Non dimentichiamo di chiederci sempre dov’è la verità, quella umana e quella eterna

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“Vergognoso attacco a noi cattolici. Vogliono pure toglierci la fede”: questo è il sentimento che si respira tra persone con una fede profonda. Che vanno oltre i singoli episodi, decreti civili ed ecclesiastici, misure per la sicurezza sanitaria. E ci intravedono l’occasione propizia per chi vuole toglierci diritti e fede.

“A un sacerdote esterrefatto per quanto accaduto a un confratello nella diocesi di Cremona ho detto: deve essere difeso il principio che a nessuna autorità è consentito di interrompere la messa. Se il celebrante è reo di qualche infrazione sia ripreso dopo, non durante!” (Cardinale Angelo Becciu – Twitter, 21 aprile 2020).

Il fatto: il sacerdote non interrompe la messa all’arrivo dei carabinieri: “È abuso di potere”

Il carabiniere gli porge il telefono spiegando che c’è il Sindaco che vuole parlargli, ma Don Lino Viola non si scompone, anzi: “Ora non posso, stiamo pregando. Questo è abuso di potere”. Domenica mattina a Gallignano, frazione di Soncino (Cremona), i carabinieri hanno cercato di interrompere la Santa Messa in corso nella chiesa di San Pietro Apostolo: una quindicina i presenti, tutti multati perché non hanno rispettato le norme anti-coronavirus. Ma, come si vede nel video girato da uno dei fedeli e andato virale nel web e nei social, il parroco non ha voluto interrompere la celebrazione del funerale, nonostante il carabiniere sia arrivato fin sull’altare per chiedergli di farlo.
“È rispetto questo? Un carabiniere che interrompe una Messa arrivando sull’altare? In una chiesa di 350 metri quadrati con dentro 13 persone di cui 6 che piangono un defunto? Dove siamo, nella Russia sovietica?”. I carabinieri gli hanno contestato una violazione del DPCM in materia di emergenza sanitaria stilando un verbale che gli costerà 280 euro. Ma il sacerdote non ci sta: «Per adesso non pago. Prima scriverò al prefetto perché le modalità usate dai carabinieri sono inaccettabili e si deve sapere. Tra l’altro è già tutto sul web, i fedeli sono scossi”.

Il video.

La posizione della Diocesi di Cremona

“Riguardo alla vicenda pur consapevole dell’intima sofferenza e del profondo disagio di tanti presbiteri e fedeli per la forzata e prolungata privazione dell’Eucaristia, dalla Diocesi hanno detto di dover sottolineare con dispiacere che il comportamento del parroco è in contraddizione con le norme civili e le indicazioni canoniche che ormai da diverse settimane condizionano la vita liturgica e sacramentale della Chiesa in Italia e della Chiesa cremonese. La Diocesi sente il dovere di ringraziare tutti i presbiteri cremonesi che in questo difficile periodo hanno saputo esprimere un profondo senso di comunione e di appartenenza ecclesiale anche attraverso il rigoroso e puntuale rispetto dell’attuale normativa, consapevoli della responsabilità che la Chiesa ha nei confronti della società civile e della salute dei nostri concittadini. Questo lungo periodo emergenziale ha visto presbiteri e fedeli accomunati nella intelligente e appassionata ricerca di tutti quei mezzi e strumenti che hanno in qualche modo supplito alla dolorosa mancanza della vita liturgica e pastorale ordinaria delle nostre comunità. La Chiesa Cremonese guarda con ponderata fiducia ma soprattutto con sapienza evangelica al tempo in cui ci sarà dato modo di riprendere con gradualità e prudenza le celebrazioni comunitarie e le altre forme di vita pastorale delle nostre comunità e condivide in spirito di comunione lo sforzo della Conferenza Episcopale Italiana per comprendere, d’intesa con l’autorità pubblica, quali saranno i prossimi passi che la Provvidenza ci chiamerà a fare”.

