Milano: curiosando tra le associazioni di famiglie
Ancora pochi giorni ed a Milano si aprirà il VII incontro mondiale delle famiglie. Tra i molti avvenimenti è opportuno segnalare due padiglioni della fiera riservati alla famiglia, vetrine dedicate alle buone pratiche, alle idee nuove, al bene in opera per le famiglie. Questa è un’iniziativa, inedita in Italia, di incontro, scambio e visibilità per le associazioni e fondazioni del mondo ecclesiale e civile, per enti e aziende e per coloro che lavorano nel campo della famiglia. Un modo per rendere più evidente che la famiglia è un valore fondamentale per la società. Negli stessi luoghi sarà allestita anche la prima libreria per la famiglia, così suddivisa: ‘Maschio e femmina li creò: amore e famiglia nella Bibbia’; ‘Magistero, teologia e catechesi sulla famiglia’; ‘Il matrimonio cristiano – La visione cristiana della sessualità’; ‘Essere padre e madre: famiglia ed educazione della persona’; ‘Le dinamiche famigliari: rapporti di coppia, nonni, crisi e conflitti’; ‘La famiglia e società: lavoro, volontariato, diritti, servizi e politiche dello Stato’; ‘La famiglia nella letteratura’; ‘La famiglia nelle arti figurative: pittura, scultura, architettura, cinema, fotografia’; ‘La famiglia raccontata ai ragazzi’.
Inoltre in questo ‘settore’ ci saranno allestiti circa 80 stand di associazioni, che si interessano di servizi alla famiglia. Fra queste associazioni è opportuno segnalare la presenza di ‘Nomadelfia’, fondata dal don Zeno Saltini nel 1947, che celebra la sua prima Messa nel duomo di Carpi e all’altare prende come figlio un ragazzo di 17 anni appena uscito dal carcere: Danilo. Nel 1941, in piena guerra mondiale, a S. Giacomo Roncole, vicino a Mirandola (MO), don Zeno accoglie come figli altri fanciulli abbandonati e fonda l’Opera Piccoli Apostoli. Ha giurato sull’altare che mai avrebbe fatto un collegio. Sempre nello stesso anno una giovane studentessa, Irene, scappa da casa e si presenta a don Zeno dichiarandosi disposta a far da mamma ai Piccoli Apostoli.
Don Zeno, con l’approvazione del vescovo, le affida i più piccoli e nasce con lei una maternità nuova, virginea. Altre giovani donne la seguono, sono le ‘mamme di vocazione’. Quindi dopo la fine della guerra, nel 1947, i Piccoli Apostoli occupano l’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, per costruire la loro nuova città. Abbattono muraglie e reticolati, mentre accanto alle famiglie di mamme di vocazione si formano le prime famiglie di sposi, che chiedono a don Zeno di poter accogliere i figli abbandonati, decisi ad amarli alla pari di quelli che nasceranno dal loro matrimonio. Il 14 febbraio 1948 approvano il testo di una Costituzione che verrà firmata sull’altare. L’Opera Piccoli Apostoli diventa così Nomadelfia, che significa: ‘Dove la fraternità è legge’. Nel 1950 Nomadelfia propone al popolo un movimento politico chiamato ‘Movimento della Fraternità Umana’, per abolire ogni forma di sfruttamento e per promuovere una democrazia diretta.
Ma l’ostilità delle forze politiche al governo e di alcuni ambienti ecclesiastici blocca l’iniziativa. I nomadelfi sono 1150, dei quali 800 figli accolti (molti dei quali bisognosi di cure particolari) e 150 ospiti senza casa e senza lavoro. La situazione economica diventa sempre più pesante. Sfruttando questo pretesto si tenta di sciogliere Nomadelfia. I nomadelfi arrivano in Maremma. Per due anni vivono sotto le tende. Il 5 febbraio 1952 il Sant’Ufficio ordina a don Zeno di lasciare Nomadelfia. Don Zeno ubbidisce. Costretti ad abbandonare Fossoli, i nomadelfi si rifugiano a Grosseto, su una tenuta di diverse centinaia di ettari da bonificare, donata da Maria Giovanna Albertoni Pirelli, dove vivono in gran parte sotto le tende. Pur lontano dai figli, don Zeno cerca di provvedere alle loro necessità, e sempre più spesso deve difenderne in tribunale alcuni che, strappati alle famiglie di Nomadelfia, sono ricaduti nella malavita. Chiede perciò al Papa di poter rinunciare temporaneamente all’esercizio del sacerdozio per tornare alla guida dei suoi figli.
Nel 1953 Pio XII gli concede la laicizzazione ‘pro gratia’. Depone la veste, torna fra i suoi figli. I nomadelfi dopo la dispersione sono circa 400. Nel 1961 i nomadelfi si danno una nuova Costituzione come associazione civile, e don Zeno chiede alla Santa Sede di riprendere l’esercizio del sacerdozio. Nomadelfia viene eretta in parrocchia e don Zeno nominato parroco. Così il 22 gennaio 1962 celebra la sua ‘seconda prima messa’. Nel 1968 i nomadelfi ottengono dal Ministero della Pubblica Istruzione di educare i figli sotto la loro responsabilità, nella propria scuola interna. Il 12 agosto 1980 i Nomadelfi sono ricevuti a Castelgandolfo da papa Giovanni Paolo II: “Se siamo vocati ad essere figli di Dio e tra noi fratelli, allora la regola che si chiama Nomadelfia è un preavviso e un preannuncio di questo mondo futuro dove siamo chiamati tutti”.
Un’altra esperienza presente a Milano, più recente, altrettanto importante è quella dell’associazione ‘Retrouvaille’, che è un servizio esperienziale offerto alle famiglie in difficoltà di relazione. Nel 1977, Guy e Jeannine Beland, una coppia guida di Marriage Encounter, in Quebec, Canada, in apprensione per il numero sempre crescente di coppie in serie difficoltà che prendevano parte ai week end di quella zona, preoccupati dal fatto che l’esperienza di Marriage Encounter non riuscisse a far fronte adeguatamente ai bisogni di queste coppie, giunse alla decisione di strutturare qualcosa di più specifico per queste situazioni.
In Italia questo percorso è arrivato nel 2002 per interessamento dell’Ufficio per la Pastorale Familiare della CEI. E da quell’anno sono stati avviati in Italia 42 programmi Retrouvaille, a cui vi hanno partecipato circa 700 coppie e 37 sacerdoti. Almeno il 70% delle coppie che hanno partecipato al programma ne ha tratto tangibili benefici rinunciando alla separazione in cui vivevano o si stavano accingendo a vivere. Nell’udienza privata del 2008 papa Benedetto XVI disse ai responsabili di questo percorso: “Voi diventate così, nel momento della rottura, la possibilità concreta per la coppia di avere un riferimento positivo, a cui affidarsi nella disperazione. In effetti, quando il rapporto degenera, i coniugi piombano nella solitudine, sia individuale che di coppia. Perdono l’orizzonte della comunione con Dio, con gli altri e con la Chiesa. Allora, i vostri incontri offrono l’appiglio per non smarrirsi del tutto, e per risalire gradualmente la china. Mi piace pensare a voi come a custodi di una speranza più grande per gli sposi che l’hanno perduta. La crisi, dunque, come passaggio di crescita”.