Sars-CoV2 salgono ancora i numeri. Stanare chi esce di casa senza necessità. Serve il pugno duro. Serve l’Esercito
La pandemia in Italia e nel resto del mondo di Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2, prosegue. I dati del 20 marzo sono ancora una volta pesanti e testimoniano le difficoltà nel rallentare la corsa del virus. I casi totali sono arrivati a 47.021, dei quali 37.860 sono infezioni in corso, 4.032 deceduti e 5.129 guariti. Aumenta ancora un volta le pressione sulle terapie intensive, sono 2.655 (+159) e questo sarà un dato destinato ad aumentare nei prossimi giorni visti i lunghi tempi di permanenza dei pazienti in queste strutture.
L’emergenza sta mettendo in ginocchio intere regioni italiane, in particolare la Lombardia. L’Italia è il paese che per primo in Occidente ha messo in campo misure straordinarie, decidendo la chiusura di tutti gli esercizio commerciali non essenziali e chiedendo alla popolazione di limitare gli spostamenti. Un modello che stanno iniziando a imitare in tutto il mondo.
Ancora si attende l’arrivo del picco, mentre gli scienziati cercano di stimare quando arriverà e le strutture sanitarie combattono ora dopo ora per reggere l’urto dei contagiati.
Il dato dei decessi totali, come ha ricordato l’Istituto superiore di Sanità, risente di due elementi: vengono classificati come “Coronavirus” tutti i decessi di persone positive, che però in oltre il 99% dei casi presentano altre patologie importanti. Secondo, i test vengono ormai eseguiti solo sui pazienti ospedalizzati, restringendo così il denominatore sul quale conteggiare i decessi.
Il Policlinico Campus Bio-Medico dell’Opus Dei, della Rete del sistema sanitario regionale del Lazio, è il primo Ospedale in Europa che acquisisce il sistema di intelligenza artificiale utilizzato negli Ospedali di Wuhan per la diagnosi precoce e il monitoraggio di Polmoniti da Covid19.
Il sistema di intelligenza artificiale è in grado di fornire una risposta in 20 secondi partendo dall’analisi delle immagini della TC polmonare.
Il tasso di attendibilità è del 98,5 percento ed è stato testato con pieno successo su pazienti anonimizzati in cieco dai medici radiologi del Policlinico Campus Bio-Medico, guidati dal Direttore della UOC di Diagnostica per Immagini Prof. Carlo Cosimo Quattrocchi e dal Direttore dell’Imaging Center Prof. Bruno Beomonte Zobel.
Gli ingegneri cinesi della società europea che ha ideato la soluzione tecnologica hanno lavorato alacremente con il personale del Policlinico Campus Bio-Medico per installare il sistema di intelligenza artificiale e insieme hanno lo hanno sviluppato per adattarlo alle esigenze italiane.
L’applicazione basata sull’intelligenza artificiale, oltre a fornire la risposta immediata sul tipo di polmonite (virale da Covid-19 vs. altre patologie come polmoniti batteriche, bpco, ecc.), è in grado di calcolare il volume di compromissione polmonare espresso in cm cubici e di fornire pertanto una valutazione di prognosi, miglioramento o peggioramento della situazione del paziente.
In questa situazione di emergenza, il Policlinico Campus Bio-Medico mette a disposizione questo importante sistema di analisi massiva degli esami diagnostici TC a tutte le strutture laziali e nazionali. Sarà infatti sufficiente agli ospedali di tutto il territorio fornire in via digitale le immagini TC polmonari dei pazienti e l’equipe dell’Imaging Center e della Diagnostrica per Immagini del Policlinico Campus Bio-Medico fornirà il riscontro strutturato del sistema di intelligenza artificiale.
Concentrare la lettura dei dati favorirà l’apprendimento da parte del sistema per una sempre più accurata performance e aiuterà ad avere il quadro dell’evoluzione del contagio in maniera sempre più mirata e tempestiva.
Il Bollettino Medico N. 50 del 20 marzo 2020 dello Spallanzani. Per quanto tempo dobbiamo ancora aspettare per vedere il Bollettino Medico N. 1 della Direzione della Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano, dove “le misure drastiche non sono sempre buone”?