Nei confronti dei due membri della Polizia Locale di Cerveteri, in relazione all’episodio domenica 15 marzo nella parrocchia di San Francesco a Marina di Cerveteri in provincia di Roma, diocesi di Porto Santa Rufina è stata indirizzata una lettera al Sindaco di Cerveteri e al Segretario comunale, per spronarli a prendere un’iniziativa disciplinare e giudiziaria, a cura dell’avvocato di Marsala, Vito Passalacqua.
Domenica 15 marzo il parroco celebrava la Santa Messa senza concorso di fedeli, in piena ottemperanza al DPCM dell’11 marzo 2020. La Chiesa era vuota e la celebrazione veniva trasmessa in streaming. Nel corso della funzione uno sparuto gruppo di fedeli era in ginocchio sul sagrato esterno, in attesa che si concludesse la Santa Messa celebrata senza popolo dal solo sacerdote secondo le prescrizioni della CEI, aspettando l’apertura della chiesa ai fedeli per la preghiera personale e mantenendosi a distanza di sicurezza conformemente al DPCM. Mentre era in corso la celebrazione è intervenuta una volante della polizia locale. Due agenti, senza alcun rispetto per il luogo di culto e col berretto in testa hanno fatto irruzione nell’edificio sacro, interrompendo la Santa Messa nel momento più solenne, sono saliti sull’altare, ponendosi dietro lo stesso e dando le spalle al tabernacolo, si sono impossessati del microfono e hanno intimato l’immediata sospensione della funzione costringendo quei pochi fedeli che si trovavano fuori sul sagrato ad allontanarsi.
L’esempio dell’avvocato Passalacqua potrebbe essere seguito presto da altri suoi colleghi, visto il moltiplicarsi di episodi analoghi in tutta Italia. Della vicenda avrebbe dovuto occuparsi la Diocesi di Porto Santa Rufina, la Conferenza Episcopale Italiana e la Nunziatura Apostolica in Italia (quindi, la Segreteria di Stato e il Sommo Pontefice). Ma se non si muovono i laici, ormai…

Chiesa e sicurezza. Misure semplici e sicure applicate in Polonia.

L’intervento di Don Paolo Tonghini, collaboratore parrocchiale nelle Parrocchie di Scandolara Ravara, Motta Baluffi, San Martino del Lago e Cingia de’ Botti su Facebook

“Dopo una giusta riflessione e con sguardo obiettivo, ponderando bene la situazione , riguardo al caso don Lino Viola della nostra Diocesi cremonese, mi sento in dovere di dissentire con chi gli è andato contro,…dissento sicuramente con l’arroganza e la veemenza dell’intrusione delle forze dell’ordine, robe e scene da dittature comuniste, vedi Cina in primis, tanto decantata anche dai nostri falsi e inadeguati politici,… dissento da chi ha fatto la ‘spia’, perché qualcuno avrà mandato quei carabinieri, la soffiata c’è stata sicuramente, magari cattolici benpensanti e praticanti zelanti pure, che in mancanza di Eucaristia si attaccano a tutto,… dissento pure dalla nota emanata tempestivamente dal Servizio Stampa della Diocesi cremonese, emanata più per ragione pilatesca che per ragioni pastorali e nemmeno per fraternità sacerdotale, facendo risaltare così i presbiteri ‘fidi’ del governo…occorre buon senso e fraternità: si poteva riprendere il confratello in via personale, con una telefonata o mail o pensiero scritto indirizzato a lui invece che metterlo ‘sulla gogna’.
Questo fatto ci fa capire ancora una volta che la Chiesa, almeno italiana, non è stata in questa emergenza umanitaria una voce alternativa o profetica , ma semmai una voce comodamente piegata al potere che ben poco ha da condividere con lo stile apostolico di ‘parresia’. Mi pare che i nostri Vescovi siano più attenti a non infrangere le limitazioni in corso, che a farsi prossimi al nostro popolo. Quante lettere o video messaggi in questo periodo ci sono stati dai nostri pastori che hanno il sentore di tante chiacchiere, ma nulla di sostanza, tanta teoria, ma per nulla utile alla nostra santificazione personale e comunitaria.
Meglio il silenzio meditativo e contemplativo, piuttosto che tante chiacchiere vaneggianti e pavoneggianti. Anche in questo caso di Don Lino era meglio il silenzio (che tra l’altro per altre uscite sacerdotali c’è stato eccome…il grande silenzio!!!), sarebbe stata scelta più nobile e sicuramente più autentica ed evangelica…
Del resto don Lino ha ammesso la sua ‘debolezza’ nel non mandare fuori la gente in più,…e tutti avevano i presidi sanitari necessari. Bisogna comprendere la sua onestà intellettuale e razionale, non c’è stata invece questa comprensione da parte dell’autorità civile e militare e nemmeno da quella ecclesiastica…
Concludo: è più importante il Sabato o l’uomo…il Sabato è stato fatto per l’uomo o il contrario, come ci dice bene il Vangelo ….è più importante la legge, fatta da uomini, oppure l’uomo, per cui le leggi sono state fatte. Riguardo al sabato, Gesù afferma che neppure una istituzione divina come quella del riposo sabbatico ha un valore assoluto e che essa deve cedere davanti alla necessità e alla carità.
E qui di carità fraterna si tratta!!!!!”.

