Primo giorno di interrogatorio per Paolo Gabriele secondo i codici vaticani
Un interrogatorio formale a Paolo Gabriele è iniziato oggi secondo le procedure del codice di procedura penale vigente nello Stato della Città del Vaticano. La notizia di oggi sulla vicenda del furto e della pubblicazione di documenti riservati del Papa è questa. Per il resto c’è solo da ripassare l’ordinamento giudiziario dello Stato e ricordarsi che l’istruttoria non è pubblica. Pubblico invece, se ci si arriverà, sarà la celebrazione del processo. Ad aiutare i giornalisti nella conoscenza delle leggi vaticane martedì in nella Sala Stampa della Santa Sede è arrivato un giudice del Tribunale che non è al momento coinvolto nella procedura che riguarda Paolo Gabriele. Il professor Paolo Papanti- Pellettier ha spiegato quali sono le fonti del diritto vaticano, oltre, naturalmente, il diritto canonico.
Alla nascita dello Stato della Città del Vaticano nel 1929 Pio XI “si trovò nella necessità di dotarsi di un sistema giuridico completo. Per questo sono stati recepiti i codici civili, penali, di procedura civile e penale che allora erano vigenti nel Regno d’Italia. Per quanto riguarda il codice penale – prosegue Papanti- Pellettier- abbiamo il codice Zanardelli del 1889, codice di stampo liberale con pene miti, che aboliva la pena di morte, molto diverso dal codice emanato in epoca fascista, il codice Rocco, tuttora, anche se molto modificato, vigente in Italia. Il codice di procedura penale è il Finocchiaro-Aprile del 1913, per il Codice Civile abbiamo applicato fino a due anni fa quello del Regno d’Italia del 1865, e poi due anni fa il Santo Padre ha deciso di applicare il codice vigente in Italia, con le modifiche ovvie sul diritto di famiglia etc, e poi il codice di procedura civile, l’unico espressamente redatto per lo Stato di Città del Vaticano.” Da notare che Finocchiaro-Aprile aveva addirittura combattuto con Garibaldi a Monterotondo nel 1867, poi divenne ministro della Giustizia.
Come in Italia in Vaticano ci sono tre gradi di giudizio, e la Cassazione giudica la legittimità di una sentenza e non il merito. Gli interrogatori si svolgono quindi con un magistrato inquirente, e l’imputato ha i suoi avvocati al suo fianco. Dopo la istruttoria formale, con interrogatori ed indagini, ci sarà o il proscioglimento o il rinvio al processo che sarà celebrato nell’ aula del Tribunale nel Palazzo dei Tribunali proprio alle spalle della basilica vaticana. La fase istruttoria, ha spiegato Papanti- Pelletier, non è pubblica per garantire l’imputato ed eventuali altre persone ascoltate. Per questo è stato molto grave aver pubblicato il nome di Gabriele prima di un pronunciamento ufficiale dei magistrati vaticani. Un fatto che mette in discussione la responsabilità etica di alcuni giornalisti. “Non è eticamente giusto- ha detto il giudice- che siano dati nomi in pasto all’opinione pubblica.” Il reato che è stato contestato a Paolo Gabriele è “furto aggravato”, e prevede una pena massima di 6 anni. L’ aggravante è che il furto è commesso da persona che frequenta la casa del derubato e gode della sua fiducia. A proposito delle indagini Papanti- Pelletier ha ricordato che è prevista la giurisdizione vaticana per reati gravi, riguardo alla sicurezza o a segreti di stato, commessi in Italia o altri stati.
La collaborazione con l’Italia è piena e se servirà si potranno chiedere indagini o interrogatori tramite rogatorie alle autorità italiane. Quello che cambia davvero le procedure è la possibilità per il Papa che è a capo dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, di intervenire in ogni momento della istruttoria o del processo. Un evento che non accade mai e i magistrati, conferma Papanti- Pellettier “lavorano in perfetta libertà ed autonomia.” Fin dai primi momenti della vicenda si vocifera che Gabriele potrebbe ottenere una forma di perdono pontificio in cambio della collaborazione alle indagini che ha confermato tramite i suoi avvocati. C’è anche il solito monsignore anonimo che fa girare la voce di un prossimo trasferimento di Gabriele dalle camere di sicurezza in Vaticano ad un luogo “sicuro” e riservato lontano dalle Mura leonine. Ma non si sa ne quando né, soprattutto, perché.
Intanto Paolo Gabriele trascorre la sua “prigionia” in una camera con servizi privati, giornali, viste della moglie. I pasti sono quelli della mensa della Gendarmeria vaticana e domenica è stato accompagnato alla Messa in Vaticano senza alcuna restrizione. Per il resto meglio attendere le comunicazioni ufficiali.