Un medico contagia sette colleghi dell’ospedale di Castellaneta: “Uno sfacelo, ha mentito su febbre”
Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha chiesto l’avvio di un procedimento disciplinare e l’eventuale licenziamento di un dipendente dell’ospedale di Castellaneta, un dirigente medico positivo al Covid-19, che non avrebbe rispettato i protocolli di sicurezza contagiando altri tre medici e quattro infermieri. Lo comunica lo stesso Emiliano precisando di aver informato il procuratore di Taranto “per consentirgli di iniziare tempestivamente la sua doverosa indagine”.
L’allarme è stato dato dal Sindaco della città tarantina, nonché presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Gugliotti: “È andato in ospedale per due settimane, anche per sottoporsi a test clinici, ma ha taciuto sulla febbre”. Il risultato: sette casi positivi, di cui tre primari e quattro infermieri, quasi nessuno con sintomi se non lievi. Altri tre casi dubbi e 54 tamponi che riguardano di fatto l’intero personale della struttura, di cui si aspettano domani sabato 21 marzo dovrebbero arrivare i risultato.
Quindi, nell’ospedale San Pio di Castellaneta è scoppiato una sorta di focolaio Covid-19. Ma l’aspetto ancor più grave è che a causarlo sarebbe stato un medico dello stesso nosocomio. Sarebbe stato a Milano nella prima settimana di marzo e, dopo aver avvertito sintomi la scorsa settimana, non avrebbe rispettato i protocolli dettati dalle autorità sanitarie nazionali per l’emergenza.
“Quello che è accaduto – sottolinea Gugliotti – è gravissimo, inaudito, inconcepibile. Un medico, che lavora in ospedale, è andato lì, in nosocomio, e invece di passare dal pre-triage come prevedono la procedura e i protocolli, è andato regolarmente al pronto soccorso, come se nulla fosse, e da lì è andato poi nei reparti. Si è permesso il lusso di girare vari reparti e ora abbiamo medici, caposala e impiegati della direzione sanitaria positivi”. Secondo una ricostruzione avrebbe proseguito la sua attività le settimane scorse incontrando il personale medico e amministrativo del nosocomio. Si sarebbe anche sottoposto lui stesso a degli esami clinici. Ma dopo aver avvertito i sintomi si sarebbe rivolto al suo stesso ospedale senza passare dal pre-triage allestito con una tenda all’esterno della struttura. “A Castellaneta – continua Gugliotti – non avevamo nessun caso fino a tre giorni fa. Chiediamo a tutti i cittadini di rispettare le regole e di restare a casa, è inaccettabile che a causare tutto ciò sia stata la leggerezza di un medico che è stato venerdì scorso nei reparti di pronto soccorso, pneumologia e radiologia, nonostante si sentisse poco bene. Stiamo facendo le verifiche del caso e stiamo avendo conferma delle eventuali violazioni del protocollo, ma mi dicono tutti che sia andata purtroppo così”.
“Il quadro completo lo avremo con l’arrivo di tutti i risultati – spiega ancora il sindaco di Castellaneta – ma non sono affatto fiducioso. Solo a quel punto potremo capire se andranno chiusi alcuni reparti o meno, sperando di evitare il rischio di chiudere l’intero ospedale”.
Ci vuole il processo penale per gente così.
#ilvirusincarrozza
#ilvirusringraziailcoglione
Caro Rosario, non aver paura. Il Coprifuoco arriverà, appena l’Esercito sarò pronto (e il Governo si decide, speriamo presto).
#ilviruseugualepertutti
E se anche questo non avrà effetto, arriverà anche la Legge marziale.
Perché #ilvirusnonperdona
#iiorestoincasa
A Bari si usano droni per stanare chi esce di casa senza necessità
Per verificare che non ci siano assembramenti (sic! no solo persone isolati che vanno a zonzo) in violazione del decreto firmato dal premier Giuseppe Conte, l’amministrazione comunale di Bari ha messo in campo anche i droni, velivoli a pilotaggio remoto in dotazione alla polizia locale.
L’obiettivo è di contribuire dall’alto al controllo del territorio per per stanare gli individui che vìolano le norme che limitano a tre i casi in cui è consentito uscire di casa, almeno fino al 3 aprile. Ovvero, lo stato di necessità (la spesa o l’acquisto dei farmaci, per esempio), motivi di salute o di lavoro.