L’intervento di Enrico Davide Gavello su Facebook

“Sono annichilito e disgustato!! Non è accettabile una cosa del genere, ma inaccettabili sono i modi con cui le forze dell’ordine sono intervenuti in un luogo Consacrato e durante la celebrazione de una Messa! È scandaloso! Ho visto un video qualche giorno fa dove si vede un gruppo di spacciatori (extra-comunitari combinazione) che in barba al DPCM, se ne stavano tranquillamente in una Piazzetta a Napoli con le forze dell’Ordine ferme senza dire nulla. Ad un certo punto uno di queste Risorse… si è completamente denudato senza che nessuno lo arrestasse, assieme a tutti gli altri che stavano li assembrati e senza né mascherine né guanti. La gente dai balconi basita e arrabbiata per come si stavano svolgendo i fatti ma soprattutto perché loro , noi tutti obbligati a stare chiusi in casa e se usciamo solo ed esclusivamente rispettiamo le regole del coprifuoco, altri invece non vengono minimamente controllati multati o arrestati. Però, si entra nelle Chiese durante la funzione religiosa ad intimare di sospendere la Messa! Qualcosa non mi torna!! È cambiato qualcosa???”.

Il contesto

Messa negata. Decreti abnormi, CEI passiva, vescovi succubi
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 20 aprile 2020

Si stanno moltiplicando in tutta Italia gli episodi che vedono le Forze dell’Ordine intervenire nelle chiese per sanzionare sacerdoti e fedeli che officiano o presenziano alla messa, anche in condizioni di totale sicurezza per i presenti. È certamente il frutto delle decisioni della Conferenza Episcopale Italiana (e della Segreteria di Stato) eccessivamente sottomesse ai voleri del governo di Giuseppe Conte. A questo proposito volentieri pubblichiamo un interessante e approfondito contributo dell’avvocato Maria Stella Lopinto sugli aspetti legali (e illegali) della situazione attuale.

L’abuso del diritto nell’ordine civile ed ecclesiastico mette in pericolo ogni libertà

