La nebbia impedisce al Papa di salire a La Verna, per “essere rapito dall’amore di Cristo”
La nebbia ha impedito al Papa di essere fisicamente pellegrino a La Verna, ma la sua meditazione, inviata ai Frati Minori e alle Clarisse rimane come indicazione del cammino da seguire. Tra passaggi che Benedetto XVI indica alla scuola di San Bonaventura da Bagnoregio di cui si sarebbe dovuto leggere un passo tratto da “ L’ itinerario della mente in Dio”. Contemplare la Croce di Cristo! É il primo passo, quello del pellegrino come quello di Francesco, una contemplazione per quel “segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso l’uomo.” Una contemplazione che è abbandono per “ tornare ad affidarci completamente al Signore, con cuore libero e in perfetta letizia, contemplando il Crocifisso perché ci ferisca con il suo amore.” Solo così l’uomo e la natura intera “possono essere riscattati, la bellezza può finalmente riflettere lo splendore del volto di Cristo, come la luna riflette il sole. Sgorgando dalla Croce gloriosa, il Sangue del Crocifisso torna a vivificare le ossa inaridite dell’Adamo che è in noi, perché ciascuno ritrovi la gioia di incamminarsi verso la santità, di salire verso l’alto, verso Dio.” A questo punto ci si deve lasciar rapire dall’amore di Cristo!
“Non si sale a La Verna – scrive il Papa- senza lasciarsi guidare dalla preghiera di san Francesco dell’absorbeat, perchè “la contemplazione del Crocifisso è opera della mente, ma non riesce a librarsi in alto senza il supporto, senza la forza dell’amore.” Ancora la parola che meglio chiarisce il pensiero di Benedetto XVI. Parola usata d San Bonaventura per comunicarci “la sua stessa esperienza, invitandoci alla preghiera.” La mente rivolta alla Passione del Signore, al sacrificio della Croce che cancella il nostro peccato e la nostra orazione che “ha bisogno delle lacrime, cioè del coinvolgimento interiore, del nostro amore che risponda all’amore di Dio.” E poi l’ammirazione , quello stupore che hanno gli umili, “ed è proprio l’umiltà la porta di ogni virtù. Non è infatti con l’orgoglio intellettuale della ricerca chiusa in se stessa che è possibile raggiungere Dio, ma con l’umiltà.” Contemplare il Crocifisso ci fa passare dal pensato al vissuto, dalla sequela alla “conformatio Christi” e “dice anche a noi che non basta dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene. Occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere, a immagine del Signore, perché, per grazia divina, ogni membro del Corpo di Lui, che è la Chiesa, mostri la necessaria somiglianza con il Capo, Cristo Signore.”
Solo così si può “Portare l’amore di Cristo!” Eco il compito che il Papa affida ai religiosi del Santuario. Essere testimoni di Cristo per coloro che “sono saliti e salgono su questo Sacro Monte a contemplare l’Amore di Dio crocifisso e lasciarsi rapire da Lui.” Cercano Dio e trovano i figli e le figlie di Francesco. “La vita consacrata ha lo specifico compito di testimoniare, con la parola e con l’esempio di una vita secondo i consigli evangelici, l’affascinante storia d’amore tra Dio e l’umanità, che attraversa la storia.” Spiega il Papa. La Chiesa aretina ha un tesoro prezioso da custodire e tramandare. Sono i santi del medioevo e se “unica e fondamentale fu la vicenda della Verna, per la singolarità delle stimmate impresse nel corpo del serafico Padre Francesco” è singolare la storia di tutti i frati e della gente che riscopre Cristo presso il Sasso Spicco. E poi ci sono i luoghi santi :Montauto di Anghiari, Le Celle di Cortona e l’Eremo di Montecasale, e quello di Cerbaiolo, “ma anche altri luoghi minori del francescanesimo toscano, continuano a segnare l’identità delle Comunità aretina, cortonese e biturgense.” E le sante come Margherita da Cortona, “capace di rivivere in se stessa con straordinaria vivacità il carisma del Poverello d’Assisi, unendo la contemplazione del Crocifisso con la carità verso gli ultimi.” La riflessione del Papa si conclude con una certezza: “La professione dei consigli evangelici è una via maestra per vivere la carità di Cristo.”
Da La Verna Benedetto chiede preghiere per le vocazioni, ma anche che ogni consacrato “riascoltasse la domanda di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?… Pasci i miei agnelli » (Gv 21,15). E’ l’amore per Cristo alla base della vita del Pastore, come pure di quella del consacrato; un amore che non ha paura dell’impegno e della fatica. Portate questo amore all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nel proprio individualismo; siate segno dell’immensa misericordia di Dio. La pietà sacerdotale insegna ai sacerdoti di vivere ciò che si celebra, spezzare la propria vita per chi incontriamo: nella condivisione del dolore, nell’attenzione ai problemi, nell’accompagnare il cammino di fede.”
Quando nel 1988 il cardinale Ratzinger andò pellegrino a La Verna, concluse la sua omelia con una affermazione: “ La conformità con Gesù è anche oggi l’unica sorgente di pace e di misericordia.” Oggi, ha ripreso da quel punto la sua riflessione, ricordando che solo l’umiltà ci rende capaci di amare, e di accettare, come ha fatto oggi Benedetto XVI, di non poter compiere quel pellegrinaggio davanti al Crocifisso per poter pregare come i francescani di tutto il mondo: “ Noi ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo qui e in tutte le chiese che sono nel mondo, perchè con la tua santa croce hai redento il mondo.”