Anche altri esprimono dubbi sui dati ufficiali Covid-19. Pubblicati FAQ sulle misure del Dpcm del 26.04.2020. Resta il mistero autocertificazione

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Dati Covid-19 comunicati dal Dipartimento della Protezione Civile alle ore 18.00 del 2 maggio 2020

In isolamento domiciliare: 81.796 (+12)
Ricoverati con sintomi: 17.569 (-212)
In terapia intensiva: 1.539 (-39)
Deceduti: 28.710 (+474)

Che il conto non quadra lo diciamo da una vita!

Oggi 474 decessi, 205 in più rispetto a ieri, quando pure contavano 33 morti dei giorni precedenti, calcolati solo successivamente. Si tratta di un dato falsato dalla comunicazione di 282 decessi avvenuti già ad aprile e registrati solo oggi. Il totale delle vittime sale ora a 28.710 da inizio epidemia. Verrebbe da chiedere come fanno i conti al Dipartimento della Protezione Civile e quali parametri usano. Fatto sta che i numeri dei decessi sui quali noi abbiamo sempre posto la nostra lente, creando addirittura un nostro grafico della media giornaliera (che abbiamo battezzato “Sistema tutor”), resta il dato che ora anche altri guardano con attenzione. Guardando il dato dei decessi (che sono persone), si può comprendere meglio l’andamento dei dati del contagio, dati – ripetiamo – che ora anche altri mettono in dubbio.

Media giornaliera dei decessi: 399 (+1)

Indice di trasmissione R+0 sotto lo zero in tutta Italia

I dati Iss e Fondazione Kessler mostrano l’indice di trasmissione R+0 sotto lo zero (che significa che l’epidemia si sa estinguendo) in tutta Italia, dallo 0,19 dell’Umbria e dallo 0,35 della Basilicata fino allo 0,75 dell’Emilia Romagna, allo 0,78 della Puglia, allo 0,84 della Basilicata. Il Lazio segna 0,62, la Lombardia 0,53, il Piemonte 0,75, la Toscana 0,64.

Il video: Indice R+0 regione per regione.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi
[A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]
Numero giorno -Data – Decessi del giorno [*] (Totale decessi) – Media giornaliera dei decessi (arrotondata)

1 – 21.02 – 1 (1) – 1
2 – 22.02 – 1 (2) – 1
3 – 23.02 – 1 (3) – 1
4 – 24.02 – 3 (6) – 1
5 – 25.02 – 1 (7) – 1
6 – 26.02 – 5 (12) – 2
7 – 27.02 – ? (?) – ?
8 – 28.02 – ? (21) – 3
9 – 29.02 – 8 (29) – 3
10 – 01.03 – 5 (34) – 3
11 – 02.03 – ? (?) – ?
12 – 03.03 – ? (79) – 7
13 – 04.03 – 28 (107) – 8
14 – 05.03 – 41 (148) – 11
15 – 06.03 – 49 (197) – 13
16 – 07.03 – 36 (233) – 15
17 – 08.03 – 133 (366) – 22
18 – 09.03 – 97 (463) – 26
19 – 10.03 – 168 (631) – 33
20 – 11.03 – 196 (827) – 41
21 – 12.03 – 189 (1.016) – 48
22 – 13.03 – 250 (1.266) – 58
23 – 14.03 – 175 (1.441) – 63
24 – 15.03 – 368 (1.809) – 75
25 – 16.03 – 349 (2.158) – 86
26 – 17.03 – 345 (2.503) – 96
27 – 18.03 – 475 (2.978) – 110
28 – 19.03 – 427 (3.405) – 122
29 – 20.03 – 627 (4.032) – 139
30 – 21.03 – 793 (4.825) – 161
31 – 22.03 – 650 (5.475) – 177
32 – 23.03 – 602 (6.077) – 189
33 – 24.03 – 743 (6.820) – 207
34 – 25.03 – 683 (7.503) – 221
35 – 26.03 – 662 (8.165) – 233
36 – 27.03 – 969 (9.134) – 254
37 – 28.03 – 889 (10.023) – 271
38 – 29.03 – 756 (10.779) – 284
39 – 30.03 – 818 (11.597) – 297
40 – 31.03 – 831 (12.428) – 311
41 – 01.04 – 727 (13.155) – 321
42 – 02.04 – 760 (13.915) – 331
43 – 03.04 – 766 (14.681) – 341
44 – 04.04 – 681 (15.362) – 349
45 – 05.04 – 525 (15.887) – 353
46 – 06.04 – 636 (16.523) – 359
47 – 07.04 – 604 (17.127) – 364
48 – 08.04 – 542 (17.669) – 368
49 – 09.04 – 610 (18.279) – 373
50 – 10.04 – 570 (18.849) – 377
51 – 11.04 – 619 (19.468) – 382
52 – 12.04 – 431 (19.899) – 383
53 – 13.04 – 566 (20.465) – 386
54 – 14.04 – 602 (21.067) – 390
55 – 15.04 – 578 (21.645) – 394
56 – 16.04 – 525 (22.170) – 396
57 – 17.04 – 575 (22.745) – 399
58 – 18.04 – 482 (23.227) – 400
59 – 19.04 – 433 (23.660) – 401
60 – 20.04 – 454 (24.114) – 402
61 – 21.04 – 534 (24.648) – 404
62 – 22.04 – 437 (25.085) – 405
63 – 23.04 – 464 (25.549) – 406
64 – 24.04 – 420 (25.969) – 406
65 – 25.04 – 415 (26.384) – 406
66 – 26.04 – 260 (26.644) – 404
67 – 27.04 – 333 (26.977) – 403
68 – 28.04 – 282 (27.359) – 402
69 – 29.04 – 323 (27.682) – 401
70 – 30.04 – 285 (27.967) – 400
71 – 01.05 – 269 (28.236) – 398
72 – 02.05 – 474 (28.710) – 399

