forza, una forza che purtroppo viene soffocata in tante culture attanagliate dal problema di cui sopra.
Certo si è dato poi adito a situazioni di esagerazione, ma il problema era, ovviamente, enorme. Credo che un primo passo per una riforma necessaria sia proprio quello di combattere questo clericalismo culturale, che purtroppo è terreno di coltura perfetto per questa piaga così ardua da estirpare.