Olimpiadi, atleti e proteste

Gli atleti italiani devono boicottare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino? Questione spinosa, anche perché bisogna risalire al doppio boicottaggio degli anni ’80, con gli Usa a disertare Mosca 1980 e i sovietici a boicottare Los Angeles 1984 per ritrovare la politica e la geopolitica al centro dei Giochi. Il governo cinese sta utilizzando l’evento per accreditarsi a livello mondiale, lanciando peraltro una serie di avvertimenti, come dimostrato nel caso della censura di internet. Sull’altro fronte, numerose associazioni e organizzazioni di difesa dei diritti umani spingono affinché la voce del mondo dello sport e della comunità internazionale in genere sia più severa nei confronti delle limitazioni di libertà e delle violazioni dei diritti umani perpetrate nel paese.

E’ vero che la politica dovrebbe star fuori dallo sport, ma è anche vero che nel caso cinese si parla di rispetto dei diritti umani, e non meramente di politica politicante, quella dei partiti come fazioni politiche e giochi di interessi. Una questione di civiltà dunque, ancor prima del resto, di fronte alla quale la vera responsabilità spetta certamente ai singoli atleti (peraltro catapultati in un gioco più grande di loro) ma anche alle Federazioni nazionali e in definitiva al Comitato olimpico internazionale, che assegnando a Pechino l’organizzazione della manifestazione ben conosceva, già otto anni fa, i buchi neri cinesi.
Una cosa dovrebbe certamente essere evitata: scaricare addosso al singolo atleta la scelta di una protesta, vibrata o silenziosa che sia, durante le gare olimpiche. Il rischio è infatti quello che ad essere osservate non siano tanto le prestazioni atletiche, ma i comportamenti a bordo campo, l’atmosfera, la presenza o meno di striscioni, manifesti, gesti o parole che potrebbero arrivare perfino a dividere gli atleti in due categorie, quelli “pro” e quelli “contro”. Non permettere che nulla – men che meno gli interessi economici che stanno certamente dietro ad una Olimpiade – sopravanzi in importanza il rispetto dei diritti umani è più che mai giusto, ma anche le proteste dovranno essere gestite con saggezza, anzitutto da parte delle molte organizzazioni internazionali indipendenti che premono per proteste evidenti e persino clamorose.