I vari decreti emanati dal Governo italiano sono pronunciati esautorando ogni potere parlamentare ed ogni dettato costituzionale. A maggior ragione sono abnormi laddove legiferano in materia di sovranità non propria vietando l’accesso alle chiese, la celebrazione di Messe e funerali, e stabilendo addirittura chi può esservi presente. È come se Macron facesse un decreto con cui vieta agli italiani di circolare in Italia o se la Merkel vietasse agli italiani di andare in Comune o in Prefettura.
Così come la CEI, che si è pronunciata in materia Covid con meri comunicati stampa, mai in adunanza plenaria e mai con un pronunciamento ufficiale sul Notiziario, può avere alcuna autorità sui Vescovi, i quali conservano quindi ogni e più ampia autonomia nel governare le proprie Diocesi (il «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana» è l’organo ufficiale nel quale sono pubblicate le deliberazioni, i documenti e le dichiarazioni degli organi della CEI ai sensi dell’art. 2 del Regolamento, una sorta di Gazzetta Ufficiale).
Né i fedeli sono quindi in astratto tenuti ad osservare il divieto di partecipare alle Messe cum populo, tranne che abbia così disposto il rispettivo Vescovo, ed anche in quel caso è importante che vivano pienamente la propria libertà intellettuale nel non sentirsi vincolati da tale divieto, sebbene di fatto siano costretti a subirlo.
Del resto, i Decreti pronunciati dalla “Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti” il 19 e il 25 marzo 2020, a firma del Cardinale Sarah quale Prefetto (ma, si noti bene, solo De mandato Summi Pontificis pro hoc tantum anno 2020), invocati come fonte sia dalle comunicazioni del Presidente della CEI del 25 marzo (priva di ogni autorità) che dai Vescovi (come il Card. De Donatis per la Diocesi di Roma), costituiscono solo “indicazioni generali e suggerimenti” dati ai Vescovi (si noti per inciso che il Decreto del 19 marzo 2020 non è più rinvenibile sul sito della Santa Sede). Quindi in quanto “indicazioni e suggerimenti”, non hanno alcuna forza cogente e vincolante se non nella misura in cui vengono recepiti dai Vescovi.
Il decreto del 25 marzo inoltre suggerisce alle Conferenze Episcopali e alle singole diocesi di non mancare “di offrire sussidi per aiutare la preghiera familiare e personale”: evidentemente la Congregazione per il Culto Divino non poteva demandare alla CEI nulla che non fosse nei poteri a questa delegati, perché in effetti la CEI ha solo poteri relativi ai rapporti con lo stato e non quelli di dare indicazioni ai vescovi, costituendo essa “l’assemblea permanente dei vescovi italiani (che) esercita la propria attività nell’Assemblea Generale (ed) È un organismo che assume particolare rilievo nei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica”. La CEI, che quindi non ha alcun potere gerarchico sui Vescovi, non foss’altro perché gerarchicamente è subordinata sia ai Vescovi che al Sinodo, non è però intervenuta per stigmatizzare e bloccare le violazioni perpetrate dallo Stato Italiano contro l’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, in particolare gli artt. 5 (comma 2: Salvo i casi di urgente necessità, la forza pubblica non potrà entrare, per l’esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto, senza averne dato previo avviso all’autorità ecclesiastica) e 11 (La Repubblica italiana assicura che…la degenza in ospedali, case di cura o di assistenza pubbliche, non possono dar luogo ad alcun impedimento nell’esercizio della libertà religiosa e nell’adempimento delle pratiche di culto dei cattolici), né vi sono state intese o accordi volti a regolare le emergenti esigenze tra le competenti autorità dello Stato e la CEI (art. 12) o è stata costituita una Commissione Paritetica a cui la CEI e la Repubblica Italiana abbiano affidato la ricerca di un’amichevole soluzione per l’interpretazione delle suddette norme (art. 13).
La CEI, che quindi è un organismo con un ruolo importante nel rapporto fra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica, non ha fatto altro che recepire in modo supino, nonché in sedi non ufficiali, ma solo assumendoli in meri comunicati stampa, i provvedimenti del Governo assunti a loro volta illegittimamente (vedi link).
A questo punto è d’uopo chiedersi chi ha il controllo sulla CEI, evidentemente inadempiente e, con la sua omissione, gravemente dannosa per i rapporti stato/chiesa e per il diritto di culto dei fedeli: chi dovrebbe richiamarla o sopperire ai suoi vuoti? L’unico che mi sovviene è il Segretario di Stato della Città del Vaticano e, se non lui, il Santo Padre. Non è possibile infatti pensare che la Città del Vaticano abbia abdigato alle sue prerogative, ma solo che vi sia stata una grave deficienza da parte dei soggetti preposti alla materia. Certo, se nessuno parla, c’è da preoccuparsi seriamente.
Il Santo Padre ha ultimamente manifestato il suo dissenso verso le celebrazioni virtuali parlando a Santa Marta (vedi omelia di venerdì 17 aprile): si auspica che la sua parola non sia ascoltata come se fosse quella di un estraneo a tutto quello che sta succedendo, ma come quella del Capo della Chiesa Cattolica e come tale immediatamente efficace per far riaprire tutte le chiese e far riprendere la celebrazione delle Sante Messe cum populo e far celebrare i funerali. Se anche la parola del Santo Padre risulta essere flatus vocis per lo Stato italiano, signori miei, la situazione è davvero grave e in tal caso l’unica speranza è che il Santo Padre alzi subito e davvero la sua voce.
