Agricoltura come attività economica verde. Da Rio a Roma, uno sguardo su Dottrina Sociale e Agricoltura
Considerare l’agricoltura come attività economica verde. È il concetto affermato dal recente Position Paper della Santa Sede in occasione della III sessione del Comitato Preparatorio della Conferenza delle Nazioni Unite allo Sviluppo Sostenibile Rio+20. È un concetto che si sta sempre più affermando, sebbene – afferma monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – “sia ancora in cerca di una definizione chiara”. Mentre ci si prepara al IV Congresso Mondiale sulla Vita Rurale (a Roma da lunedì) e i lavori di Rio+20 sono appena cominciati, è monsignor Toso a declinare, in un intervento all’assemblea della Coldiretti, la Dottrina Sociale della Chiesa riguardo l’agricoltura, e – più in generale – la custodia del creato. E, mentre si fa un gran parlare di economia verde, di posti di lavoro verdi, e così via, forse si trascura che l’agricoltura è l’attività economica verde per eccellenza.
Una prospettiva che funziona, dice Toso, solo se “l’agricoltura viene vissuta, come suggerisce con modalità che, mentre consentono di produrre ricchezza, preservano e possibilmente rafforzano le potenzialità dell’ambiente, per consentire alle generazioni future la libertà di scelta fra uso e non uso del patrimonio naturale tra diversi livelli di benessere e di qualità dell’ambiente”.
Ecco che ci viene in aiuto la Dottrina Sociale della Chiesa. A partire dall’enciclica Mater et Magistra, che sostiene che “i diversi settori produttivi vanno promossi simultaneamente, gradualmente e proporzionalmente, di modo che quelli che vi lavorano possano essere responsabili e protagonisti della loro produzione economica”. Si parla di sviluppo sostenibile, eppure – afferma Toso – “il vero sviluppo economico sostenibile è sviluppo solidale, inclusivo. È sviluppo di tutti. La ricchezza di un popolo non si misura tanto nell’abbondanza complessiva dei beni, ma anche e più ancora dalla loro qualità e dalla loro efficace redistribuzione secondo giustizia, a garanzia dello sviluppo personale di tutti”.
Ed è qui che il discorso su Dottrina Sociale e agricoltura va a toccare temi drammaticamente attuali. Da una parte, è eccessivo l’approccio dell’ecocentrismo e del biocentrismo. Ma dall’altro, non funziona nemmeno il mercantilismo, il capitalismo finanziario deregolato, la tecnocrazia il consumismo. Perché queste portano a speculazione finanziaria anche con riferimento alla terra, all’acqua, alle derrate alimentari. Aumentano i prezzi del cibo, e milioni di persone muoiono di fame. Aumentano i prezzi delle risorse energetiche primarie, e la ricerca di energie alternative finisce per avere “conseguenze negative sull’ambiente, sulla biodiversità e sull’uomo stesso”.
Spiega Toso: “Qui in Italia, numerose piccolissime o piccole e medie imprese agricole, organizzate anche come cooperative, stanno chiudendo i battenti non solo perché manca da anni una vera e propria politica industriale, non solo perché non c’è sufficiente ricambio generazionale a causa del calo demografico, non solo perché vengono puntualmente penalizzate da politiche di sviluppo che privilegiano le imprese più forti e virtuose, ma anche perché non possono godere del supporto adeguato di un sistema finanziario e monetario libero, stabile, trasparente, democratico, funzionale all’economia reale, alle imprese, alle comunità locali”. Eppure, con la crisi, le banche non concedono credito, e il credito necessario non può di certo essere fornito da banche etiche e microcredito. E ci sono anche casi in cui “gli istituti intermediari appaiono maggiormente interessati e solerti, più che a supportare i clienti, ad avvantaggiarsi del loro fallimento”. Istituti che, al primo accenno di insolvenza, spolpano gli imprenditori, e – dopo il tracollo – procedono alla vendita all’asta delle aziende e dei terreni, “con l’immediato arrivo di multinazionali o di grossi produttori alimentari pronti al loro acquisto”.
Ma c’è di più. La Santa Sede non ha una posizione ufficiale sui cosiddetti cibi transgenici, ma invita a guardare con prudenza al loro utilizzo. Anche perché “l’economia – spiega Toso – non può svolgere la giusta funzione, e così contribuire a debellare le piaghe della fame e della miseria, non tanto perché non vi siano risorse materiali, quanto piuttosto perché, in diverse parti del mondo, essa manca di istituzioni in grado sia di garantire un accesso alla terra, al cibo e all’acqua regolare e adeguato dal punto di vista istituzionale”.
Servono investimenti in infrastrutture rurali, sistemi di irrigazione, trasporti, organizzazioni dei mercati, già chiesti nella Caritas in Veritate. E allora, di fronte alla speculazione sull’agricoltura, alla speculazione sulle derrate alimentari, ritorna, come regolamentazione, una proposta che molto ha fatto discutere, ma che in realtà la Santa Sede ha fatto sua da diversi anni: quella di un’Autorità Mondiale con Competenze Universali. Una proposta che va nella direzione di un organismo superpartes, democratico, che garantisca il bene comune. Un bene che non viene dalla speculazione finanziaria, ma da una giusta distribuzione della ricchezza, e delle ricchezze della terra.