I primi controlli al quartiere San Paolo, periferia a nord di Bari, con il Sindaco Antonio Decaro e il Comandante della polizia locale, Michele Palumbo. Fin dai primi giorni dell’emergenza Decaro è stato in prima linea nelle verifiche. E via Facebook aveva annunciato il pugno duro nei confronti di chi continua a ignorare le norme. L’ultimo suo post risale a giovedì 19 marzo: “Nel caso non fosse ancora chiaro è assolutamente vietato uscire di casa, se non per motivi di estrema necessità”, aveva scritto il primo cittadino commentando una foto. La stessa che ritrae almeno nove persone all’angolo di una palazzina popolare. “Le persone che vedete in foto sono state rintracciate e denunciate dai carabinieri per violazione dell’articolo 650 del codice penale. Ora rischiano l’arresto fino a tre mesi e una ammenda fino a 206 euro. Ma se volete – si legge ancora nel post – continuate a uscire di casa. Vi stiamo aspettando”. #glitronzichevannoazonzo
I droni sono stati impiegati da altri Comuni. Trani e Mola di Bari, per esempio. E da venerdì 20 marzo, nell’elenco delle amministrazioni che hanno scelto di far decollare i propri occhi elettronici per denunciare chi viola le norme anti-Coronavirus c’è anche il capoluogo pugliese.
Quelli che “io sto in casa” e quelli che no
di Alberto Giovagnoni
Umbrialeft.it, 18 marzo 2020
È ufficiale perché sono dati della Regione Lombardia ricavati dalla tracciabilità degli spostamenti delle singole persone attraverso i database.
Quasi la metà dei suoi abitanti se ne infischia altamente della Quarantena e continua a circolare tranquillamente come se niente fosse (la foto dei navigli parla chiaro). Fa impressione vista la situazione drammatica dell’area in questione, ma non è che dalle altre parti vada meglio. Ognuno di noi ha modo di verificare che il traffico automobilistico e pedonale è diminuito si, ma ancora molto meno del dovuto. Questo rischia di vanificare i sacrifici dell’altro 50% . Non è un caso che gli esperti parlino di consistente peggioramento nel centro-sud la prossima settimana (il Nord è già “pieno” di suo). Italiens” diceva con disprezzo nei nostri confronti, nel film Mediterraneo, un ufficiale inglese.
Ma la colpa è solo in parte nostra. Deriva invece proprio dalla loro cultura, dal liberismo Tatcheriano , quello dell’individualismo sfrenato in onore del dio danaro, che produce egoismo a quintali. Una cultura che, rafforzando alcune nostre debolezze, fa si che un evento, per quanto tragico come una pandemia, non venga preso sul serio finchè riguarda gli altri (ma chi se ne frega, tanto muore solo chi è vecchio). È la legge dei diritti individuali che ormai hanno sovrastato e annullato quelli collettivi. E allora, in frangenti drammatici come questi le sole raccomandazioni o le blande misure di controllo, lasciano il tempo che trovano.
Se i dati non cambiano rapidamente, non resta quindi che usare la costrizione. Ci vuole una specie di coprifuoco coatto con controlli elettronici, come hanno fatto i cinesi e i coreani. Altrimenti è meglio dar ragione a Boris Johnson e alle sue teorie del gregge e del “a chi tocca tocca”.
PS 1 – Il “Grande Fratello” è tra noi – A tutti quelli che obietteranno che questo permetterà il controllo di dati, vita, spostamenti, animali, preferenze, amanti e gusti del mangiare di tutte le persone, rispondo che questo controllo, dall’entrata in vigore del sistema “Echelon”, è già attivo da qualche decina di anni, come dimostrano le metodologia usate dalla regione Lombardia in questo frangente.
PS 2 – Il colpire gli irresponsabili – Non vi spaventate della parola. Il coprifuoco a chi attua la quarantena non Cambia nulla, perché lo sta già praticando. Serve solo per il “gregge” degli irresponsabili.
Segue un’articolo del 9 marzo 2020. Siamo 11 giorni in avanti e i numeri delle vittime del Sars-CoV-2 salgono: oggi è stato superata quota 4.000 decessi, un triste primato e 47.021 gli infettati. Cosa aspetto ancora il Governo a mettere i militare in strada (la Sicilia, la Campania e la Lombardia hanno già dato l’esempio). Ma ci vuole molto di più per fermare #glistronzichevannoazonzo #ilvirusringrazia #ilvirusnonciavrai #iorestoincasa
Calci nel sedere al popolo che crepa di aperitivi. Isolate chi non vuole isolarsi
di di Emanuele Ricucci
Il Giornale, 9 marzo 2020
Dei furbi e dei fessi è il regno d’Italia, ci insegna l’eterno maestro Giuseppe Prezzolini. Codice della vita italiana: “Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro. L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono”.
