Il papa: la Cina apra le porte a Cristo

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Dalle montagne dell’Alto Adige, papa Benedetto XVI lancia il suo messaggio più forte alla Cina comunista. ”Occorre – ha esortato – che questo grande continente si apra al Vangelo”. ”La fede – ha ammonito – non è un’alienazione per nessuna cultura e nessun popolo”. Anzi, in Cristo, ”le civiltà giungono alla loro maturità”. Il pontefice parla ad Oies, dalla casa natale di San Giuseppe Freinademetz (1852-1908), per 30 anni missionario in Cina.

Fu una figura controcorrente, in un’epoca in cui l’evangelizzazione si coniugava spesso con il colonialismo. Prima di morire di tifo, nel 1908, scrisse ai suoi amici: ”Anche in paradiso voglio rimanere cinese”. Per il papa, la visita è stata un’occasione per auspicare una normalizzazione dei rapporti con Pechino. “Ringraziamo il Signore che ci ha dato questo grande santo che ci mostra la strada della vita e un segno per il futuro della Chiesa”, ha detto il papa rivolgendosi ai circa 4mila fedeli accorsi a vederlo.

“E’ un santo di grandissima attualità, – ha proseguito – perché sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica e nella vita delle idee. E’ importante che questo grande Continente si apra al Vangelo”. In questo senso, “San Giuseppe Freinademetz ci mostra che la fede non è un’alienazione per nessuna cultura e per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vengono distrutte dal Signore ma, anzi, vengono alla loro maturità”.

Il papa ha poi ricordato che il santo altoatesino “non solo voleva vivere e morire come un cinese, ma rimanere cinese anche nel cielo. Era identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo”. “Preghiamo – ha proseguito Benedetto XVI – che questo grande santo sia di incoraggiamento per tutti, per vivere di nuovo nel nostro tempo la vita della fede, ed andare verso Cristo, perché solo Cristo può unire i popoli e le culture”.

Foto AP Photo/Alberto Pellaschiar

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