[*] Dati forniti dal Dipartimento della Protezione Civile.
[?] Dati non forniti dal Dipartimento della Protezione Civile (invece, nei totali complessivi sono inclusi i dati dei decessi mancanti).

Dal 14 aprile fino ad oggi il nostro grafico oscilla tra la media giornaliera di 390 e 406. Il dato (che sono persone) oscilla in questa forbice, ma non scende definitivamente. Questo preoccupa, perché non possiamo dire che il trend sia in calo, ma ci indica che il plateau si sta prolungando più del previsto. Questo ci dice che il virus è più vivo che mai e più pericoloso che mai. Attenzione alla seconda ondata, come la seconda ondata della spagnola ha fatto più vittime della prima, molte più vittime.

Il caso Alzano Lombardo
Pagine Facebook di Report, 1̊ maggio 2020

I carabinieri del Nas, nell’ambito di un’inchiesta della procura di Bergamo, mercoledì sono stati in Regione Lombardia, negli uffici dell’assessorato al Welfare. I militari avrebbero acquisito documenti sulla chiusura e riapertura del pronto soccorso di Alzano del 23 febbraio scorso. Lo scrive oggi Il fatto quotidiano. L’Eco di Bergamo aggiunge che sarebbero stati acquisiti anche atti sulle Rsa bergamasche.

Clip dall”inchiesta “La zona grigia” di Giorgio Mottola, Report del 6 aprile 2020.

FAQ di Palazzo Chigi, 2 maggio 2020

Posso spostarmi per far visita a qualcuno?
Sono consentiti gli spostamenti per incontrare esclusivamente i propri congiunti (vedi faq successiva), che devono considerarsi tra gli spostamenti giustificati per necessità. È comunque fortemente raccomandato limitare al massimo gli incontri con persone non conviventi, poiché questo aumenta il rischio di contagio. In occasione di questi incontri devono essere rispettati: il divieto di assembramento, il distanziamento interpersonale di almeno un metro e l’obbligo di usare le mascherine per la protezione delle vie respiratorie.

Chi sono i congiunti con cui è consentito incontrarsi, secondo l’articolo 1, comma 1, lettera a), del Dpcm del 26 aprile 2020?L’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile.
Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).

Le risposte che si attendevano dal Governo: QUI, con l’eccezione della questione dell’autocertificazione.

Infatti, nelle FQ di Palazzo Chigi del 2 maggio non si parla della famigerata autocertificazione e sul sito del Ministero dell’interno si trova ancora – al momento che scriviamo (ore 19.00) – il vecchio modulo. Intanto, diversi siti hanno pubblicato un loro facsimile, di cui faccio seguire un esempio (però, NON è un modulo ufficiale):

Quindi, alla “collezione” delle autocertificazioni dell’emergenza coronavirus, sembra che – al momento – non si aggiungerebbe un’altra. Per intenderci, sembra che un nuovo modulo vero e proprio non arriverà (ma staremo a vedere). Sembra che alla fine il Governo ha preferito la strada della conferma dell’ultima versione, aggiungendo semplicemente nello spazio destinato alle dichiarazioni (“a questo riguardo dichiara che…”) che lo spostamento è motivato da una “visita a un congiunto”, senza indicare assolutamente il nome della persona che si va a trovare. Anche se non si capisce come e in che modo si costituisce un “rapporto stabile”. Rimarrà in ogni caso anonimo il nome del congiunto da scrivere sull’autocertificazione, in sostanza non occorre assolutamente indicare la persona che si va a trovare.

