Benedetto XVI a Sansepolcro: “Alla sfiducia i cristiani devono contrapporre impegno e responsabilità”

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“Oggi vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima con fedeli laici illuminati, capaci di operare dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato, al di là delle visioni di parte”. E’ l’appello di Benedetto XVI, che in qualche modo riprende a Sansepolcro i concetti già espressi in mattinata durante la messa ad Arezzo. Oltre a non scoraggiarsi, insomma, c’è anche bisogno di darsi da fare, perché, secondo il papa, “il bene comune conta di più del bene del singolo, e tocca anche ai cristiani contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica”. Come “ricorda la splendida figura del neo-beato Giuseppe Toniolo”, perchè “alla sfiducia verso l’impegno nel politico e nel sociale, i cristiani, specialmente i giovani, sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica, che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri”. “Ai giovani – dice Benedetto XVI – rivolgo l’invito a saper pensare in grande: abbiate il coraggio di osare! Siate pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato. E’ necessario ritrovare solide motivazioni per servire il bene dei cittadini”.

Discorso intenso a Sansepolcro, dove il papa incontra i cittadini nella piazza Torre di Berta. Motivazione, “il Millenario della città”, che diventa “l’occasione per compiere una riflessione, che è, ad un tempo, cammino interiore sulle vie della fede e impegno a riscoprire le radici cristiane, affinché i valori evangelici continuino a fecondare le coscienze e la storia quotidiana della popolazione”, spiega il Santo Padre.

Tanti applausi per lui, e tanta gente, nonostante il pomeriggio piovoso che ha costretto gli organizzatori della visita toscana a stravolgere il programma, sospendendo, almeno nel primo pomeriggio la “salita” del papa al santuario della Verna, dove San Francesco ebbe le stimmate.

Benedetto XVI è stato accolto da alcuni bambini in abito storico nel Duomo di San Sepolcro, dove ha salutato il parroco ed il capitolo, alla presenza del cardinale di Firenze Giuseppe Betori e del vescovo diocesano Riccardo Fontana. Molto intenso il momento in cui il papa ha venerato il crocifisso custodito nella chiesa, il famoso “Volto Santo di Sansepolcro”.

E proprio partendo dal significato dell’edificio sacro appena visitato che Benedetto XVI ha offerto la sua riflessione. “La stessa collocazione del Duomo ha una forte valenza simbolica – ha spiegato -: è il punto di riferimento, a partire dal quale ciascuno può orientarsi nel cammino, ma soprattutto nella vita; costituisce un forte richiamo a guardare in alto, a sollevarsi dalla quotidianità, per dirigere gli occhi al Cielo, in una continua tensione verso i valori spirituali e verso la comunione con Dio, che non aliena dal quotidiano, ma lo orienta e lo fa vivere in modo ancora più intenso”.

Concetti messi in pratica già dai dai fondatori mille anni fa: “Essi idearono un modello di città articolato e carico di speranza per il futuro, nel quale i discepoli di Cristo erano chiamati ad essere il motore della società nella promozione della pace, attraverso la pratica della giustizia. La loro sfida coraggiosa diventò realtà, con la perseveranza di un cammino che, grazie al supporto del carisma benedettino prima e dei monaci Camaldolesi poi, è continuato per generazioni. Fu necessario un forte impegno per fondare una comunità monastica e poi, intorno alla Chiesa Abbaziale, la vostra città”. “Questa prospettiva è valida anche oggi – ha spiegato il papa -, per recuperare il gusto della ricerca del «vero», per percepire la vita come un cammino che avvicina al «vero» e al «giusto»”.

Nel progetto millenario di Arcano ed Egidio c’era “la speciale idea che avevano elaborato nella Terra di Gesù: costruire nell’Alta Valle del Tevere la civitas hominis a immagine di Gerusalemme che, nel suo stesso nome, evoca la giustizia e la pace. Un progetto che richiama la grande visione della storia di sant’Agostino nell’opera «La Città di Dio»”, spiega Benedetto XVI.

Quel progetto urbanistico ha aiutato la “tensione missionaria” della diocesi, che è diventa gemellaggio con il Patriarcato latino di Gerusalemme. “Ho appreso con piacere – ha spiegato Benedetto XVI – che esso ha determinato frutti di collaborazione e opere di carità in favore dei fratelli più bisognosi in Terra Santa”.

“Gli antichi legami indussero i vostri avi a costruire qui una copia in pietra del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per rendere solida l’identità degli abitanti e per mantenere viva la devozione e la preghiera verso la Città santa – ha continuato il papa -. Questo legame continua e fa sì che tutto quello che riguarda la Terra Santa sia percepito da voi come realtà che vi coinvolge; come d’altronde a Gerusalemme, il vostro nome e la presenza di pellegrini della Diocesi, rendono attivi i rapporti fraterni. Al riguardo, sono certo che vi aprirete a nuove prospettive di solidarietà, imprimendo un rinnovato slancio apostolico al servizio del Vangelo. E questo sarà uno dei risultati più significativi delle celebrazioni giubilari della vostra Città”.

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