La musica che non c’è. Calvin Russell e Cristiano De Andrè
Il rock “robusto” del cantautore americano Calvin Russell ed i testi “immaginifici” di Cristiano De Andrè sono i protagonisti del nuovo appuntamento con “La musica che non c’è” curato da Gianni Giletti, membro della Fraternità del Sermig di Torino che ospita anche il Laboratorio del Suono. Una rubrica che parla di musica, ma non della solita “sbobba” che troppo spesso subiamo dai mass-media.
Parliamo di musica vera, che trasmette emozioni, che tocca il cuore e che non è tanto conosciuta. Meglio, tentiamo di trovare un disco – di ieri o di oggi – che ancora ci possa far sognare, spaziando un po’ su tutti i generi. Le caratteristiche che deve avere il “lettore tipo” sono la curiosità e la ricerca della qualità della musica…
CALVIN RUSSELL, A crack in time – New Rose 1990. Rock scuro, ballate in bianco e nero, voce roca e asciutta, questo cantautore texano si è sciroppato qualche anno di galera prima di esordire come musicista (a ben 40 anni) con questo disco! Ma direi che sono stati anni ben spesi, se il risultato è questo. Un disco davvero robusto, dolente, ma non triste, con rock tirati e ballate da linea di confine, non so se capite cosa intendo. Lui ha una faccia da sopravvissuto, con tagli e cicatrici, tanto che potrebbe fare la controfigura del Gladiatore, ma la voce è splendida, evocativa ed in linea con il carattere del personaggio. A crack in time è del 1990, stampato curiosamente da un’etichetta francese, anche se lui è del Texas e da allora il Nostro non si è più fermato: 12 dischi uno più bello dell’altro, dove Russell porta avanti il proprio discorso musicale con coerenza e brillantezza, sostenuto da lunghissimi tour americani ed europei che lo hanno fatto conoscere a tanta gente, soprattutto in Francia. Certo, lui non è una stella di prima grandezza, ma uno di quegli artisti di culto che vendono bene, senza fare tanto cinema e facendosi apprezzare in tutto il mondo per la sincerità della musica, senza fronzoli e payettes. Il disco lo si trova senza fatica sui portali tipo Amazon.com o Djangos.com con pochi soldi, addirittura in un’edizione insieme al disco successivo. Buon ascolto and good long run! Ecco una pillola
CRISTIANO DE ANDRE’, Scarαmante – 2002. Nel recensire questo disco esco un po’ dal seminato della nostra rubrica, in quanto l’autore ha sfiorato la vittoria ad un Sanremo (incredibile!) e quindi proprio sconosciuto non è, anzi, è pure figlio d’arte e dunque… Però la recensione la faccio lo stesso perchè Scarαmante è davvero un grande disco ed in radio non mi sembra di averlo ascoltato. Mi sento di poter dire che non solo il Nostro si è definitivamente scrollato di dosso l’ombra artistica di un genitore molto ingombrante (forse il più ingombrante, in Italia), ma penso davvero che Cristiano dal punto di vista musicale sia migliore del papà. Ascoltatevi Lady barcollando e ditemi se non ho ragione! Come il padre, però, è intelligente da circondarsi di artisti che lo completano e lo migliorano. Cito il solito Mauro Pagani – marchio di famiglia – ma anche Oliviero Malaspina che lo affianca nella composizione. Il disco è quanto di meglio si possa ascoltare oggi da un “classico” cantautore italiano: testi ispirati ed evocativi, immaginifici ed efficaci, musiche che attingono alla tradizione italiana ma anche alle tradizioni musicali del mondo. Ma tutto questo non basta perchè ci sono altri due termini adatti a questo disco: divertente e coinvolgente. Divertente perchè sono mescolati in maniera accattivante le diverse tendenze musicali di cui si parla sopra e coinvolgente perchè i testi ti acchiappano alla prima canzone e non ti mollano nemmeno dopo l’ultima, tanto che scatta di nuovo il play. A colpo sicuro! Ecco un assaggio