Giordano non ha mai parlato ma Nuzzi non lo sa

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Più che “Sua Santità” il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi si dovrebbe intitolare “Sua cecità”. Sono, infatti, numerose, le “sviste” del giornalista di La7 che definisce “suore laiche”, le quattro Memores Domini, le laiche di Comunione e Liberazione che assistono il Papa nel suo appartamento. Imprecisione peraltro ripetuta continuamente nel volume e persino nell’indice dei nomi. Nuzzi poi afferma che il segretario particolare di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, è stato ordinato vescovo a Friburgo nel 1984. Al di là del fatto che don Georg è un prete, se fosse vero ciò che scrive il giornalista il segretario del Papa sarebbe diventato vescovo all’età di 28 anni. Ciò sarebbe stato senz’altro possibile al tempo di Alessandro VI Borgia quando anche la berretta cardinalizia e non solo l’episcopato arrivavano in tenera età. Tra le numerose “sviste” di Nuzzi ce n’è una che desta molta curiosità. Nel capitolo in cui si affronta il tema dell’ingerenza del Vaticano sullo Stato italiano, il giornalista ripercorre la vicenda giudiziaria che vide protagonista l’allora Arcivescovo di Napoli, il cardinale Michele Giordano.

A pagina 106 Nuzzi scrive: «Quando la guardia di finanza entrò in curia – a Napoli, nell’agosto del 1998, durante l’inchiesta sul cardinale Michele Giordano (poi assolto) – rischiò di aprirsi un conflitto diplomatico tra l’allora governo Prodi e la segreteria di Stato». E qui c’è una nota dell’autore che recita: «Il cardinale Michele Giordano si oppose alla perquisizione, che venne annullata dal procuratore di Lagonegro alla consegna spontanea dei documenti. In particolare Giordano indicava le norme dell’accordo concordatario tra Italia e Santa Sede del 1984. “Rimane peraltro fermo – spiegò il porporato – che all’autorità di polizia e all’autorità giudiziaria italiana possono opporsi nel caso di perquisizioni e atti di sequestro negli uffici e negli archivi della curia diocesana le garanzie poste dall’art. 2 del testo del Concordato che dice: “È assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione e di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica. L’articolo 7 comma primo della Costituzione italiana riconosce la sovranità della Chiesa nell’ordine suo proprio”.In questo caso si tratterebbe di attività che vengono a incidere nella sfera giuridica di un soggetto sovrano e come tale [la stessa è, ndr] sottratta a ogni ingerenza dello Stato italiano».

Peccato che di questo testo attribuito da Nuzzi al cardinale Giordano non ci sia traccia né nell’archivio dell’Arcidiocesi di Napoli, né nei documenti dell’allora Arcivescovo, né nelle memorie e negli articoli dei cronisti che allora seguirono l’iter del processo. Il porporato, tra l’altro, non tenne mai nessuna conferenza stampa sulla vicenda, né furono diramati comunicati firmati da lui sul processo che lo vedeva imputato.

E a Nuzzi chi glielo ha dettato? Probabilmente il giornalista ha attribuito al porporato lucano una nota della Segreteria di Stato vaticana indirizzata al governo Prodi redatta dall’attuale cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran, oggi Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e all’epoca del processo al cardinale Giordano Segretario per i Rapporti con gli Stati, ovvero ministro degli Esteri della Santa Sede. Ciò a ulteriore dimostrazione della fragilità del lavoro di Nuzzi che il Vaticano, come annuncia una nota della Sala Stampa, non lascerà cadere nel vuoto.

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