Liturgia e Concilio: come dice il Papa c’è ancora molto lavoro da fare

Condividi su...

“Rimane ancora molto da fare sulla via del vero rinnovamento liturgico” – afferma Papa Benedetto XVI nel suo videomessaggio per la cerimonia conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino – dove è chiaro che “vi sono state molte incomprensioni ed irregolarità”. Il Concilio Vaticano II desiderava “condurre la gente ad un incontro personale con il Signore, presente nell’Eucaristia”. Tuttavia, – dichiara il Pontefice – “la revisione delle forme liturgiche è rimasta ad un livello esteriore, e la «partecipazione attiva» è stata confusa con l’agire esterno”. E’ questa una delle problematiche che in ambito ecclesiale fa spesso discutere. Non sono purtroppo pochi i casi che riguardano irregolarità liturgiche.

Alcuni episodi rasentano persino il grottesco, come quel parroco francese che nel tentativo di rendere la celebrazione eucaristica più vivace ha deciso di fare esibire (sul presbiterio) i giovani in un balletto moderno, con tanto di applauso finale! Nel Sud Italia, una coppia di sposi percorre la navata centrale della Chiesa – ballando – a suon di musica rock; a Bruxelles un eccentrico ministro della comunione conserva l’Ostia consacrata (da portare agli ammalati) nella custodia degli occhiali da sole; alcuni sacerdoti amano raccontare le barzellette durante le loro omelie, altri invece permettono che a dettare l’omelia sia uno dei fedeli più preparati; in alcune Chiese parrocchiali, a Pasqua, la statua del Gesù Risorto viene svelata con l’ausilio di particolari effetti di luce e musiche moderne.

Ovviamente si potrebbe continuare ancora a lungo nel raccontare queste “follie liturgiche” che nulla hanno a che vedere con gli intendimenti prospettati dal Concilio! Il testo della “Sacrosanctum concilium” (Costituzione sulla sacra liturgia promulgata dal Vaticano II), a tal proposito, parla chiaro: “nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica” (SC, 22). E ancora: “I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni” (SC, 34).

“La liturgia – dichiara mons. Nicola Bux, docente alla Facoltà teologica pugliese, ai microfoni di Radiovaticana – è stata intesa non più come il diritto di Dio di essere adorato, come Egli stesso ha stabilito, ma come la nostra pretesa di creare noi un culto e di offrirlo secondo – come dire – i nostri usi e costumi. Il profeta Isaia dice: «Avete reso il mio culto un imparaticcio di usi umani», per cui la liturgia – come il Papa, quando era ancora teologo, cardinale, ha scritto – è diventata una sorta di intrattenimento”. “Molti, purtroppo, – prosegue mons. Bux – hanno inteso la riforma come una rivoluzione, cioè ribaltiamo tutto, mettiamo al centro della liturgia l’uomo invece che Dio, l’uomo con le sue pretese, con le sue voglie, la sua – diciamolo pure – immancabile volontà di protagonismo, dimenticando invece che il protagonista nella liturgia è un altro: è il Signore, è Dio”.

151.11.48.50