Riguardo alle restrizioni nel frattempo assunte da parte dei Vescovi o, in mancanza, direttamente dai Parroci, confusi da questa ridda di provvedimenti illegittimi ed autorità improvvisate tali: ci chiediamo se il singolo fedele sia obbligato in coscienza ad obbedire a disposizioni che limitano la sua partecipazione alle Sante Messe. Sappiamo che in coscienza il singolo fedele, in ciò che attiene alla fede e alla morale, possa non sentirsi e non essere obbligato. E allora: il vietare al singolo fedele la partecipazione alle celebrazioni Eucaristiche può essere ritenuto contrario alla fede e alla morale? Sì. È contrario alla fede e alla morale perché in termini espliciti si equipara l’atto che per eccellenza è costitutivo delle fede Cattolica, la Santa Messa, ad atto pericoloso e nocivo per la salute e la vita degli uomini, sopprimendolo e svuotandolo direttamente di ogni suo significato. Deinde: in coscienza il fedele non può sentirsi obbligato verso tale disposizione, anche qualora fosse legittimamente disposta, cioè fosse pronunciata da legittima autorità. A maggior ragione, qualora il Vescovo della Diocesi non abbia disposto in materia, il fedele e prima di lui i Parroci, non sono obbligati a osservare mere indicazioni della Cei o disposizioni inesistenti perché prive di sovranità da parte del Governo italiano.
In conclusione, il soggetto investito di due tipi di divieti, l’uno proveniente dall’autorità civile e soggetto a sanzione amministrativa (già penale) e l’altro subìto di fatto mediante l’impossibilità a entrare in chiesa durante le celebrazioni Eucaristiche, subisce due diverse ingiuste privazioni, da parte di due diverse sovranità che incidono su un medesimo suo diritto.
Di fronte all’inconsueto accordo fra i due detti soggetti che governano entità diverse e contrapposte, la città di Dio e la città degli uomini, sorge legittimo il dubbio del perché di tale coordinamento di forze convergente verso l’abolizione di un medesimo diritto. Il tutto in tempi di emergenza sanitaria. Che nesso c’è? Il nesso è presto detto.
C’era una volta uno, di nome Giuda, che cercava l’occasione propizia. E la cercava in accordo con il Sommo Sacerdote e gli Anziani, per uccidere Uno perché non morisse l’intera nazione (dal punto di vista religioso) e perché morisse Uno che si faceva re al posto dell’imperatore (dal punto di vista civile).
Ecco il nesso. L’occasione propizia. La cercavano ed è arrivata. È questa l’occasione propizia. L’hanno trovata. Quale occasione più propizia di un’epidemia che annichilisce il mondo con la paura della morte per perpetrare un disegno volto all’ordine economico mondiale! Del resto è in perfetta consonanza con la campagna culturale fatta da anni per irridere la morte, esorcizzandola col metterla sui cappellini dei bambini, sulle magliette con gli strass, tatuandola come orrida rappresentazione di un gusto privo di ogni senso del bello. E ora che questa morte vera incombe sul mondo in modo impari, e i popoli non hanno più le risorse morali e culturali per affrontarla, l’occasione è arrivata. Quale momento migliore: mentre i popoli si trincerano docilmente dietro le porte delle case, imparando all’improvviso la disciplina, e in modo passivo accettano ogni privazione, perché non mistificare il lecito con l’illecito? Quale occasione migliore per far passare come volte al bene privazioni che sono invece nefaste e odiose, pervasive e persuasive per realizzare un’umanità indifesa e manipolabile? Quali sono le privazioni illecite che si impongono con la scusa del virus? Presto detto. Si potrebbe mai, in nome di un’epidemia, imporre di ignorare i corpi moribondi e poi cadaveri dei propri cari? O imporre di considerare un’intera popolazione come solo corporea, fisicità molecolari analizzate al microscopio alla stessa stregua del virus che li nefasta, privi di una natura razionale e spirituale? Si può, in nome di un’epidemia, imporre ai popoli di non inginocchiarsi davanti a Dio nel Sacrificio Supremo proprio nel momento in cui più che mai è evidente che l’uomo non lo è, Dio? Ecco, hanno aspettato l’occasione opportuna per consegnare Gesù. Anche oggi, e più che mai, Gesù è consegnato in ognuno di noi, condannati ad essere dimentichi di chi siamo, prostrati ad essere solo corpi incarcerati per paura della morte a causa di un invisibile virus subdolo e vile. Ma non è più vile da parte dei potenti, in nome del virus, togliere ogni dignità ai moribondi? Ai morti? Ai parenti che li piangono? Facendo loro accettare senza batter ciglio il modo sacrilego di trattare i loro defunti, senza un’esequia, senza un funerale, trasformandoli con il loro consenso in esecutori muti di nefandezze disumane? Facendo dimenticare a tutti gli esseri viventi la loro natura razionale e spirituale, schiacciando le loro menti fino al punto di renderli attoniti e felici di vedere la Messa di Pasqua in streaming? Quale grande vittoria quella di chi oltre alla vita corporale ci toglie quella spirituale! Chi saremo dopo aver debellato il virus se non i suoi figli morti dentro? Dimentichi dell’anima che tutto ci fa essere in eterno?

