Trasparenza finanziaria e Santa Sede. Il percorso verso la white list

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“Non ho mai visto nessuno Stato fare così tanti passi avanti, e così decisi, per adeguarsi agli standard internazionali”. Uno dei valutatori di MONEYVAL lo avrebbe detto direttamente a uno degli “officiali” vaticani impegnati nel cammino verso l’adeguamento della Santa Sede agli standard internazionali in materia di lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo. MONEYVAL valuterà i passi avanti della Santa Sede nella prossima assemblea plenaria, dal 2 al 6 luglio prossimi. Qualunque sia l’esito di questa valutazione, è da ricordare che l’adeguamento agli standard internazionali non si ferma mai. Per esempio, il GAFI – il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale, un organismo internazionale intergovernativo che sviluppa e promuove politiche contro il riciclaggio – ha di recente rivisto le sue 40+9 raccomandazioni, e la ha ridotte a 40, ma con diverse novità. E sono raccomandazioni che possono ulteriormente cambiare nei prossimi anni, per adeguarsi alle nuove sfide, alle nuove tipologie di reati che nascono anche grazie all’uso sempre più sofisticato di nuove tecnologie. L’adeguamento agli standard internazionali, in pratica, non finisce mai. E che la Santa Sede si sia sottoposta  a questo tipo di procedimento la dice lunga sulla sua volontà di trasparenza.  Eppure, in questi giorni da febbre di valutazione di MONEYVAL – l’organismo del consiglio d’Europa che valuta l’aderenza alle raccomandazioni del GAFI – è stato detto praticamente di tutto: la Santa Sede rischia di non entrare nella white list dei Paesi virtuosi in materia di antiriclaggio; la Santa Sede subisce le ispezioni di MONEYVAL; la Santa Sede non vuole collaborare con le autorità. Peccato che queste argomentazioni siano false, o perlomeno imprecise. E per questo vale la pena di essere pedanti, e di delineare ogni passaggio con precisione.

 

White list

A partire dalla questione della white list. MONEYVAL non ha una white list di Paesi virtuosi direttamente collegata all’organismo. Di white, grey e black list ce ne sono molte. Si parla sempre delle liste dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che riguardano piuttosto la materia fiscale; in ambito europeo, quando si parla di white list in senso ampio, in genere ci si riferisce al Common Understanding dell’Unione Europea, in cui si entra attraverso una “segnalazione” da parte di altri Paesi europei.

MONEYVAL è un organismo in cui si attua una valutazione alla pari tra gli Stati che ne fanno parte. Non ci sono ispezioni. Ci sono processi di mutua valutazione. E si tratta di un on going process, ovvero di un procedimento in corso e costante nel tempo. Dopo la plenaria di MONEYVAL, dal 2 al 6 luglio, sarà reso pubblico  il rapporto riguardante la Santa Sede. La bozza di quest’ultimo è stata discussa in prima battuta a Strasburgo, nella riunione che gli esponenti della Santa Sede hanno avuto con i valutatori MONEYVAL a maggio. Sono state evidenziate alcune criticità, che spesso riguardano il fatto che la Santa Sede è uno Stato con delle caratteristiche peculiari. Il rapporto di MONEYVAL è diviso in tre parti, una legale, una finanziaria e una cosiddetta di law enforcement. I valutatori assegnano un rating di aderenza ad ogni raccomandazione del GAFI (40+9 fino a febbraio, ridisegnate a 40, con diverse novità). Il rating può essere: non conforme, parzialmente conforme, largamente conforme o conforme. Delle raccomandazioni del GAFI, sedici sono considerate “key and core”, ovvero cruciali. Di queste 16, la Santa Sede sarebbe risultata parzialmente conforme o non conforme in otto, secondo alcune indiscrezioni di stampa. Ovviamente, è un dato che potrebbe cambiare al momento della stesura del draft. Dovesse arrivare a 10 giudizi negativi, la valutazione dell’aderenza agli standard internazionali passerebbe all’International Cooperation Review Group del GAFI, con tempi che si allungherebbero.

Una valutazione alla pari

Ma non è l’intenzione di nessuno. E il fatto che ci siano otto punti sui quali ancora discutere non porta necessariamente ad un giudizio generale negativo. In ogni incontro con i valutatori di MONEYVAL, si ha un confronto aperto. La Santa Sede può “questionare” il rating, e spiegare ai valutatori le ragioni di alcune scelte. E’ un procedimento che è ben definito da diversi step. Durante la plenaria di MONEYVAL, almeno una intera giornata sarà dedicata alla discussione della bozza riguardante la Santa Sede/Stato di Città del Vaticano. A tre nazioni è affidato il compito di sviscerare ognuna una delle tre parti del documento. Poi, sarà discussione aperta di tutta l’assemblea. Al termine di questa discussione, potrebbero essere fatti ulteriori aggiustamenti al draft. Ma la decisione finale sarà necessariamente condivisa da tutti i delegati che prenderanno parte alla Plenaria di luglio.

Questo non porterà direttamente all’iscrizione nella white list dei Paesi virtuosi in materia di trasparenza finanziaria. L’OCSE compila ogni anno una lista di Paesi virtuosi (white list), Paesi che stanno adeguando la normativa e si impegnano a osservare lo standard OCSE 2005 art.26 nello scambio di informazioni con altri Paesi anche in ambito finanziario (grey list), Paesi che sono considerati “paradisi fiscali” (black list). Finora, la Santa Sede non era stata inserita in alcuna delle liste OCSE. Da notare che nessun Paese è passato direttamente dalla black list alla white list, anche perché l’adeguamento delle normative agli standard internazionali non è mai immediato, ma frutto di un lungo percorso. Per quanto riguarda l’OCSE, si parla in gran parte di provvedimenti in materia fiscale, e l’inserimento in una delle liste dipende dal numero di accordi bilaterali in materia siglati dai vari paesi.

