Se potesse esistere un dialogo, cosa direbbe il virus all’essere umano? Dialogo dei minimi sistemi
In un insolito tepore primaverile
sono trascorsi i proverbiali giorni della merla,
ma alle calen di marzo
non è seguita alcuna primavera.
Anzi, quando doveva splendere il sole,
si è abbattuta sul mondo dell’uomo
la più grande tempesta
che recente memoria rammenti.
Non si è mosso né terremoto né ciclone!
È bastato il semplice alitare
di una invisibile creatura che,
per mezzo dell’uomo,
con velocità di lampo
è arrivato là dove
da solo mai sarebbe giunto.
Da quel momento,
come aria e come vento,
è in ogni luogo,
non lo vediamo
né lo possiamo vedere e sentire,
eppur lo respiriamo.
Anche lui,
come ogni forma di vita
lotta per vivere
e cerca là dove trova le condizioni
confacenti al suo esistere.
Come uccello che a primavera
nidifica nei rami della siepe,
altrettanto lui depone le sue uova
nelle ramificazioni polmonari.
Un grido si leva:
Virus maledetto,
subdolo strumento di maligna natura!
Perché stai distruggendo noi
e il nostro mondo?
Se l’anonima creatura replicar potesse,
forse chiederebbe all’uomo,
guarda bene amico mio:
tu, come me,
per il viver tuo,
distruggi più vite
di quante ne distrugga io!
Tu, che tutte le cose
a tuo capriccio a vantaggio annomi,
nel tuo gran sapere
Virus mi chiami!
Ti rammento ancora
che io – dice il Virus – nel mio fare,
mai potrei eguagliare
lo strame di morte
che tu nei secoli hai lasciato,
io mai potrei nella mia specie
seminar la guerra come tu fai!
Nemmen potrei appestare
terra acqua e cielo
e peggio ancora
sovvertire quell’ordine in natura dato,
che nel tuo fare sovverte ogni stagione.
Forse, se dal trono ove ti sei posto,
tu scendessi al pari mio,
e ben considerassi
il mio ed il tuo fare,
difficile non ti sarebbe
misurare chi fra me e te
è il più letale.