Per il card. Scola la famiglia è cardine della società
Sabato 12 maggio il cardinale Angelo Scola è intervenuto al Salone Internazionale del Libro di Torino con una ‘Lectio magistralis’ dal titolo ‘Persona, famiglia e società’ in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro ‘Famiglia risorsa decisiva’. L’iniziativa, a cui è intervenuto anche l’Arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, è stata curata dall’Associazione Sant’Anselmo e dal Progetto culturale della Cei, e si intreccia profondamente con i contenuti dell’imminente VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano; e con la giornata mondiale della famiglia, che si celebra oggi in tutto il mondo.
Secondo l’arcivescovo di Milano i tre soggetti costituiscono i cardini della Weltanschauung che ha forgiato lungo i secoli la cultura occidentale: “Eppure, nell’attuale travagliato processo di transizione al Terzo millennio, essi indicano realtà il cui significato non può essere dato per scontato. E questo non primariamente in forza delle diverse prassi personali e sociali: non intendo innanzitutto porre l’accento su una pur deprecabile questione di ‘costumi’, ma soprattutto sull’incertezza diffusa riguardo all’effettivo contenuto dei termini in questione”. Quindi il card. Scola ha posto la domanda se è ancora possibile oggi riproporre il nesso inscindibile tra differenza sessuale, apertura all’altro (relazione-amore) e fecondità che sta alla base del trinomio ‘persona, famiglia e società’: “Farsi carico di tutti questi interrogativi è un atteggiamento esigente ma decisivo soprattutto in un’epoca come quella attuale. Epoca di transizione caratterizzata da un travaglio le cui doglie non riescono a spegnere la speranza di una nuova nascita.
Voglio subito sottolineare che il riferimento al travaglio del parto ha il vantaggio di mettere in campo un dato essenziale, vero e proprio fondamento di ogni discorso possibile su persona, famiglia e società. Un dato raramente esplicitato: nessun uomo viene e mai verrà a questo mondo (neppure nell’ipotesi di auto-clonazione) se non è generato. Non si darà mai autogenerazione”. E quindi dopo aver trattato il mistero del rapporto nuziale il card. Scola ha focalizzato la sua attenzione sugli altri due termini del tema, famiglia e società: “E’ ancora sostenibile un’idea di famiglia come realtà fondata sull’unione fedele e aperta alla vita di un uomo e una donna (matrimonio) e, in quanto tale, fattore di primaria ed essenziale importanza per la vita della Chiesa e per il bene della società? Una chiara enunciazione di questa visione si trova nell’insegnamento di ‘Gaudium et spes’: ‘Per la sua stessa natura l’istituto del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento. E così l’uomo e la donna, che per l’alleanza coniugale ‘non sono più due, ma una sola carne’, prestandosi un mutuo aiuto e servizio con l’intima unione delle persone e delle attività, esperimentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la conseguono. Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità’.
Un prezioso aforisma di Balthasar esprime in modo geniale quanto la fedeltà faccia parte dell’essenza del’esperienza dell’amore nuziale e, quindi, del matrimonio: ‘Dove c’è infedeltà non c’era nessun amore. Dove c’è fedeltà non occorre che ci sia ancora amore. Il cuore può dire: Anche se non posso amarti, ti voglio essere almeno fedele. Ma il legame della fedeltà porta sempre all’amore o, almeno, contiene nel suo fondo, inconsapevole al cuore, al sentimento, il nodo dell’amore che viene annodato oltre il tempo’ . Non è un caso che, all’interno del pur ambiguo fenomeno dell’innamoramento, si imponga imperiosamente il per sempre, la fedeltà”. E’ questa fedeltà che rende indissolubile il matrimonio: “La fedeltà trova nell’indissolubilità matrimoniale non un aggravio eteronomistico rispetto alla libertà, ma una essenziale condizione di esercizio. Anche all’uomo smarrito di oggi può essere mostrata la forza benefica dell’indissolubilità del matrimonio per la società. Come? Attraverso un’adeguata analisi del desiderio, che purtroppo invece è solitamente obliterata. Il desiderio di amore si radica nel bisogno di amore per dilatarlo. Per amare definitivamente ho bisogno di essere definitivamente amato…
Così il desiderio e la decisione di un amore fedele e indissolubile non pone alla mia mercé l’“altro” in quanto amante; tuttavia, quando l’amante ci sorprende, noi possiamo decidere per l’amore, cioè volerlo in modo definitivo ed indissolubile. Neppure il suo venir meno ci toglie questo potere, che assume così la caratteristica del dovere. Per questo non potrà prescindere dal sacrificio. Purtroppo, però, ma è un luogo comune, perfido ed inconsistente, sostenere che il sacrificio spegne il desiderio. Al contrario, lo alimenta, così come il dovere non annulla il volere, al contrario lo potenzia. Volere il dovere della fedeltà significa riconoscere l’ordine degli affetti e sconfiggere il pregiudizio di una loro opposizione alla sfera del razionale”.
Da questa fedeltà, secondo il card. Scola, deriva un grande atto di amore, la procreazione di un figlio: “Solo la procreazione del figlio, che porta con sé l’affascinante compito dell’educazione, dà ragione carica di letizia, per la persona, per la famiglia e per tutta la comunità, del significato pieno del mistero nuziale, cui l’autoevidenza dell’eros conduce. Tuttavia la nostra società non ha anzitutto bisogno di una teoria giusta (pur necessaria) sulla persona e sulla famiglia, quanto di testimoni, di famiglie in cui sia possibile fare in prima persona l’esperienza dell’amore… Persone e famiglie che si assumano il rischio della libera testimonianza: di questo ha bisogno la società”.