Coronavirus, come si calcola l’indice di contagio R+0 da cui dipenderà quando potremo tornare a uscire
Dipende da quante persone al giorno incontra un individuo malato, da quanto resta contagioso e «dalla probabilità di trasmissione dell’infezione per singolo contatto»
di Elena Tebano
Corriere.it, 2 maggio 2020

Il governo ha stabilito che il valore dell’ormai famigerato R+0 del coronavirus, cioè l’indice di trasmissione, è uno dei criteri da cui dipende la possibilità di allentare le chiusure e i divieti di spostamento. Deve scendere sotto 0,2, attualmente sarebbe poco meno di uno. Ma come si calcola? Lo spiega su Scienza in rete Stefania Salmaso, epidemiologa ed esperta di statistica medica che ha lavorato a lungo all’Istituto Superiore di Sanità (oggi è un’esperta indipendente). Il tasso di trasmissione, o più precisamente, l’indice di riproduzione, R+0, è il valore che descrive come si diffonde la malattia in condizioni «perfette»: quando nessuno è ancora immune e non sono state prese misure come il distanziamento fisico per ridurre i contagi. Come abbiamo scritto più volte, se l’R+0 è maggiore di uno si ha un’epidemia, se è minore di uno (cioè ogni malato contagia meno di una persona), l’epidemia si estingue.
L’indice di riproduzione dipende da quante persone al giorno incontra un individuo malato e contagioso, quanto a lungo rimane tale e «dalla probabilità di trasmissione dell’infezione per singolo contatto — scrive Salmaso —. Tutte queste quantità sono difficili da osservare direttamente e in genere ci si basa su stime, sotto diverse assunzioni, che vengono utilizzate per costruire modelli matematici a loro volta più o meno rispondenti al vero a seconda appunto della bontà delle assunzioni». Detto altrimenti, soprattutto quando si ha un virus nuovo come Sars-CoV-2, l’R+0 non è mai un dato certo, ma il frutto di valutazioni e calcoli sulla base delle conoscenze disponibili (perennemente in evoluzione). «R+0 viene sovente stimato retrospettivamente in modo empirico, ossia osservando la velocità di crescita del numero totale dei casi giorno dopo giorno. Sapendo la data di insorgenza dei sintomi, il tempo di incubazione e l’intervallo di tempo tra la comparsa dei sintomi nel caso primario e la comparsa dei sintomi nei casi secondari (detto tempo seriale) è possibile ricostruire le diverse generazioni di casi e stimare l’indice di riproduzione» chiarisce ancora Salmaso.
«Nell’attuale pandemia, R+0 è stato stimato all’inizio, ad esempio in Lombardia, con un valore pari a 2,6» che è piuttosto alto. L’isolamento generalizzato e il distanziamento fisico sono stati introdotti proprio per abbassarlo «dando per scontato che molte infezioni non vengono riconosciute e si possono propagare in modo silente». Il problema però è che tuttora non conosciamo con certezza tutta una serie di dati che servono a stimare con precisione R+0, a cominciare dalla data di insorgenza dei sintomi per la maggior parte dei malati ufficiali (cioè tamponati). «Quando manca la data di inizio dei sintomi, viene usata la data dell’accertamento virologico dell’infezione. Se gli accertamenti fossero fatti tutti alla stessa distanza dall’inizio dei sintomi, usare una data o l’altra non farebbe grande differenza per riconoscere le diverse generazioni di contagi, ma in realtà sappiamo che il sistema di accertamento è andato in affanno in molte aree del Paese e i tamponi sono stati effettuati come si poteva, quando si poteva». Non solo: l’indice di riproduzione generale è «una stima di intensità di trasmissione nella popolazione generale in cui si assume che tutti abbiano le stesse probabilità di contrarre l’infezione».
Ma in realtà oggi non è così: chi sta a casa da solo, rispettando i divieti, ha una probabilità molto più bassa di coloro che convivono con un positivo accertato, oppure di un lavoratore di strutture sanitarie come le Rsa dove ci sono già state infezioni accertate. «Anche qui, nella conta quotidiana dei casi diagnosticati, sembra importante sapere quanti di questi siano associati a un medesimo focolaio di contagi — dice Salmaso —. Perché in quel caso la trasmissione non è riferibile alla popolazione generale, bensì ad un contesto circoscritto». Per questo, ancora una volta serve più chiarezza nei dati: sapere dove e quando si sono contagiati i nuovi ammalati permette di capire meglio il tasso di riproduzione reale (e specifico) di Covid-19. Invece finora la cosiddetta «sorveglianza epidemiologica», con le Regioni che sono andate in ordine sparso su test, tracciamenti dei contatti e registrazione dei casi, ha lasciato molto a desiderare. Senza dati adeguati però è impossibile affrontare l’epidemia. Soprattutto se da quei dati dipende la possibilità di allentare l’isolamento in cui viviamo da quasi due mesi.

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