Isolate chi non vuole isolarsi. Mostrategli la vostra rabbia, gettategli pure addosso la vostra paura, contagiateli con essa, visto che costoro ne sono sprovvisti.
È il momento della durezza. Non della comprensibile irritazione verso il fratello che sbaglia, ma della fermezza assoluta, della pizza in faccia al fratello suicida! Non sta a me dirlo, che non sono nessuno. Ma poco importa della mia qualifica sociale: anche io, come tutti noi, rischio. Rischio e mi attengo agli esperti. Di certo non vivrò nell’ipocondria e nel terrore, ma presterò molta attenzione, limitando la mia vita, e adattandola a questo momento per sviluppare utilità condivisa e serenità personale.
Sacrosanta la leggerezza per non esplodere nella tensione intima e nel panico (da infodemia). Non immaginate quanto vorrei essere più sereno e ottimista. Sacrosanto, però, il riassunto monito disperato: “STATE A CASA, e trovate dentro casa, e dentro di voi, la leggerezza”. Magari una passeggiata serale, magari lo sport, la lettura, la meditazione, la preghiera, il sesso coniugale, ma EVITATE di assembrarvi, pomiciarvi, rotolarvi nell’erba abbracciati. Mannaggia l’erba!
Il terrore che non viene dalla mia limitazione, ma dall’assenza di quella altrui.
Ho il terrore di convivere con chi non sa rinunciare, nemmeno di fronte a un’epidemia. La paura, vera, di essere travolto da questa dissennata deficienza. Il terrore autentico di una gente completamente disabituata alla complessità, al ragionamento sopra le cose, alla solitudine, al pensare come raccoglimento necessario in questo momento e quindi al dedicarsi la vita, che non sia l’aver dato sfogo alla propria, tangibile soddisfazione. Disabituata al combattimento, ma che si tatua “resilienza”. Negli atti, anche nella capacità di saper essere sola.
Gente indegnamente figlia di quei fanti che cento anni fa, sacrificando totalmente se stessi, hanno reso grande l’Italia. Ho paura e schifo di una gente irresponsabile. Nonostante il divieto, nonostante il semplice buon senso. Gente che non sa distinguere paura e angoscia. La paura che attiva la massima reazione di sopravvivenza, e l’angoscia che attiva il meccanismo della sottomissione alla psicosi. È la cultura del “Vaffanculo” che slega dalle forme di responsabilità civile, dalla “dura lex, sed lex”, che permette l’elevazione dell’emozione a governo del reale e la relativizzazione dell’azione politica in nome della redenzione collettiva. La cultura del “Vaffanculo” è tra le palesi e peggiori manifestazioni della distruzione e del rifiuto dei modelli di autorità, portoni di ingresso della postmodernità. Modelli di autorità non solo pubblicamente riconosciuti (lo Stato al collasso sanitario impone per decreto il divieto e me ne fotto perché non posso fare a meno dell’appagamento della mia egoistica individualità) ma anche come regolazione della vita nella dimensione privata. Un’ipertrofia dell’Ego, guarito dalla sola panacea del “Vaffanculo” a ciò che opprime e che deliberatamente viene inteso per potere marcio che vuole ostacolare la mia crescita e la mia persona, che oggi esplode rigonfio e col suo putrido contenuto rischia di infettare gli altri. In ogni senso. La cultura del “Vaffanculo” è la semplificazione massima dello sforzo, in piena resa dei tempi al dogma dell’iperconsumo che nasce dall’iperproduzione, del neoliberismo, dell’estrema vita materiale che regola la vita reale, fondata sulle isterie dei mercati e dei mercanti. La riduzione dello sforzo ad atto immaginario, liquidato, simbolicamente, in una parola. Sforzo del non compiuto, quindi, che, per sua natura, annulla il sacrificio, come atto eroico ed erotico “muoio, come atto necessario, quando è necessario. “Non potete ridurre la mia socialità. Vado al mare a Ostia anche ora, perché il mare fa bene”. “C’è un dramma oggi: si pensa senza sforzo. Semplificando lo sforzo, il cervello lavora meno. È un muscolo il cervello: s’inflaccidisce. È tutta una civilizzazione che è condannata dal lato confortevole della vita”, afferma in un’intervista del 1958, il demone santo della sfiducia negli uomini, Louis Ferdinand Céline
Tapparsi le orecchie e frignare più forte.
