La richiesta di rettifica di Nuzzi. La risposta di Korazym.org

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Il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore di Sua Santità (edizioni Chiarelettere), ha inviato a korazym.org una rettifica riguardo l’articolo “Giordano non ha mai parlato, ma Nuzzi non lo sa“, scritto da Francesco Antonio Grana pubblicato da korazym.org il 19 maggio 2012. Ricevuta la lettera, abbiamo fatto ulteriori verifiche. Qui di seguito pubblichiamo la risposta di Francesco Antonio Grana e l’e-mail di rettifica ricevuta dal collega Gianluigi Nuzzi

Redazione korazym.org

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Gianluigi Nuzzi, autore del libro Sua Santità, edito da Chiarelettere, chiede rettifica a korazym.org riguardo l’articolo “Giordano non ha mai parlato ma Nuzzi non lo sa” comparso su queste colonne lo scorso 19 maggio.

 

 

Nell’articolo si faceva notare che nel libro Sua Santità– quando si affronta la vicenda giudiziaria che nel ’98 vide protagonista l’allora arcivescovo di Napoli, il cardinal Michele Giordano – Nuzzi racconta che il porporato tenne una conferenza stampa, nella quale citò il testo del Concordato del 1984 e riporta nel libro le parole che il cardinale avrebbe pronunciato. L’articolo di korazym.org del 19 maggio spiegava che del testo attribuito da Nuzzi al cardinale Giordano non c’è traccia né nell’archivio dell’Arcidiocesi di Napoli, né nei documenti personali dell’allora Arcivescovo, e che il porporato non convocò e non tenne mai nessuna conferenza stampa sulla vicenda, né furono diramati comunicati firmati da lui sul processo che lo vedeva imputato.

Nuzzi chiede a korazym.org una rettifica sull’articolo “Giordano non ha mai parlato ma Nuzzi non lo sa” in base a tre lanci dell’Ansa del 23 agosto 1998 e a un articolo del Corriere della Sera a firma di Enzo D’Errico datato 24 agosto 1998. È sulla base di questi testi che il giornalista ha ricostruito la vicenda da lui raccontata nel libro.

Ma arriva la smentita dell’avvocato Enrico Tuccillo che difese il cardinale Giordano nel processo. Quel 23 agosto 1998 il porporato non tenne nessuna conferenza stampa ma si recò a far visita ai detenuti del carcere di Poggioreale. Ai numerosi cronisti che lo attendevano il cardinale Giordano disse solo: «La Santa Sede mi ha detto di non parlare con nessuno». Dopo la visita ai detenuti, all’uscita, il porporato aggiunse: «Sento un tintinnio di manette». Tuccillo allora rimproverò il porporato di essersi lasciato scappare tale affermazione. «Eminenza – disse l’avvocato – avevamo concordato che non avrebbe detto nulla». «Enrico – rispose Giordano – i peccati prima si fanno e poi si confessano». Ciò che, invece, conferma l’avvocato Tuccillo, è che in occasione della perquisizione fece salire negli appartamenti del porporato i giornalisti di tutto il mondo che erano appostati all’ingresso del palazzo del cardinale, in largo Donnaregina. Con questa mossa, ricorda l’avvocato, riuscimmo a far saltare il progetto del “grande accusatore” Michelangelo Russo, quello cioè di prelevare tutti i documenti del porporato. Forse è a questa vicenda – in cui peraltro non ci fu nessuna comunicazione ufficiale del cardinale – che i cronisti si riferiscono quando parlano di conferenza stampa di Giordano. Ma né vi fu conferenza stampa, né vi furono comunicazioni ufficiali.

