L’Italia tra europei, fisco e fede

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Anche questa edizione dei Campionati Europei si è conclusa… con una netta vittoria delle ‘furie rosse’ ai danni della nazionale italiana: un trittico d’oro per gli spagnoli in quattro anni! Ma è opportuno sottolineare alcune cose, cominciando proprio Balotelli, che è stato al centro di interminabili discussioni per il suo colore della pelle, anche se non è l’unico straniero ‘naturalizzato’ nella Nazionale di calcio. Infatti gli italiani si sono divisi su questa questione, cioè se veramente doveva rappresentare il colore azzurro piuttosto che se sapeva giocare. Dilemma che ha tenuto incollati molti italiani, specialmente su Facebook. Purtroppo è questo lo spirito che aleggia nel nostro Paese! Comunque con vedute larghe si può affermare che anche gli stranieri della ‘G2’ (seconda generazione) partecipano alla costruzione del futuro dell’Italia. A questa notizia si è aggiunta un’altra notizia positiva riguardante il commissario tecnico Cesare Prandelli, che in questi campionati europei, dopo la vittoria contro l’Irlanda (ma il risultato forse non conta), ha compiuto un pellegrinaggio notturno di 21 km a piedi  al ‘santuario della Divina Misericordia’.

Chi conosce la storia e le scelte personali di Cesare Prandelli avrà probabilmente avanzato qualche ipotesi, però è da apprezzare questo pellegrinaggio a piedi, comunitario, verso un luogo di fede della Polonia cattolica. Anche perché la scelta del ‘mister’ è la storia di un amore per sua moglie Manuela Caffi, che dapprima è passato attraverso un  dolore per aprirsi di nuovo alla vita: “Fino alle dieci della domenica era lucidissima. Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L’abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo. I medici della terapia del dolore, che lei chiamava i suoi angeli, ci hanno spiegato che i malati terminali perdono per ultimo il senso dell’udito, ma riconoscono solamente le voci dei familiari, quelle degli estranei si trasformano in un rumore metallico. Porto dentro di me le sue ultime parole. Ma non riesco a dirle, a farle uscire. E’ troppo dura”. Però Cesare Prandelli è anche l’uomo che ha introdotto un nuovo codice etico nella Nazionale, mettendo a punto ciò che aveva scritto nel libro ‘Il calcio fa bene’, alcuni anni fa:

“Naturalmente tutti vogliono vincere, magari  durante la partita nascono forti contrasti con gli avversari perché non ci sta a perdere, però quando l’arbitro fischia la fine dovrebbe esserci un abbraccio. Purtroppo nel calcio  di oggi questo non accade. Ecco perché dobbiamo fare in modo che  torni a essere passione e divertimento come ai tempi dell’oratorio. Genitori, allenatori, dirigenti sportivi occorre lavorare tutti insieme per liberare questo nobile sport dalla tensioni, dalle forzature. Lasciamo  che emergano l’aspetto culturale del calcio, la sua straordinaria capacità di favorire l’aggregazione sociale. Servirà a tutti i ragazzi, agli addetti ai lavori, ai genitori. E ai tifosi e ai calciatori… Il nuovo calcio, lo sport pulito, bello appassionato che ho conosciuto e praticato riparte dalla cultura calcistica. Ho riflettuto su questo insieme ai dirigenti federali e alla fine mi sono sentito in dovere di introdurre il codice etico per i giocatori della Nazionale. In una società normale,  parlo di società civile, non ce ne sarebbe bisogno. Per come sono fatto, è stata una scelta naturale.  Chi arriva in nazionale, chi rappresenta l’Italia, chi indossa la maglia azzurra, ha il compito di mantenere lo stesso  tipo di stile, di comportamento di immagine anche nel suo club.

Se un giocatore della Nazionale si comporta in maniera sbagliata deve sapere che non sarà convocato.  Le regole sono necessarie, indispensabili. Il codice etico in un Paese normale, in una squadra normale esiste da sempre. Forse noi, nel tempo, lo avevamo perso ed era giusto recuperarlo”. Ed eccoci al terzo punto: l’eticità di fronte al ‘calcioscommesse’ ed al ‘mercato’ dei calciatori, che si aprirà in settimana. Per questo è stato costituito un tavolo tra il direttore delle Entrate, Attilio Befera e i presidenti della Lega Maurizio Beretta e della Federcalcio, Giancarlo Abete per affrontare il nodo della tassazione Iva per le compartecipazioni dei calciatori. Il tema è certamente ‘tecnico’ ma, tradotto in pratica, risulta di grande rilevanza economica, visti gli importi milionari delle cessioni sui quali si applica un’Iva che è ora del 21% (e presto salirà al 23%). Le modalità di applicazione della normativa fiscale per l’acquisto dei giocatori sono da sempre un capitolo complicato. Molte sono le ‘voci’ che compongono il costo finale; ed a complicare il quadro c’è anche il meccanismo di ‘cessione in compartecipazione’.

 

Il nodo tecnico è più complesso: nella realtà quella che viene raccontata come la cessione a metà di un calciatore è la sintesi di una vendita al 100% con il diritto di partecipare per il 50% del valore della cessione agli ulteriori effetti patrimoniali dovuti alla titolarità del contratto (in pratica al valore della vendita successiva). Di sicuro per le società di calcio è probabile che in futuro le nuove modalità non siano a ‘costo zero’, ma comportano un aggravio d’imposizione. E’ già da alcuni anni che il fisco e il mondo del calcio sono impegnati a garantire e rafforzare l’attività di controllo fiscale delle società e la regolarità dei campionati calcistici. Un protocollo, che prevede uno scambio di informazioni, è stato firmato tra Agenzia delle Entrate e Figc lo scorso dicembre e prevede che la federazione comunichi l’elenco delle società sportive professionistiche, completo di denominazione societaria e codice fiscale.

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