Il Papa: il celibato è un segno luminoso
Il celibato sacerdotale e la verginità consacrata sono il segno luminoso della carità pastorale e di un cuore indiviso. Bendetto XVI inizia la sua giornata milanese con la recita dell’ Ora media nel duomo. Con lui i sacerdoti, i seminaristi i religiosi di tutta la diocesi. Una preghiera che ricorda l’obbedienza di Gesù che “sala ingiuriato sulla croce”, riferimentio “all’amorosa obbedienza di Gesù alla volontà del Padre”. É il momento più alto della preghiera liturgica. “Le nostre labbra- dice il Papa- i nostri cuori e le nostre menti, nella preghiera ecclesiale, si fanno interpreti delle necessità e degli aneliti dell’intera umanità.” Benedetto XV riprende le parole di Paolo VI quando, ancora vescovo di Milano nel 1958 ordinò 46 sacerdoti della diocesi: “Comincia la vita sacerdotale: un poema, un dramma, un mistero nuovo … fonte di perpetua meditazione …sempre oggetto di scoperta e di meraviglia; [il Sacerdozio] è sempre novità e bellezza per chi vi dedica amoroso pensiero … è riconoscimento dell’opera di Dio in noi”.
E’ un darsi totalmente a Cristo e agli uomini e, aggiunge il Papa “non c’è opposizione tra il bene della persona del sacerdote e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge, in modo che il popolo di Dio cresca nella comunione con Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinità. Ogni nostra azione, infatti, ha come scopo condurre i fedeli all’unione con il Signore e a fare crescere la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo.” Per questo il celibato e la verginità sono segni luminosi, “l’amore per Gesù vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il «sì» alla volontà di Dio.” Rilegge Ambrogio il Papa che ama Agostino: “Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura delle febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento.”
E poi indica i modelli moderni di santità nella vita consacrata e donata: “ i Beati sacerdoti Luigi Talamoni, Luigi Biraghi, Luigi Monza, Carlo Gnocchi, Serafino Morazzone; i Beati religiosi Giovanni Mazzucconi, Luigi Monti e Clemente Vismara, e le religiose Maria Anna Sala ed Enrichetta Alfieri. Per la loro comune intercessione chiediamo fiduciosi al Datore di ogni dono di rendere sempre fecondo il ministero dei sacerdoti, di rafforzare la testimonianza delle persone consacrate, per mostrare al mondo la bellezza della donazione a Cristo e alla Chiesa, e di rinnovare le famiglie cristiane secondo il disegno di Dio, perché siano luoghi di grazia e di santità, terreno fertile per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.”
Il cardinale Angelo Scola ha ricordato gli impegni diocesani per il rinnovamento liturgico del rito ambrosiano, basato sualla grande eredità dei ministeri dei cardinali Martini e Tettamanzi. Poi un ripensamento della catechesi per l’iniziazione cristiana, nuove forme di inserimento per i sacerdoti, anche se non mancano prove e sofferenze. E il cardinale conclude il suo saluto con le parole che Benedetto XVI disse a Verone nel 2006: “ io ma non più io “, è questa la missione dei consacrati. Nel duomo centinaia di seminaristi e giovani suore che hanno salutato il Papa con l’entusiasmo della fede e con affetto sincero e spesso sotto le ampie arcate del duomo è risuonato il grido : Viva il Papa”. Benedetto XVI si è poi trasferito allo stadio di san Siro per incontrare i giovani cresimandi.