Il Papa: il Regno di Dio è un dono che esige la nostra collaborazione

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La parabola del seminatore con il mistero della creazione e della redenzione, “dell’opera feconda di Dio nella storia” e la parabola del granello di senape “pur così minuto, però, esso è pieno di vita” sono stati i temi che il Papa ha spiegato nella breve catechesi prima della recita dell’Angelus in Piazza San Pietro.

Migliaia di fedeli hanno ascoltato la riflessione di Benedetto XVI che ricordato che Cristo è “il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti.” E il piccolo seme che diventa il grande albero mostra che “la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. Così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante.” Crescita e contrasto sono le chiavi di lettura di queste due parabole, e il Papa conclude:

“Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo. Il seme germoglia e cresce, perché lo fa crescere l’amore di Dio.”

Dopo la preghiera il Papa ha ricordato che il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. “Essa – ha detto il Papa- vuole attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle condizioni di tante persone, specialmente famiglie, costrette a fuggire dalle proprie terre, perché minacciate dai conflitti armati e da gravi forme di violenza. Per questi fratelli e sorelle così provati assicuro la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede, mentre auspico che i loro diritti siano sempre rispettati e che possano presto ricongiungersi con i propri cari.”

Un pensiero poi al Congresso Eucaristico di Dublino divenuta “la città dell’Eucaristia, dove molte persone si sono raccolte in preghiera alla presenza di Cristo nel Sacramento dell’altare. Nel mistero dell’Eucaristia Gesù ha voluto restare con noi, per farci entrare in comunione con Lui e tra di noi. “

E un pensiero per Cecilia Eusepi, beatificata oggi a Nepi morta a soli 18 anni. “Questa giovane che aspirava a diventare suora missionaria, fu costretta ad abbandonare il convento a causa della malattia, che visse con fede incrollabile, dimostrando grande capacità di sacrificio per la salvezza delle anime Negli ultimi giorni della sua esistenza, in profonda unione con Cristo crocifisso, ripeteva: «è bello darsi a Gesù, che si è dato tutto per noi».”

Tra i saluti in diverse lingue particolare quello rivolto ai polacchi che hanno celebrato solennemente la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e la memoria del Cuore Immacolato della B. V. Maria. “A tutti i Polacchi – ha detto il Papa- auguro di imparare dal Cuore Divino di Gesù, che è traboccante di bontà e d’amore, la sensibilità alle necessità altrui, specialmente di chi è debole, provato dalla sofferenza. Da questo cuore, che è sovrano e centro di tutti i cuori, sappiano inoltre attingere la forza per costruire nelle famiglie e nell’ambiente di lavoro rapporti fraterni.”

Infine un grazie a coloro che hanno partecipato agli incontri promossi dal Movimento dell’Amore Familiare su “La preghiera del Padre Nostro e le radici cristiane della famiglia e della società”.

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