Francesco Antonio Grana

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Da: Gian Luigi Nuzzi <******@*****>
Data: 22 maggio 2012 17:08:38 CEST
A: redazione@korazym.org
Cc: Caterina Malavenda <******@*****>, Lorenzo Fazio <*****@chiarelettere.it>
Oggetto: richiesta di rettifica

Gentile redazione,

in relazione alla telefonata appena intercorsa con il vostro vice direttore Salvatore Scolozzi e all’articolo a firma Francesco Antonio Grana, “Giordano non ha mai parlato ma Nuzzi non lo sa” vi segnalo che contrariamente da quanto asserito nel testo dell’articolo il card. Michele Giordano parlò come correttamente riportato nel mio saggio. Anzi, tenne una conferenza stampa il 23 agosto 1998 come ampiamente riportato nei dispacci Ansa del giorno stesso e che vi allego. Vi copio anche il

 

link dell’articolo sulla conferenza stampa del collega D’Errico del Corriere della Sera che racconta l’incontro con i giornalisti e riporta ampi virgolettati del cardinale Giordano. Insomma,Grana immaginava che avessi scritto una balla invece è da smentire la smentita.

Certo della buona fede della direzione, chiedo formale rettifica da quanto voi pubblicato, secondo le disposizioni vigenti della legge sulla stampa.

In attesa di un vostro cortese riscontro,

Gianluigi Nuzzi

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da http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/24/stata_violata_sovranita_della_Chiesa_co_0_9808244870.shtml

 

Durissima conferenza stampa dell’ alto prelato sotto inchiesta: ” Hanno calpestato il Concordato. Sono povero, ho solo la casa lasciata dai genitori “

” E’ stata violata la sovranita’ della Chiesa “

Il cardinale Giordano: cose da regimi comunisti. E se nelle intercettazioni stavo parlando col Papa? ” Il pm Russo in Duomo a pregare San Gennaro? un segno di superstizione “

