Il Papa non lavora per far piacere ai giornali
Dopo più di sette anni di pontificato di Benedetto XVI forse solo ora sta accadendo il vero passaggio da un Papa ad un altro. I quasi 27 anni di pontificato di Giovanni Paolo II hanno rivoluzionato molte cose nella Chiesa cattolica e ovviamente nella Curia Romana. Ma, come per tutti i pontificati lunghi, hanno creato anche delle “incrostazioni”, delle abitudini che sembravano essere l’unico modo di gestire la vita della Curia e della Santa Sede. Il bello della Chiesa cattolica però è che non c’è un modo unico di fare, non c’è una specie di linea politica di regime per guidare la Chiesa. Ogni pontefice porta il suo stile, il suo pensiero, la sua personalità. Sia i Papi santi che quelli che non sono saliti agli onori degli altari sono, per i credenti, ispirati nel loro operato dallo Spirto Santo. Certo sono uomini e come tali sbagliano, o magari non sono sempre aperti al soffio dello Spirito. Ma ovviamente non operano per “piacere alla opinione pubblica”, perché non devono essere votati, eletti, o sostenuti al potere da lobbies e potentati. Un Papa lo è per tutta la vita. E di certo non ha nessun senso dire: che si dimetta perché in Curia qualcosa non va.
E non ha nemmeno senso cercare di condizionarne l’operato attraverso i media o le pressioni dell’ opinione pubblica. Semmai sono i Papi e i loro collaboratori che dovrebbero cercare di agire in modo formativo ed informativo sulla opinione pubblica. Intanto si continuano a leggere fantasiosi articoli su quelle che sarebbero le opinioni del Papa. Ora reputo davvero improbabile che Benedetto XVI abbia rivelato ai giornalisti piuttosto che al suo Segretario di Stato quali siano i suoi progetti, mentre mi pare più realistico che ci siano diversi personaggi che cercano di togliere autorità al Papa spargendo voci senza controllo per “influenzare” i colleghi a caccia di scoop. Per fortuna molta stampa sa ancora distinguere i fatti dalla chiacchiere. Ma certo da parte della Santa Sede ci si è resi conto che la comunicazione verso l’esterno è decisamente fuori controllo. La decisione di chiamare un esterno, se pure di esperienza e membro dell’Opus Dei con un profilo simile a quello di Navarro Valls, fa capire che dall’ Appartamento si cerca da tempo una soluzione comunicativa, una strategia per rendere il pontificato più amato dai media. Greg Burke, poco più di 50 anni corrispondente del canale conservatore Fox a Roma che ruolo avrà in effetti? Lo dobbiamo ancora capire. Nelle sue primissime interviste ha spiegato il suo ruolo accostandolo ad uno simile della Casa Bianca.
Certo Burke sa bene che la Santa Sede è una istituzione totalmente diversa. Proprio perché non cerca consensi elettorali ma la verità. E c’è da ricordare che l’opinione pubblica sembra sia molto più vicina al Papa di quanto non vogliano farci credere alcuni opinionisti. Il ruolo del media advisor allora sarebbe solo quello di insegnare ai cardinali come si gestisce l’opinione pubblica? Gli attacchi ormai quotidiani e violenti al Segretario di Stato sono attacchi al Papa mascherati di alcune parti del mondo laico ed ecclesiale che mal digerisce la linearità di Benedetto XVI. All’inizio del mandato del cardinale Bretone anche io avevo qualche riserva sul suo modo di gestire la Segreteria di Stato. Troppi viaggi e poco lavoro d’ufficio, troppa esposizione mediatica e poco lavoro diplomatico in senso classico, e magari un modo troppo sbrigativo di fare alcune nomine. Opinioni sul metodo che si possono discutere anche accademicamente, e che anzi, potendo, discuterei proprio con il cardinale. Ma oggi credo che ogni cristiano dovrebbe difendere il lavoro del cardinale che ha dimostrato fedeltà al Papa e alla sua missione al di là di ogni aspettativa.
I media sono importanti, fondamentali nel mondo moderno, ma la Chiesa non vive in una sola epoca, in una temporalità caduca. La Chiesa guarda oltre, vede sui tempi lunghi e la rivoluzione Ratzinger non è miope come i giornali. Benedetto XVI e i collaboratori di cui si fida, lavorano su un progetto che di cui saremo in grado di giudicare l’efficacia tra 50 anni. Ciò non toglie che si debba fare qualcosa oggi. Si dovrebbe cominciare dai direttori dei giornali che chiedono ogni giorno di stupire i lettori invece di informarli, e dai giornalisti che dovrebbero imparare a dire qualche no. Certo a prezzo della gloria personale. Intanto il Papa sta lavorando con i suoi collaboratori e dimostra di volersi consultare con tutti i cardinali che hanno esperienza di vari settori. Un laico che possa portare la voce della strada sicuramente è utile nelle comunicazioni. Le opinioni in Curia sono tante, ognuno ha un suo modello, una sua visione e seguire ogni spiffero non vuol dire sapere che cosa diciderà il Papa.
Tanto è vero che la notizia dell’ arrivo di Burke è stata conservata gelosamente fino ad oggi e a rivelarla non è stato uno dei soliti “ben informati” ma una agenzia statunitense. Forse davvero i corvi hanno smesso di svolazzare?