Quando la famiglia è il Paradiso in terra

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Solo l’amore può trasformare il mondo. Benedetto XVI lo ripete dall’inizio del suo pontificato, lo ha scritto nella sua prima insuperabile enciclica Deus Caritas Est, lo ripete in ogni parte del mondo. E lo ripete alle famiglie di tutto il mondo. La famiglia è il luogo dove si impara l’amore, che non è un impegno facile, banale. L’ amore cristiano non passa, non si spegne, è un amore esigente e coinvolgente. Il Papa lo sa bene quando dice che sostiene insieme alla Chiesa i fedeli che “pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione.” Chiede loro di essere uniti alle loro comunità, chiede alle diocesi di essere loro vicine. Soprattutto lo sa perché lo ha vissuto nella sua casa, nella sua famiglia, in quella Baviera sfigurata dalla guerra, segnata dalla miseria. In mezzo alle bufere della storia nella famiglia Ratzinger “era sempre domenica”.

E’ il racconto di una famiglia che prega, ascolta la musica, fa festa “tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili.” piccole gite nei boschi: “In una parola, eravamo un cuore e un’anima sola.” Tanto che si superava tutto: “questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose.” E il Paradiso deve essere così per il Papa: “se cerco di immaginare un po’ come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare «a casa», andando verso l’«altra parte del mondo”.

Il Papa sa che l’ amore non è utilitaristico. Sa che dire “sì” è come scalare un monte, lo ha detto ai giovani di Milano. Non siate pigri, ha detto il Papa, “siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della gioia.” Ecco l’egoismo è nemico della gioia. Non è un concetto banale, piuttosto è un principio così profondamente cristiano che spaventa molti. E’ il rovesciamento del pensare comune. É lo scandalo della croce. E l’amore è anche quello della passione civile, quello per la libertà, che, come dice Ambrogio differenzia i buoni dai cattivi governati, perchè “ i buoni amano la libertà, i reprobi amano la servitù” Principio che non vale solo per i governati, ma per ogni singolo essere umano. Ma la libertà da amare, ancora una volta, “non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno.”

Diventa un fatto di diritto, di libertà religiosa, di laicità dello Stato: “assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.” Amore è quello per un Dio che non ci è lontano, nel cielo stellato, come canta Schiller, ma cerchiamo un Dio vicino, “che soffre con noi e per noi e così ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell’altro e di trasformarla in amore.” Amore, ancora una volta, che significa anche accoglienza e carità, come fa la diocesi di Milano con le famiglie in difficoltà. E amore è quello della Chiesa di Ambrogio per Pietro. Una Chiesa romana pure nella profonda identità del suo rito, della sua tradizione di santi laici, sacerdoti e vescovi. Essere e non avere, amare e donarsi piuttosto che chiedere, e pensare agli altri “essere sempre solidali con le famiglie che vivono maggiori difficoltà, penso alla crisi economica e sociale, penso al recente terremoto in Emilia.”

E’ questo il messaggio che porterà le famiglie di tutto il mondo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti a celebrare la prossima Giornata Mondiale dell’ amore vissuto e insegnato.

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