Il più grave peccato contro Dio è quello commesso da Giuda. E non appariva tale. Nessuno ha potuto accorgersene, nessuno ha capito, anche perché tutto era alla luce del sole e fatto addirittura col consenso e l’approvazione del Sommo Sacerdote a cui Giuda aveva offerto la sua obbedienza: volete Gesù? Ve lo consegno io: quanto mi date? e “da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù”.
Cosa c’è di più irreprensibile? Obbedire al Sommo Sacerdote. Aver cenato con Gesù ed eseguire apparentemente le sue indicazioni: quello che devi fare, fallo subito. E Giuda non vedeva l’ora, andarsene lasciando credere a tutti che andava a fare una cosa per Gesù. Tutto apparentemente virtuosamente obbediente, tranne che invece lo stava tradendo.
E noi? Non siamo traditi? Traditi nella nostra identità di esseri razionali e spirituali, traditi perché dietro una malintesa obbedienza ci impongono imperativi che ci si ritorcono contro, traditi perché trattati solo come corpi privi di un’anima che finché ce la fanno, bene, sennò in fila indiana verso i forni crematori, perché non resti traccia. Non sia che a qualcuno venga in mente l’idea di fare un’autopsia di mamma o papà (mi chiedo dove sta scritto che le salme debbano essere cremate senza alcun consenso: qualcuno spero approfondirà).
Si sono alleati quelli che sanno bene come si governano i popoli: togliendogli l’anima, annichilendoli per la paura, togliendo ogni libertà e minacciando sanzioni e pene. Resta a casa, così noi distruggiamo la storia di un popolo, la sua Costituzione, la sua identità cristiana, la sua anima nobile, la sua intelligenza colma di spirito eterno.
Restiamo pure a casa, finché non sarà dimostrato che è pure controproducente farlo (alcuni autorevoli virologi lo sostengono), ma non dimentichiamo di chiederci sempre dov’è la verità, quella umana e quella eterna. Rimaniamo vigili e attenti, soprattutto quando sia Pilato che il Sommo Sacerdote abusano delle leggi e si alleano contro l’Uomo.
Maria Stella Lopinto

