Benedetto XVI: “Sarò in Libano per porre il sigillo sull’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi”

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E’ stato Benedetto XVI stesso ad annunciare il “Viaggio che – a Dio piacendo – compirò in Libano per porre il sigillo sull’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del dei Vescovi”. La notizia era nell’aria da tempo, ed era stata confermata da una nota del maestro delle celebrazioni liturgiche di qualche giorno fa: il papa sarà a Beirut dal 14 al 16 settembre. Ma la conferma definitiva è giunta stamattina, parlando ai componenti della “Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali”, che ha ricevuto in Vaticano. “Desidero fin d’ora anticipare alla Chiesa e alla Nazione libanesi il mio abbraccio di padre e di fratello”, ha detto il papa.

 

Benedetto XVI ha parlato ai rappresentanti delle Chiese orientali, e gli ha invitati a continuare ad essere un “movimento di carità”, come aveva già detto cinque anni fa. Ha spiegato che “l’Anno della fede che ho indetto nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II offrirà fecondi orientamenti alle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, che rappresentano una provvidenziale testimonianza di quanto ci dice la Parola di Dio”. Ma, aggiornando il pensiero a quello che sta accadendo nel mondo, Benedetto XVI ha aggiunto: “L’odierna congiuntura economico-sociale, così delicata per la dimensione globale che ha assunto, non sembra dare respiro alle aree del mondo economicamente evolute e in misura ancor più preoccupante si riversa su quelle più svantaggiate, penalizzandone seriamente il presente ed il futuro”.

E “l’Oriente, madrepatria di antiche tradizioni cristiane – ha continuato il papa -, è interessato in modo particolare da tale processo, che genera insicurezza e instabilità anche a livello ecclesiale e in campo ecumenico e interreligioso. Si tratta di fattori che alimentano le endemiche ferite della storia e contribuiscono a rendere più fragili il dialogo, la pace e la convivenza tra i popoli, come pure il rispetto autentico dei diritti umani, specialmente quello alla libertà religiosa personale e comunitaria. Tale diritto va garantito nella sua professione pubblica e non solo in termini cultuali, ma anche pastorali, educativi, assistenziali e sociali, tutti aspetti indispensabili al suo effettivo esercizio”.

Senza contare, poi, i drammi più spinosi, come quello siriano. Stamattina il papa ha voluto “riaffermare la mia vicinanza alle grandi sofferenze dei fratelli e delle sorelle di Siria, in particolare dei piccoli innocenti e dei più indifesi”. Ha offerto “la nostra preghiera, il nostro impegno e la nostra fraternità concreta in Cristo, come olio di consolazione”, perché aiuti “a non smarrire la luce della speranza in questi momenti di buio e ottenga da Dio la sapienza del cuore per chi ha responsabilità, affinché cessi ogni spargimento di sangue e la violenza, che porta solo dolore e morte, lasci spazio alla riconciliazione, alla concordia e alla pace”.

“Non venga risparmiato alcuno sforzo – ha chiesto inoltre Benedetto XVI -, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall’attuale situazione di violenza e di crisi, che dura già da molto tempo e rischia di diventare un conflitto generalizzato che avrebbe conseguenze fortemente negative per il Paese e per l’intera Regione”. Perché il vero dramma lo vive la gente. “Elevo anche un pressante e accorato appello perché, davanti al bisogno estremo della popolazione, sia garantita la necessaria assistenza umanitaria, anche a tante persone che hanno dovuto lasciare le loro case, alcune rifugiandosi nei Paesi vicini: il valore della vita umana è un bene prezioso da tutelare sempre”.

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