Giornalisti o giallisti? Un mestiere tradito per poter vendere di più
La prima cosa da fare è controllare l’esattezza di ciò che si scrive. Al contrario c’è chi pensa che la prima cosa sia “anticipare” notizie che poi nel giro di un giorno sono comunque pubbliche, e “scovare” dei segreti “inconfessabili”. Anticipare è inutile per il lettore comune. La notizia è “ufficiale” magari pubblicata su bollettini istituzionali o simili e per il lettore saperla prima o dopo è uguale. Non lo è per un direttore di giornale che tramite l’anticipazione vuole “indirizzare” l’opinione pubblica e “pubblicata”. Insomma vuole manipolarla. Stessa cosa per gli “inconfessabili segreti” su fatti che coinvolgono personaggi di alto livello trattati come amorazzi di attricette. Se davvero si hanno “carte segrete” (e il più delle volte molte non sono segrete affatto, semmai riservate, cosa assai diversa), bisogna esibirne la fonte per essere credibili. Si dirà: ma un giornalista non svela le sue fonti! Certo, ma se vuole essere credibile dovrà dare sostegno alle sue ammissioni.
Come in un processo. Se si ricevono documenti “scottanti” si deve capire perché qualcuno vuole che vengano pubblicati. Magari per attuare un ricatto, per colpire qualcuno, per mettere in moto una campagna d’attacco o altro. Allora ci si deve chiedere sempre perchè una fonte decide di essere una fonte e non cadere nel trabocchetto dello scoop a tutti i costi. Insomma un giornalista ha la responsabilità di agire per il bene comune ne più ne meno di un politico o di un magistrato. Ecco perchè in alcuni casi sarebbe opportuno avere chiarezza sulle origini di certi passaggi di documenti alla stampa. L’etica fa parte di ogni aspetto del mestiere del giornalista, che per prima cosa non deve essere al servizio di nessuno. Per questo la formazione professionale non si deve fermare alla tecnica (che poi cambia con il passare delle mode) ma deve essere soprattutto una formazione alla responsabilità.
Domenica 20 maggio in Italia si celebra la Giornata per le Comunicazioni sociali. E’ dedicata al silenzio che come la parole è comunicazione. E’ una bella occasione per tutti noi che facciamo questo mestiere per un esame di coscienza. Anche per i così detti “laici”. Anche il loro deve essere un giornalismo responsabile, verificabile e corretto.