Ma quando si parla di white list in ambito europeo ci si riferisce in genere al “Common Understanding”, ovvero i criteri (definiti dalla direttiva 2005/60/EC) attraverso i quali i Paesi membri della Ue riconoscono criteri di equivalenza riguardo la prevenzione del riciclaggio a Stati terzi. E’ un elenco sull’antiriclaggio che viene redatto in forza dell’articolo 16 della direttiva, che stabilisce che “gli Stati membri si informano reciprocamente e informano la Commissione dei casi in cui ritengono che un paese terzo soddisfi le condizioni” stabilite nel documento.

In pratica, si entra in questa white list attraverso la sponsorizzazione di un Paese membro, e solo dopo aver ottenuto una valutazione positiva riguardo l’applicazione delle raccomandazioni della lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo da un organismo internazionale terzo ed autorevole. Sembrerebbe che questa white list abbia anche ricevuto qualche critica a livello internazionale. Un approccio diverso ha, per esempio, la lista dei Paesi virtuosi stilata ogni anno dalla Segreteria di Stato USA. Tra l’altro, gli Stati possono recepire la white list e depennare da questa i Paesi che non considerano affidabili. L’Italia, per esempio, ha inizialmente depennato la Svizzera dalla sua white list, e l’ha poi ricompresa nei Paesi considerati equivalenti nel 2011.

I round di valutazione

Anche se il giudizio di MONEYVAL nei confronti della Santa Sede/Stato di Città del Vaticano sarà positivo, questo non significherà che il percorso verso la trasparenza sarà terminato e definitivo. E non perché si tratta del Vaticano: nessuno Stato, una volta ottenuta una valutazione positiva, può pensare di essere arrivati a un punto. Il processo di aggiornamento è continuo.

MONEYVAL ha già attuato tre round di valutazioni, e in questo momento alcuni Paesi vengono valutati per un “follow up round”, ovvero un quarto round dove si considerano, oltre al recepimento formale delle Raccomandazioni GAFI, anche le statistiche e l’efficacia dei provvedimenti presi dallo Stato membro. Il primo round di valutazioni ha avuto luogo tra il 1998 e il 2000, il secondo tra il 2001 e il 2004 e il terzo tra il 2005 e il 2009. La Santa Sede è entrata in MONEYVAL il 6 aprile del 2011, ed è stata subito ammessa al terzo round di valutazioni, che è quello in cui si verifica la corrispondenza della normativa di un Paese con gi standard internazionali. Per esempio, se questi Paesi aderiscono alle Convenzioni di Palermo e di Vienna.

Le on site visit di MONEYVAL

La Santa Sede ha ricevuto una prima on site visit da parte dei valutatori MONEYAL il 21-26 novembre 2011. I valutatori fanno una fotografia della realtà normativa del Paese per quanto riguarda la lotta al riciclaggio, e l’esito della visita viene consegnato alle controparti: si tratta di un rapporto in cui sono presenti i key findings e in cui ogni raccomandazione GAFI riceve un rating di aderenza da parte dei valutatori. Dopo la consegna del rapporto, il Paese membro ha due mesi di tempo per fare ciò che gli era stato consigliato di fare da MONEYVAL.

Il 25 gennaio, con il decreto n. 59, la Santa Sede ha modificato la legge 127 sull’antiriciclaggio, seguendo le raccomandazioni di MONEYVAL e rendendola più aderente agli standard internazionali. Nello stesso giorno, sono state firmate e ratificate le convenzioni di Vienna e di Palermo, a testimoniare un impegno a lungo termine della Santa Sede. La nuova legge era sostanzialmente differente dalla prima, e delineava anche una maggiore distribuzione di poteri. Il controllo delle finanze vaticane non era più demandato alla sola Autorità di Informazione Finanziaria. La modifica della legge ha creato un forte dibattito interno alla Santa Sede, e alcuni – in primis il cardinal Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria – la hanno definita “un passo indietro”. In realtà, la Santa Sede stava seguendo le raccomandazioni MONEYVAL. E Jeffrey Owens, responsabile delle politiche fiscali dell’OCSE, ha plaudito alla scelta con una dichiarazione scritta all’Associated Press, in cui affermava che “la Santa Sede si sta muovendo nella giusta direzione”.

Questo ha profondamente cambiato il quadro normativo. Tanto che si è resa necessaria una seconda on site visit dei valutatori di MONEYVAL, dal 14 al 16 marzo. Non si è trattato di una ispezione, ma di una semplice valutazioni dei progressi svolti. Dopo questa seconda valutazione si è redatto il draft, e questo è stato spedito alla Santa Sede ad aprile. A maggio – dal 14 al 16 – una delegazione della Santa Sede è andata a Strasburgo per condividere i commenti e definire la bozza che sarà presentata alla plenaria.

Una bozza che sta venendo ulteriormente limata in queste ore, e che potrebbe anche essere oggetto di un pre-meeting – che di prassi avviene – tra esperti del Vaticano e consulenti MONEYVAL alla plenaria di Strasburgo. Certo è che si tratta di un processo lungo, e in corso. Gli standard internazionali per la trasparenza finanziaria parlano di misure molto alte di un sistema di antiriciclaggio, e la Santa Sede si è mossa con decisione in quella direzione. E’ il segnale di un impegno a lungo termine. Da non sottovalutare.

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