La paternità di Dio si vede nella preghiera. Il papa all’udienza generale

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Lo Spirito Santo, dono di Cristo Risorto, “ci colloca in una relazione filiale con Dio, relazione di profonda fiducia, come quella dei bambini; una relazione filiale analoga a quella di Gesù, anche se diversa è l’origine e diverso è lo spessore: Gesù è il Figlio eterno di Dio che si è fatto carne, mentre noi diventiamo figli in Lui, nel tempo, mediante la fede e i Sacramenti del Battesimo e della Cresima”. Così Benedetto XVI all’udienza generale di oggi. In una Piazza San Pietro gremita, il Santo Padre ha parlato dello Spirito Santo, in previsione della Pentecoste di Domenica prossima. E lo ha messo in relazione con la paternità di Dio, già visibile nella paternità umana.

“Forse l’uomo d’oggi non percepisce – ha affermato il papa – la bellezza, la grandezza e la consolazione profonda contenute nella parola ‘padre’ con cui possiamo rivolgerci a Dio nella preghiera, perché più di una volta la figura paterna non è sufficientemente presente e positiva nella vita quotidiana. (…) È proprio l’amore di Gesù, il Figlio Unigenito – che giunge al dono di se stesso sulla croce – che ci rivela la vera natura del Padre: Egli è l’Amore”.

Parlando del “Padre Nostro”, Benedetto XVI ha indicato come “Il grande maestro della preghiera che è lo Spirito Santo ci insegna a rivolgerci a Dio con i termini affettuosi dei figli, chiamandolo ‘Abbà, Padre’. Così ha fatto Gesù; anche nel momento più drammatico della sua vita terrena, Egli non ha mai perso la fiducia nel Padre e lo ha sempre invocato con l’intimità del Figlio amato”.

“Quando ci rivolgiamo al Padre nella nostra stanza interiore, nel silenzio e nel raccoglimento, non siamo mai soli. Siamo nella grande preghiera della Chiesa, siamo parte di una grande sinfonia che la comunità cristiana sparsa in ogni parte della terra e in ogni tempo eleva a Dio”, ha continuato il papa. Perché “la preghiera guidata dallo Spirito, che ci fa gridare ‘Abbà! Padre!’ con Cristo e in Cristo, ci inserisce nell’unico grande mosaico della famiglia di Dio in cui ognuno ha un posto e un ruolo importante, in profonda unità con il tutto”.

Ai fedeli, il compito di “gustare nella nostra preghiera la bellezza di essere amici, anzi figli di Dio, di poterlo invocare con la confidenza e la fiducia che ha un bambino verso i genitori che lo amano. Apriamo la nostra preghiera all’azione dello Spirito Santo perché in noi gridi a Dio ‘Abbà! Padre!'”, ha terminato il papa.

Nel suo saluto in italiano, inoltre, il papa ha detto: “Il dono dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste sostenga e alimenti sempre la vita di fede della comunità cristiana: cari giovani, mettete al di sopra di tutto la ricerca di Dio”.

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