La pasquinata

Sergio Russo e il Papa: ah, se ci fosse ancora Pasquino…
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 20 aprile 2020

Sergio Russo, lo scrittore artigiano che ormai certamente conoscete, e che avete incontrato diverse volte su Stilum Curiae, ci ha mandato una sua piccola creazione “leggera”, una citazione del famoso Pasquino, la statua vicino a piazza Navona dove il popolo appiccicava biglietti per denunciare – in forma poetica e sarcastica – vizi e vizietti della Roma papalina.

Ah… se ci fosse ancora Pasquino! [*]… (scriverebbe così):
“A Francé’, tu prima lanci il sasso,
ma poi metti la mano drent’al petto…
Sembra che tu ce provi gusto, e spasso
veder chi t’ha seguito, contraddetto.
Sì… che li credenti credono a Gesù,
ma no a te, che de noi ridi e fai… cucù!”
Sul sito dell’ANSA si poteva leggere, in data 17 Aprile, questo lancio d’agenzia:
Città del Vaticano: Celebrare la messa senza popolo “è un pericolo”, queste modalità a distanza sono legate “al momento difficile” ma “la Chiesa è con il popolo, con i sacramenti. Non si può “viralizzare [?] la Chiesa, i sacramenti, il popolo”. “È vero che in questo momento” occorre celebrare a distanza ma “per uscire dal tunnel, non per rimanere così” perché la Chiesa “è familiarità concreta con il popolo”. “Questa non è la Chiesa, è una Chiesa in una situazione difficile.” Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa a Santa Marta.
Eppure Bergoglio, soltanto poco tempo prima, aveva emanato – lui per primo – disposizioni per la Città del Vaticano affinché “tutte le Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa si svolgessero senza la presenza fisica di fedeli.”
E tuttavia, come se ancora non fosse soddisfatto di aver prevenuto (soggiacendovi!) disposizioni governative in merito, dispone ulteriormente, qualche giorno dopo “l’interdizione a tutti i fedeli di tutte le chiese della diocesi di Roma” [**], decreto fatto poi revocare, qualche giorno dopo, facendo credere che il vicario di Roma, il cardinale De Donatis, lui stesso avesse preso autonomamente quella grave decisione di chiusura di tutte le chiese…
La medesima cosa ha comunque fatto riguardo ai sacramenti, facendo sottomettere la CEI al governo, il quale – senza che ne possedesse l’autorità, né tantomeno la giurisdizione – ha vietato la celebrazione della messa e la distribuzione dei sacramenti al popolo, sotto pena di salatissime multe e di denunce.
Era Bergoglio stesso infatti, avendolo ripetuto più volte, a dire che bisognava obbedire al governo (piuttosto che a Dio?!), sottolineando ciò col ricevere pubblicamente ed in maniera ufficiale, il primo ministro Conte in Vaticano…
Ma tant’è… prendendo atto del malcontento del popolo cristiano, Bergoglio con mossa abile – nel migliore e più spregiudicato stile peronista – rigira subito la “frittata”, scaricando tutta la responsabilità sui vescovi italiani, i quali si erano pedissequamente allineati a lui ed al governo…
Che forse Bergoglio abbia pensato, in cuor suo, pressappoco… “se questi cristiani ‘praticanti’ hanno cominciato a pensare che andare in chiesa e a messa è superfluo (poiché così han fatto capire loro i vescovi, “dirottandoli” sulla comunione spirituale e su altre pratiche più o meno intimistiche), allora altrettanto, codesti ‘praticanti’ potrebbero pensare che pure la gerarchia sia superflua… ed anche l’ottopermille!”…
Insomma papa Francesco ha scaricato – una volta di più – in tale caso la responsabilità di una “chiesa gnostica” sui vescovi italiani…
Già, ma guarda caso, appunto su di loro!
E adesso che diranno costoro, in propria difesa, visto che fino ad un attimo prima essi stessi avevano dileggiato e subissato il povero Salvini, il quale chiedeva per i credenti la riapertura, almeno a Pasqua (con le dovute accortezze), delle nostre belle chiese?
Sergio Russo

[*] Pasquino è la più celebre “statua parlante” di Roma, divenuta figura caratteristica della città fra il XVI ed il XIX secolo: ai piedi della statua infatti (ma più spesso al collo) si appendevano nella notte fogli contenenti satire in versi, dirette a farsi beffe anonimamente dei personaggi pubblici più importanti della Roma pontificia. Erano le cosiddette “pasquinate”, dalle quali emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere, come pure l’avversione alla corruzione e all’arroganza dei suoi rappresentanti.
[**] Decreto n. 446/20 dell’8 marzo.

Il postscriptum

Per evitare ogni equivoco, prima di essere accusato di essere un “nemico del Papa”, vorrei ricordare un’affermazione del Cardinale Müller in una bella ed importante intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera, il 26 novembre 2017. Il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede rifiuta di leggere ciò che avviene nella Chiesa in termini di “amici” contro “nemici” del Papa. E denuncia il “cerchio magico” che influenza le scelte del Papa con delazioni e spiate. Disse: “Come diceva il teologo del Cinquecento, Melchior Cano, i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana”.

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