Costoro pretendono diritti. Diritto al lavoro, ad avere una vita dignitosa, diritto di sentirsi rappresentati e di votare. Di contare tutti allo stesso modo. Il diritto di veder rappresentate le loro chiacchiere da bar, scomodando Ortega y Gasset, e con esse costruire il presente pubblico, di vedere le proprie emozioni diventare esclusiva guida e governo, di veder i loro capricci elevati a diritto, e poi a norma di legge, di sentirsi rappresentati, di veder colmate le proprie necessità di sopravvivenza. Costoro, che popolano i peggiori incubi di Flaiano, Prezzolini e Longanesi sommati, pretendono diritti ma dove sono al supremo, solenne, urgente momento dei doveri? Dove sono?
Ho il terrore di chi, in questo momento, riempie le piazze della movida romana, di chi non sa rinunciare a un aperitivo, di chi sottovaluta, si pomicia per strada incurante. Sottomesso alla propria superficialità ci mette tutti in pericolo. Come può essere anche di questi la civiltà? La civiltà corrosa da un tempo che vuol discolparsi da tutto perché incapace di assumersi le proprie responsabilità. Io, chiuso dentro casa, con le relative difficoltà sul lavoro, nei pagamenti e negli spostamenti, dovute anche al NECESSARIO sacrificio patrio, nazionale, semplicemente personale, come chiunque di buon senso, per sé e per gli altri, seguendo la saggezza e la legge, noi tutti che siamo fermi, pur non essendo certamente un piacere gettato nell’ignoto, come possiamo condividere con costoro i luoghi e i modi della medesima civiltà?
Allora sì, ha ragione il prof.Eugenio Capozzi, già autore dell’ottimo “Politicamente corretto: breve storia di un’ideologia” : “Nella storia saremo ricordati come il popolo che morì di apericena, si estinse sullo ski-lift, si dissolse nei baretti, con un bicchierone di Spritz in mano e la parmigiana di mammà nel trolley”. Allora sì che ha ancor più ragione il già evocato Céline, quando parla, in un’altra intervista, degli “uomini usciti dalla vita”, che ormai confondono le geometrie del reale. Queste sue parole sono perfette per racchiudere le sfumature da cogliere e da adattare a quanto stiamo vivendo: “Gli uomini si occupano di questioni volgarmente alimentari o aperitive; bevono, fumano, mangiano, sono usciti dalla vita. Digeriscono. La digestione li coglie completamente: il loro cervello, il loro corpo. Non hanno più niente, solo la pelle. Gli uomini li vedo totalmente assorbiti da funzioni bassamente digestive. È l’istinto di conservazione. Abbiamo a che fare con dei mostri. Che si tratti di francesi, gialli o rossi, è l’istinto di conservazione a dominarli. Ne sono avviluppati, hanno chiuso. Basta qualche chiacchiera, qualche farfugliamento, grandi vanità, una decorazione, accademie: eccoli soddisfatti”.
Sbaglierò, nel mio delirio isolato e mattutino, ma, appurata la pericolosa fragilità dell’apparato governativo italiano, il problema sussiste, persiste, peggio di ogni virus, negli uomini, specialmente nell’assenza degli uomini, grande dramma di questo tempo, o della sovrabbondanza degli uomini replicanti, incapaci di essere sovrani di se stessi, alla ricerca dell’integrità, viventi solo come parte di un meccanismo superiore. Ogni virus, ogni idea, ogni guerra, ogni screzio può animare questo mondo. Si può prendere ogni misura in tempo di guerra o in tempo di pace. Ma se la prendono uomini lucidi, integri, consapevoli, coscienti, pronti, preparati, c’è speranza che produca beneficio. Il resto è pericolo. Estinzione.
Detto questo, in questo spazietto ritagliato, desidero ringraziare dal profondo del cuore, chi vive la trincea e chi la sostiene: personale sanitario a vario titolo, medici, infermieri, che stanno illuminando la notte più buia d’Italia e si stanno caricando sulle spalle il peso della storia. E insieme, Esselunga, Armani, Eurospin, tutte quelle aziende e quei marchi che, in queste ore drammatiche, stanno donando denari fondamentali utilissimi al contrasto di questa bestia immonda con la corona che, italiani al cazzo di mare a parte, rimanderemo all’inferno!