Il cardinale Bertone in Polonia: alla scuola di Giovanni Paolo II

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Identità, spiega Bertone, perchè l’annuncio chiaro ed esplicito di Cristo fa parte della missione della Università cattolica. Rilegge le parole di Papa Benedetto XVI il cardinale e mette in guardia dalla “tentazione della secolarizzazione per le Università cattoliche presenti nei Paesi di tradizione cristiana: cancellando l’aspetto confessionale, esse minimizzano i segni della loro identità cattolica e riducono questa a un umanesimo consensuale e il Cristianesimo a un insieme di valori.” Del resto la fede per incarnasi deve passare dalla cultura ed è necessario che le università siano il ponte per questa incarnazione e così siano al servizio della società. La domanda è diretta: “L’Università, specialmente cattolica, non deve forse essere quel luogo di pensiero di cui il mondo ha tanto bisogno? Ciò è tanto più vero dal momento che una delle principali ragioni della crisi che colpisce oggi tutta la società ed ogni società consiste in una visione strettamente riduttiva e frammentata della realtà: spesso analizzata in termini soltanto economici o sociali, questa crisi non è colta nelle sue dimensioni culturali e spirituali.” Il dramma moderno è la mancanza di coscienza della spiritualità dell’uomo malamente confusa a volto con uno spiritualismo superficiale.

L’università cattolica è un mezzo fondamentale per permettere invece quell’incontro tra fede e ragione che allarga le prospettive stesse della ragione arrivando “ad una visione integrale dell’uomo e della verità corrisponderà la ricerca del bene integrale dell’uomo.” La conclusione è che “università cattoliche e nuova evangelizzazione fanno parte della missione profetica della Chiesa” e deve quindi, per essere fedele al suo mandato e alla sua identità continuare ad essere o diventare nuovamente “una Università essenzialmente missionaria”.

Sabato mattina dopo la celebrazione della messa in forma privata nella basilica cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao, e dopo aver sostato in preghiera davanti alle reliquie di san Stanislao e aver reso omaggio alla tomba del presidente Lech Kaczyński, il cardinale si è trasferito a Łódź dove, nel Seminario maggiore, ha incontrato i rappresentanti del mondo della cultura e della scienza e in una conferenza ha parlato di Giovanni Paolo II testimone e maestro della cultura della vita. Una occasione per rileggere alcuni passi del pensiero e soprattutto della vita vissuta dal Papa beato che della cultura della vita ha fatto la chiave del pontificato.

A partire dalla Redemptor Hominis la prima enciclica dedicata alla causa dell’uomo e alla sua dignità. Anche su questi temi il filo rosso che porta da Paolo VI a Benedetto XVI è la convizione che la causa dell’uomo obblighi la Chiesa ad “intervenire sui temi che riguardano da vicino la crescita e lo sviluppo dell’uomo. Questo contributo non inficia, ma anzi arricchisce il principio di una «sana laicità», perché si sforza di fornire un apporto originale alla costruzione del bene comune.” Il cardinale ha ricordato molti momenti della vita di Giovanni Paolo II, concludendo sulla “Evagelium vitae” la enciclica “che ha orientato la riflessione sulle sfide moderne concernenti la vita. Fra di esse vi è anche la nascita e lo sviluppo sempre più diffuso della ricerca scientifica, specialmente nel campo della bioetica, che ha conseguito traguardi inimmaginabili, non senza però alcuni rischi che includono prospettive drammatiche quando viene a svanire ogni riferimento etico e religioso.”

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