Sinodo: evangelizzare con la testimonianza
Nel nostro tempo la novità della evangelizzazione potrebbe consistere nel suggerire all’uomo il culto vitale delle cose non effimere, che coprano una lunga durata, di cui parlano anche gli storici laici. E’ questo uno dei principi che guideranno i lavori del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione che si apre il 7 e si chiude il 28 ottobre. XIII Assemblea ordinaria di cui è stato presentato alla stampa lo Strumento di lavoro, un testo di 70 pagine che serve da traccia, da agenda, per i lavori sinodali. Il documento è il frutto dell’ elaborazione delle risposte ed dei suggerimenti che i vescovi di tutto il mondo hanno mandato sulla base dei Lineamenta, il primo testo base proposto alla riflessione della Chiesa nel mondo qualche mese fa. Per ora l’ Istrumentum Laboris si mantiene su principi generali utili per una riflessione su quali siano i compiti e gli ambiti della rievangelizzazione dei paesi, soprattutto occidentali, più secolarizzati. Un tema che ha segnato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II e che Benedetto XVI ha rilanciato soprattutto con la inziativa dell’ Anno della Fede che si aprirà l’11 ottobre, in pieno svolgimento del Sinodo.
Il segretario generale del Sinodo il vescovo Nikola Eterovic, ha illustrato lo schema del testo che prende il via da una riflessione sull’ anniversario dell’ apertura del Concilio Vaticano II. Un’occasione propizia per comprendere che i testi dei Padri conciliari non perdono il loro smalto. Il primo capitolo è dedicato a Gesù, l’uomo dei Vangeli che ormai in molti hanno perso di vista e che non conoscono. Uno degli scopi della nuova evangelizzazione è proprio quello di intraprendere “campagna di informazione” sulle verità fondamentali della fede. Il cardinale di New York e presidente dei vescovi degli Usa Dolan, nella riunione di riflessione con il Papa prima del concistoro di febbraio parlò proprio di una necessità assoluta di catechesi di base. La secolarizzazione è spesso semplicemente frutto dell’ignoranza. Ecco allora il primo compito quello della testimonianza e della conoscenza. Gli scenari nei quali muoversi sono diversi. Dalla cultura alle economia alla politica alla scienza. Un posto a parte lo ha il mondo dei mass media e della comunicazione digitale e ovviamente il mondo delle religioni con una particolare attenzione all’ ecumenismo e al dialogo, in occidente sempre più necessario, con l’ Islam.
Spazio poi alla riflessione sul ruolo delle parrocchie, all’impegno dei laici, al ruolo della famiglia che rimane insostituibile per la trasmissione della fede. Così tra le proposte anche quella di un vescovo di curare una catechesi per i genitori in attesa di un figlio per arrivare al battesimo più consapevoli e preparati. Ovviamente la Chiesa e i cattolici sanno che esiste il mysterium iniquitatis e che ogni fedele e ogni comunità hanno bisogno di purificazione per essere credibile. Tra i frutti del coraggio della fede i vescovi chiedono e propongono anche “il coraggio di denunciare le infedeltà e gli scandali che emergono nelle comunità cristiane come segno e conseguenza di un calo di tensione in questo compito di annuncio.” In conclusione trasmettere la fede é e deve essere una autentica gioia.
E il testo infatti si conclude con una esortazione : “ Impariamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando sembra che l’annucio sia una semina nelle lacrime.” Il testo ora va ai vescovi e alle Chiese locali, ai movimenti, alle parrocchie ai singoli fedeli. Saranno i padri sinodali circa 250, ad avere il compito di trasformare queste indicazioni in proposte concrete, saranno loro a far vivere il dibattito interno alla Chiesa sui temi più sentiti dalle comunità cristiane sparse in tutto il mondo. Le loro proposte poi verranno consegnate al Papa al quale spetta il compito di riassumere e indirizzare nella esortazione post sinodale.