Durissima conferenza stampa dell’alto prelato sotto inchiesta: “Hanno calpestato il Concordato. Sono povero, ho solo la casa lasciata dai genitori” “E’ stata violata la sovranita’ della Chiesa” Il cardinale Giordano: cose da regimi comunisti. E se nelle intercettazioni stavo parlando col Papa? “Il pm Russo in Duomo a pregare San Gennaro? + un segno di superstizione” NAPOLI – Riparte all’attacco, Michele Giordano. E rincara la dose. I bersagli rimangono i magistrati e quel che l’arcivescovo, con l’avvocato Enrico Tuccillo, chiama “la spettacolarizzazione della giustizia”, echeggiando formule in voga sulla scena nazionale. Ma stavolta la mira e’ piu’ accurata, perche’ sul piatto della bilancia il cardinale scaglia la presunta violazione del Concordato commessa durante l’inchiesta. Insomma, ventiquattr’ore non sono bastate all’arcivescovo per digerire la collera di quell’avviso di garanzia notificato, forse, con qualche clamore di troppo. E cosi’, in una domenica cominciata di buon’ora con la messa celebrata nella cappella privata, Giordano riapre il portone della Curia per mettere a fuoco quelli che, a suo dire, sono i buchi neri dell’indagine. “Ho letto che ci sarebbero delle intercettazioni telefoniche fatte sulla mia utenza – spiega il porporato -. Ebbene, cosi’ non e’ stata violata la sovranita’ della Chiesa? E se stavo parlando con il Papa? Se dall’altra parte del filo qualcuno mi stava confidando i suoi peccati? Avrebbero sentito e registrato tutto, facendo venir meno il mio compito spirituale. In tal modo, oltre ad ingerirsi negli affari di uno Stato estero, si attenta alla liberta’ di culto. E queste cose sono avvenute soltanto nei regimi comunisti, mai in democrazia e neppure durante il fascismo”. L’arcivescovo ribadisce anche i motivi per i quali, sabato mattina, s’e’ opposto alla perquisizione. “C’e’ un principio di sovranita’ che va rispettato, altrimenti si crea un terribile precedente. Come cardinale, ho anche un passaporto diplomatico che impedisce qualunque perquisizione. Nonostante cio’ avrei offerto la mia totale collaborazione: bastava un incontro riservato con il procuratore e gli avrei consegnato tutto cio’ che la mia sensibilita’ di sacerdote e cittadino mi suggeriva. Invece s’e’ proceduto alla buona, calpestando il Concordato e spettacolarizzando la giustizia”. Poi, tornando al capitolo delle intercettazioni, aggiunge: “Quando hanno ascoltato il mio segretario, gli hanno chiesto chi fosse “il generale” di cui parlavo in una conversazione telefonica. Pensavano fosse un ufficiale e invece era il “padre generale” di un ordine ecclesiastico… Aspetteremo, comunque, la fine dell’inchiesta. In seguito, episodi simili andranno chiariti nelle sedi opportune”. Giordano, pero’, si dice convinto che la “questione giustizia” in Italia non sia da addebitare esclusivamente ai magistrati, bensi’ sia il frutto del nuovo codice di procedura penale. “Ormai la condanna non giunge dopo un processo, ma e’ il processo – sottolinea -. Inoltre spesso accade, come nel mio caso, di intuire la presenza d’una regia occulta che fa filtrare ad arte le notizie. Non credo che la liberta’ personale corra rischi nel nostro Paese, ma se nodi come questo dovessero restare insoluti si chiuderebbero gli sbocchi”. L’arcivescovo confida poi d’aver chiesto ai parroci napoletani di non far cenno alle sue disavventure giudiziarie nell’omelia domenicale: “Ho ricevuto tanta solidarieta’, ma non voglio che una vicenda privata sconfini nell’ambito del sacro. Ai fedeli, pero’, posso dire che continuero’ a denunciare l’usura, anche se mio fratello dovesse risultare colpevole. Parlano di una Curia miliardaria, dimenticando che questa e’ la terza diocesi italiana. Personalmente, sono povero: ho soltanto la casa che mi hanno lasciato i miei genitori. I pochi soldi risparmiati li lascero’ alla Curia: ho gia’ fatto testamento”. Prima di andar via, il cardinale regala gli ultimi due affondi. Il primo e’ per Vittorio Messori: “Se ora vuole fare anche il padre spirituale dei cardinali, posso dirgli che me ne scelgo un altro”. Il secondo invece e’ per Michelangelo Russo, il “grande accusatore” che sabato mattina, prima d’entrare in Curia, ha confessato di aver pregato San Gennaro nel Duomo: “Se davvero ha detto questo, mostra uno spessore religioso venato di superstizione popolare. Chi va in cattedrale, dovrebbe pregare prima Nostro Signore e poi San Gennaro. A meno che il procuratore, nel Duomo, non ci sia andato soltanto a curiosare…”. E.d’E.

