Siria: nuove prove dei crimini contro l’umanità
Dopo 15 mesi di violenze, il sottosegretario Generale dell’ONU per le operazioni di Peacekeeping in Siria, Herve Ladsous, ha ufficialmente dichiarato l’esistenza di una guerra civile in fieri: “Credo che ormai si possa affermare che si tratta di guerra civile. Quello che sta accadendo è molto chiaro, il governo siriano ha perso alcune aree del territorio ed ora combatte l’opposizione per riconquistarne il controllo”. II Ministro degli Esteri siriano ha immediatamente replicato che “In Siria non è guerra civile. Ciò che sta accadendo rappresenta azioni ad hoc verso gruppi armati ribelli che hanno scelto la via del terrorismo”. Ma i numeri parlano chiaro. Le conseguenze del conflitto in corso sono disastrose, ha sottolineato in una nota il network di associazioni Agire, l’Agenzia Italiana di risposta alle emergenze: 1.000.000 di persone ha bisogno di assistenza umanitaria immediata, mentre sono 78.000 i rifugiati nei paesi limitrofi e purtroppo il numero delle vittime ufficiali non è dichiarato da quando, nel marzo 2012, le Nazioni Unite hanno dovuto cessare il conteggio (fermo a 9.000 persone) per mancanza di fonti ufficiali. Anche il gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa, è stato costretto a lasciare la Siria dopo oltre trent’anni.
Il Paese sta attraversando una forte recessione, l’industria è ormai ferma e anche nella capitale Damasco cibo, acqua, gas e elettricità vengono razionate: “La comunità internazionale, ha ricordato Agire, non ha ancora definito una linea di intervento unitaria, nonostante i drammatici episodi di uccisioni di massa avvenuti a Houla e Mazraat al-Qubeir e i tentativi di raggiungere un accordo di pace avanzati fino ad oggi siano falliti”. La Croce Rossa Internazionale, unica realtà umanitaria ad operare nel Paese, ha affermato che sono numerose le aree fortemente colpite, e che è necessario intensificare la distribuzione di aiuti. Lo scioccante crescendo di uccisioni illegali, torture, detenzioni arbitrarie e distruzioni indiscriminate di abitazioni dimostra quanto sia urgente la necessità di una decisiva azione internazionale per fermare l’ondata degli attacchi, sempre più massicci e impuniti, delle forze armate e delle milizie governative shabiha in Siria.
Ciò è emerso da un nuovo rapporto di 70 pagine di Amnesty International, dal titolo ‘Rappresaglie mortali’, che fornisce nuove prove delle ampie e sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui crimini contro l’umanità e crimini di guerra, perpetrate nell’ambito di una politica di stato destinata a compiere rappresaglie contro le comunità sospettate di sostenere l’opposizione e a intimidire e assoggettare la popolazione: “Le nuove, sconcertanti prove di un sistema organizzato di gravi violazioni aumentano la necessità di una decisiva azione internazionale per fermare l’ondata dei sempre più massicci attacchi contro la popolazione civile, compresi crimini contro l’umanità e crimini di guerra, commessi dalle forze armate e dalle milizie governative nella totale impunità”, ha dichiarato Donatella Rovera, di Amnesty International, che ha recentemente trascorso alcune settimane nel nord della Siria per svolgere indagini sulle violazioni dei diritti umani. Amnesty International ha visitato 23 citta’ e villaggi nelle province di Aleppo e Idlib, comprese le zone in cui le forze siriane avevano lanciato attacchi su vasta scala anche durante i negoziati sull’applicazione dell’accordo in sei punti per il cessate il fuoco, promosso dalle Nazioni Unite e dalla Lega Araba tra marzo e aprile.
Dall’inizio delle manifestazioni per le riforme, nel febbraio 2011, Amnesty International ha ricevuto i nomi di oltre 10.000 persone uccise, ma ritiene che il numero effettivo possa essere considerevolmente più alto. Il rapporto di Amnesty International corrobora le conclusioni di altre indagini sulle violazioni dei diritti umani in Siria, tra cui il rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati che mette in evidenza come, nell’ultimo anno, le forze governative siriane si siano rese responsabili di ‘uccisioni e ferimenti, arresti arbitrari, detenzioni, maltrattamenti e torture’ di bambini anche di nove anni. Nel suo rapporto, Amnesty International rinnova ancora una volta l’appello al Consiglio di sicurezza di deferire la situazione della Siria al procuratore della Corte penale internazionale e di imporre un embargo sulle armi alla Siria, con l’obiettivo di fermare i trasferimenti al governo di Damasco. L’organizzazione per i diritti umani sollecita in particolare i governi di Russia e Cina a porre immediatamente fine alle forniture di armi, munizioni ed equipaggiamento, addestramento e personale militare, di sicurezza e di polizia alla Siria. Chiede infine al Consiglio di sicurezza di attuare il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti del presidente Bashar al-Assad e di altri che potrebbero essere coinvolti nell’ordine o nell’esecuzione di crimini di diritto internazionale.