Il Papa al direttore della Fao: ostacoli di ordine economico, sociale e politico impediscono di soddisfare i bisogni di chi soffre la fame

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Udienza del Papa questa mattina al Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) José Graziano da Silva. “Durante i cordiali colloqui- si legge nella nota ufficiale- è stato vivamente apprezzato l’impegno della Santa Sede e della Chiesa cattolica per combattere la fame e la povertà, soprattutto nel continente africano, e rimediare alla preoccupante situazione della sicurezza alimentare mondiale”, si legge in un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede”.

Nonostante vi siano risorse sufficienti per soddisfare i bisogni alimentari di tutto il mondo, persistano ostacoli di ordine economico, sociale e politico che impediscono di soddisfare tali bisogni. Si è infine auspicato che il settore rurale torni ad assumere un ruolo primario nelle strategie di sviluppo, che siano promossi modelli sostenibili di produzione agricola e di consumo alimentare e che si garantisca maggiore equità ed efficienza nella gestione del sistema alimentare”.

Il 16 novembre del 2009 Benedetto XVI era intervenuto alla apertura del Vertice Mondiale sulla Sicurezza alimentare con uno storico discorso.C’è cibo a sufficienza per tutti,disse, dobbiamo unire gli sforzi per sconfiggere la fame. La fame – disse – è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori”. E aggiunse: “Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme…Se si mira all’eliminazione della fame – ha affermato – l’azione internazionale è chiamata non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri – necessariamente etici e poi giuridici ed economici – in grado di ispirare l’attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo…Non bastano però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti – ha affermato – occorre un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che uniscono la persona e il creato”.

 

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