L’ Austria e i 100 anni del riconoscimento dell’Islam

Cosa succede in Austria, il Paese che il beato Giovanni XXII – si dice – ha definito “una isola di beati”? Le notizie riguardo i preti ribelli continuano. E si aggiunge ai tanti altri problemi della Chiesa cattolica in Austria la vicenda di un sacerdote che pochi giorni fa è andato a predicare in una moschea nei dintorni di Vienna, mentre l’imam della medesima comunità parlava alla comunità parrocchiale del parroco. Un nuovo scandalo austriaco sotto gli occhi del cardinale Schoenborn? Senza dubbio questa avvenimento ha tutto per essere considerato una notizia. Ma è una notizia solo se ci si dimentica che proprio quest’anno l’Austria celebra 100 anni dal riconoscimento della religione islamica da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe I – accadde nel 1912, pochi anni prima della I guerra mondiale. L’ imperatore cattolicissimo – tutt’altro che un modernista o un uomo perduto nel relativismo, come si direbbe oggi – concesse ai musulmani del suo impero tutte le libertà e privilegi. Questo non solo perché, dopo l’occupazione e l’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina, c’era una gran parte di musulmani nel suo regno, ma anche perché i musulmani che erano devotissimi e fedelissimi all’imperatore.
Questa loro fedeltà si mostrò specialmente durante la I guerra mondiale: accanto a preti cattolici ed ortodossi ed ai parrochi protestanti e ai rabbini c’erano anche sempre gli imam per la cura pastorale dei soldati musulmani. Inoltre era prescritto di osservare tutte le regole riguardanti gli alimenti e le preghiere quotidiane che corrispondevano alle esigenze del Corano per i soldati islamici. Per farla breve: finora era forse nota la fedeltà e la devozione della maggioranza degli ebrei austriaci- ungheresi verso la casa Asburgo (pensiamo a Joseph Roth, Stefan Zweig ed altri.), ma non fu minore la simpatia di cui godeva l’imperatore austriaco da parte della comunità islamica. E l’ultima occasione in cui è stata provata questa simpatia è stata la preghiera che il capo della comunità islamica della Bosnia recitava avanti alla salma di Otto von Habsburg all’interno della famosa chiesa dei Cappuccini a Vienna È questa l’eredità storica di una convivenza pacifica tra le tre religioni monoteiste, che quest’anno l’Austria non solo ricorda, ma anche festeggia.
In questo contesto il cardinale Schoenborn pochi giorni fa ha lanciato un appello alla società austriaca perché questa sua buona tradizione si ravvivi, anche se oggi viviamo sotto condizioni differenti di allora, e diventi un modello di convivenza per la società europea. Ed è in questo contesto che il parroco Martin Rupprecht in qualità di responsabile per il dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Vienna, ha persino plaudito a questo gesto simbolico.
L’Austria odierna conta una comunità islamica piccola e di poca rilevanza pubblica. Finora il numero dei Musulmani in Austria corrispondeva al numero dei protestanti. Ma, dato che le confessioni cristiani in genere negli ultimi 20 anni hanno perduto una vera folla di fedeli, si può notare che oggi in Austria solo il 5 per cento del 75% dei cristiani (il 70 per cento di questi è cattolico) è praticante. E questo numero corrisponde al numero attuale dei musulmani in Austria. La convivenza finora è buona, ma viene minacciata sia dal partito populista della destra FPÖ sotto Hans Christian Strache – che osa sfruttare simboli cristiani per la sua ideologia – sia da piccoli gruppi di fanatici islamici che sfruttano di parte loro questo “odio cristiano” per la loro ideologia. È quindi diventato importante per la chiesa ma anche per la società austriaca ricordarsi non solo della sua storia pacifica, ma ancor di più della sua responsabilità di dare il suo contributo a una convivenza umana pacifica e quindi veramente cristiana.
Considerando quindi il contesto attuale e storico, questo gesto di scambio tra il parroco e l’imam dovrebbe essere valutato con molta riservatezza e comprensione. Ha tutte le caratteristiche per essere una storia da raccontare. Ma non è la storia di uno scandalo presunto, bensì una storia di benevolenza ed apertura. Sempre nello spirito del Vangelo – spirito cattolico nel più stretto senso della Parola.