Il Papa: Dio ha uno stile diverso dall’uomo perchè si mette a fianco degli ultimi

Affetto e vicinanza per l’ Italia e gli italiani a cui assicura “preghiera in questo momento arduo e impegnativo per il Paese”. Benedetto XVI ringrazia così il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano nel colloquio di una ventina di minuti prima del concerto per il sette anni di pontificato offerto dal Quirinale. Un appuntamento che si rinnova ogni anno e permette al Presidente e al Papa uno scambio personale e diretto sui temi italiani ed internazionali. Nle cordiale colloquio, spiega una nota del direttore della Sala Stampa vaticana Padre Federico Lombardi, Napolitano e il Papa hanno espresso “la comune preoccupazione per la pace, anche con riferimento alla situazione nel Medio Oriente.” Poi un’ora di musica di Vivaldi e Verdi eseguita dall’ Orchestra e dal Coro del Teatro dell’ Opera di Roma diretti da Riccardo Muti. Napolitano aveva regalo a Benedetto XVI un violino Stradivari e uno spartito musicale della prima metà del 1800 della Messa solenne di Zimmerman. Il Papa ha salutato e ringraziato tutte le autorità presenti, tra cui il Presidente del Consiglio, Mario Monti. Di Muti, ha detto è nota “la sensibilità per la musica sacra è nota, come pure l’impegno perché sia più conosciuto questo ricco repertorio che esprime in musica la fede della Chiesa.”
A lui il Papa ha consegnato personalmente la Gran Croce di San Gregorio magno al termine del concerto. Muti ha presentato al Papa la moglie che ha abbracciato di slancio Benedetto XVI. Un grazie al Comune di Cremona, al Centro di Musicologia Walter Stauffer e alla Fondazione Antonio Stradivari-La Triennale che hanno messo a disposizione delle prime alcuni antichi e preziosi strumenti delle proprie collezioni. Nella sua riflessione al termine del concerto il Papa ha commentato il Magnificat che è stato eseguito “il canto di lode di Maria e di tutti gli umili di cuore, che riconoscono e celebrano con gioia e gratitudine l’azione di Dio nella propria vita e nella storia; di Dio che ha uno «stile» diverso da quello dell’uomo, perché si schiera dalla parte degli ultimi per dare speranza.” Una musica di lode e esultanza, ringraziamento e meraviglia “di fronte all’opera di Dio, con una straordinaria ricchezza di sentimenti: dal solenne unisono corale all’inizio, in cui è tutta la Chiesa che magnifica il Signore, al brioso «Et exultavit», al bellissimo momento corale dell’«Et misericordia» sul quale si sofferma con audaci armonie, ricche di improvvise modulazioni, per invitarci a meditare sulla misericordia di Dio che è fedele e si estende per tutte le generazioni.”
Dell’ opera di Giuseppe Verdi il Papa sottolinea il tono doloroso dello Stabat Mater eseguito in Aula Paolo VI. “La musica si fa essenziale, quasi si «afferra» alle parole per esprimerne nel modo più intenso possibile il contenuto, in una grande gamma di sentimenti. Basta pensare al dolente senso di «pietà» con cui ha inizio la Sequenza, al drammatico «Pro peccatis suae gentis», al sussurrato «dum emisit spiritum», alle invocazioni corali cariche di emozione, ma anche di serenità, rivolte a Maria «fons amoris», perché possiamo partecipare al suo dolore materno e far ardere il nostro cuore di amore a Cristo, fino alla strofa finale, supplica intensa e potente a Dio che all’anima sia data la gloria del Paradiso, aspirazione ultima dell’umanità.” E poi il Te Deum con il suo “susseguirsi di contrasti, ma l’attenzione di Verdi al testo sacro è minuziosa, così da offrirne una lettura diversa dalla tradizione.
Egli non vede tanto il canto delle vittorie o delle incoronazioni, ma, come scrive, un susseguirsi di situazioni: l’esultanza iniziale – «Te Deum», «Sanctus» -, la contemplazione del Cristo incarnato, che libera e apre il Regno dei Cieli, l’invocazione all’«Judex venturus», perché abbia misericordia, e infine il grido ripetuto dal soprano e dal coro «In te, Domine speravi» con cui si chiude il brano, quasi una richiesta dello stesso Verdi di avere speranza e luce nell’ultimo tratto della vita. Quelli che abbiamo ascoltato stasera sono gli ultimi due pezzi scritti dal Compositore, non destinati alla pubblicazione, ma scritti solo per sé; anzi, egli avrebbe voluto essere sepolto con la partitura del Te Deum.”
Il saluto cui il Papa invita i presenti è tutto mariano: “ In te, Signore, ripongo, con gioia, la mia speranza, fa’ che ti ami come la tua Santa Madre, perché alla mia anima, al termine del cammino, sia data la gloria del Paradiso.”
Nel suo saluto Giorgio Napolitano ha parlato delle persecuzioni dei cristiani come “segno della ricaduta nel peggiore passato” e delle ansie per l’ Europa, “per la crisi che ha colpito paesi già di più avanzato sviluppo economico e di più diffuso benessere materiale. E in questa difficile fase molto ci conforta, Santità, la Sua sensibilità e attenzione per la causa dell’unità europea, così come per la dimensione etica e culturale di una crisi che va superata guardando a nuovi parametri di benessere sociale e civile da perseguire.”