D’ Errico Enzo

Pagina 2
(24 agosto 1998) – Corriere della Sera

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CARD GIORDANO: LE NORME DEL CONCORDATO CITATE DAL CARDINALE
19980823 00432
ZCZC0245/RMA
R CRO S0A S41 QBXO
CARD GIORDANO: LE NORME DEL CONCORDATO CITATE DAL CARDINALE
(V. 'CARD. GIORDANO: SU INTERCETTAZIONI...' DELLE 18.55)
(ANSA) - NAPOLI, 23 AGO - Un esplicito riferimento al testo
dell' art.2 dell' accordo concordatario tra Italia e Santa Sede
del 1984: e' questa la norma che il cardinale Giordano ha
eccepito 'contro' il decreto di perquisizione. Lo ha spiegato lo
stesso prelato leggendo oggi, durante la sua conferenza stampa,
il testo del documento esibito ieri al procuratore di Lagonegro
Michelangelo Russo nel quale si sottolineano appunto i motivi
giuridici della opposizione fatta dal prelato al decreto di
perquisizione nella Curia di Napoli. Il documento - ha precisato
Giordano - e' stato redatto con la consulenza del legale e di
esperti di diritto ecclesiastico. ''Rimane peraltro fermo - ha
letto il cardinale durante la conferenza stampa - che all'
autorita' di polizia e all'autorita' giudiziaria italiana possono
opporsi nel caso di perquisizioni ed atti di sequestro negli
uffici e negli archivi della curia diocesana le garanzie poste
dall' art.2 del testo del Concordato che dice: ''E' assicurata
alla Chiesa la liberta' di organizzazione e di pubblico esercizio
del culto, di esercizio del magistero, del ministero spirituale,
nonche' della giurisdizione in materia ecclesiastica. L' articolo
7 comma primo della Costituzione italiana riconosce la sovranita'
della Chiesa nell' ordine suo proprio''. (SEGUE).
LN-YIX/PIA
23-AGO-98 21:03 NNNN
ZCZC0246/RMA
R CRO S0A S41 QBXO
CARD GIORDANO: LE NORME DEL CONCORDATO CITATE DAL CARDINALE(2)
(ANSA) - ROMA, 23 AGO - ''In questo caso - ha aggiunto il
cardinale - di tratterebbe di attivita' che se pur collegate ad
indagini concernenti vicende strettamente personali vengono
tuttavia ad incidere nella sfera giuridica di un soggetto sovrano
e come tale sottratta ad ogni ingerenza dello Stato Italiano.
Questo non mi ha impedito, fatto salvo il principio, di mettere
'motu proprio', con liberalita' a disposizione quello che
volevano''.
L' art. 2 del concordato nella versione 1984 comprende 4 commi.
Ecco il testo integrale dei primi due, dedicati alla liberta'
delle istituzioni della Chiesa: ''1.La Repubblica Italiana
riconosce alla Chiesa Cattolica la piena liberta' di svolgere la
sua missione pastorale, educativa e caritativa, di
evangelizzazione e di santificazione. In particolare e'
assicurata alla Chiesa la liberta' di organizzazione, di pubblico
esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero
spirituale nonche' della giurisdizione in materia ecclesiastica.
2.E' egualmente assicurata la reciproca liberta' di comunicazione
e di corrispondenza fra la Santa Sede e, la Conferenza Episcopale
Italiana, la conferenze episcopali regionali, i vescovi, il clero
ed i fedeli, cosi' come la liberta' di pubblicazione e diffusione
degli atti e documenti relativi alla missione della Chiesa''.
(SEGUE).
RED
23-AGO-98 21:07 NNNN
ZCZC0247/RMA
R CRO S0A S41 QBXO
CARD GIORDANO: LE NORME DEL CONCORDATO CITATE DAL CARDINALE(3)
(ANSA) - ROMA, 23 AGO - Il decreto di perquisizione alla Curia
napoletana aveva gia' ieri attirato l' attenzione sul complesso
delle norme che regolano i rapporti tra la giurisdizione italiana
e la Chiesa e sulla figura giuridica dei cardinali. Questioni di
non immediata evidenza anche per la scarsita' di precedenti
concreti nel periodo repubblicano.
Ieri, tra l' altro, alcuni esperti avevano anche ricordato che
l' accordo di revisione del Concordato del 1984 nel protocollo
addizionale al numero 2b stabilische che: ''La Repubblica
italiana assicura che l' autorita' giudiziaria dara'
comunicazione all' autorita' ecclesiastica competente del
territorio dei procedimenti penali promossi a carico di
ecclesiastici'' (nel caso di un cardinale - sempre secondo alcuni
esperti - la competenza spetterebbe direttamente alla Santa
Sede). Secondo alcuni esperti (ad esempio lo storico Giorgio Rumi
intervistato oggi dalla Stampa) non sembrerebbe invece
applicabile alla Curia vescovile il principio di
extraterritorialita' che il Trattato del Laterano del 1929
attribuisce a pochi luoghi (oltre alle ville pontificie di
Castelgandolfo, alcuni palazzi soprattutto adibiti ad uffici,
perlopiu' a Roma, e qualche santuario).     (ANSA).
RED
23-AGO-98 21:09 NNNN
151.11.48.50