Il Papa chiede agli aretini di continuare ad essere testimoni di carità

I santi aretini e che hanno fatto grande la tradizione di questa terra come san Pier Damiani e con lui la grande tradizione Camaldolese che da mille anni, o il beato Gregorio X, Papa, che “sostenuto dalla luce che veniva dai nascenti Ordini Mendicanti, da teologi e Santi, tra cui san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura da Bagnoregio, si misurò con i grandi problemi del suo tempo: la riforma della Chiesa; la ricomposizione dello scisma con l’Oriente cristiano, che tentò di realizzare con il Concilio di Lione; l’attenzione per la Terra Santa; la pace e le relazioni tra i popoli – egli fu il primo in Occidente ad avere uno scambio di ambasciatori con il Kublai Khan della Cina.” Il Papa ha spiegato poi la le letture della liturgia domenicale. San Pietro che battezza i primi pagani, un gesto che “diventa immagine della Chiesa aperta all’umanità intera.” Un amore che dobbiamo portare nonostante la nostra debolezza. Ci viene in aiuto la parola di San Giovanni, dice il Papa “che la liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze non è nostra iniziativa, è di Dio. Non siamo stati noi ad amare Lui, ma è Lui che ha amato noi e ha preso su di sé il nostro peccato e lo ha lavato con il sangue di Cristo. Dio ci ha amato per primo e vuole che entriamo nella sua comunione di amore, per collaborare alla sua opera redentrice.”
Le parole del Vangelo sono rivolte alla Chiesa intera che “è inviata nel mondo per portare il Vangelo e la salvezza. Ma l’iniziativa è sempre di Dio, che chiama ai molteplici ministeri, perché ognuno svolga la propria parte per il bene comune.” E da qui il Papa traccia i tratti della comunità aretina con “la fierezza di un’identità cristiana, testimoniata da tanti segni e da devozioni radicate.” Una terra di personalità che hanno “avuto parte attiva nell’affermazione di quella concezione dell’uomo che ha inciso sulla storia d’Europa, facendo forza sui valori cristiani” Come Vasari e Petrarca. E poi l’università, la civitas, “declinando l’ideale cristiano dell’età comunale nelle categorie del nostro tempo.” Che ruolo ha oggi una regione con tale eredità in un periodo in cui la Chesa italiana si concentra sull’ educazione? Amore, accoglienza, solidarietà per riconoscere il progetto di Dio Creatore, che ha fatto di tutti una sola famiglia, atteggiamenti che gli aretini hanno mantenuto anche nella crisi economica che prova duramente la Provincia.
Certo “la complessità dei problemi rende difficile individuare le soluzioni più rapide ed efficaci per uscire dalla situazione presente, che colpisce specialmente le fasce più deboli e preoccupa non poco i giovani. L’attenzione agli altri, fin da secoli remoti, ha mosso la Chiesa a farsi concretamente solidale con chi è nel bisogno, condividendo risorse, promuovendo stili di vita più essenziali, contrastando la cultura dell’effimero, che ha illuso molti, determinando una profonda crisi spirituale.” E l’ appello alla Chiesa di Arezzo è quello di faresi più attenta a chi ha bisogno alla scuola di Francesco d’ Assisi, per “educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo, e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità.” E l’amore per gli ultimi si testimonia con la difesa della vita “dal suo primo sorgere al suo termine naturale.”
Tutela della salute, difesa della famiglia “attraverso leggi giuste e capaci di tutelare anche i più deboli” sono necessarie per “mantenere un tessuto sociale solido e offrire prospettive di speranza per il futuro.” E il Papa conclude con una esortazione: “Come nel Medioevo gli statuti delle vostre città furono strumento per assicurare a molti i diritti inalienabili, così anche oggi continui l’impegno per promuovere una Città dal volto sempre più umano. In questo, la Chiesa offre il suo contributo perché l’amore di Dio sia sempre accompagnato da quello del prossimo.” Alla messa erano presenti diverse personalità politiche locali e nazionali originarie della toscana, oltre al Presidente del Consiglio Mario Monti. Il Sindaco Giuseppe Fanfani e il vescovo Riccardo Fontana nei loro saluti prima della Messa hanno sottolineato il problema sociale della regione, ma anche la forza della gente e la loro carità. La diocesi ha fatto una colletta per i poveri che hanno messo nelle mani del Papa.
Ma c’è stato anche un dono personale a Benedetto XVI da parte degli orafi della città famosi in tutto il mondo: una croce pettorale. Al termine della messa il Papa ha recitato il Regina Coeli con lo sguardo alla Madonna del Conforto, immagine miracolosa amatissima dagli aretini. “Affidiamo alla sua intercessione- ha detto il Papa- tutte le persone e le famiglie della vostra comunità che si trovano in situazioni di maggiore bisogno. Al tempo stesso, mediante Maria, invochiamo da Dio il conforto morale, perché la comunità aretina, e l’Italia intera, reagiscano alla tentazione dello scoraggiamento e, forti anche della grande tradizione umanistica, riprendano con decisione la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile. Ciascuno, in questo, può e deve dare il suo contributo.”
Dopo la messa, che ha riunito le 500 messe domenicali della diocesi in un unica celebrazione attorno a Pietro, il Papa si ferma nella Cattedrale a pregare nella Cappella della Madonna del conforto. Ad accoglierlo i canonici e le monache carmelitane scalze del Monastero di santa Teresa Margherita Redi. Dopo il pranzo in episcopio con i vescovi della Toscana e un saluto agli organizzatori il Papa, in elicottero, aller 16.45 si trasferisce a La Verna per la seconda tappa della sua visita.