Lex et religio alla scuola di Agostino

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Oltre duecento studiosi provenienti da undici nazioni differenti sono da giovedì riuniti all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma per l’annuale edizione dell’ “Incontro di studiosi dell’antichità cristiana”. Si tratta di un appuntamento importante perché, nell’Istituto che gli Agostiniani hanno fortemente voluto come servizio alla Chiesa perché si approfondissero gli studi dedicati ai Padri della Chiesa e ai primi secoli della Chiesa stessa, l’ “Incontro” consente a studiosi e ricercatori di tutto il mondo di fare il punto sugli studi e sulle ricerche confrontandosi reciprocamente. Ogni anno viene affrontata una tematica differente e in questi giorni la quarantesima edizione dell’Incontro prende in esame il tema “Lex et religio in età tardoantica”, cioè dal tempo di Costantino fino ai sec. V-VI. I due termini presi in esame mutano in quest’epoca il loro significato, lo ampliano. Si parla in quell’epoca di religio licita, tollerata dal governo romano, e di religio illicita, forme di vita religiosa, come il Cristianesimo fino all’Editto di Costantino, non permesse dallo Stato.

Quando parliamo di religione, nel contesto romano e in quegli anni, non dobbiamo pensare in termini attuali né legarla alla fede: la religione dell’impero romano è parte essenziale della vita della città e della politica, il sommo sacerdote è l’imperatore, politica e religione formano un’unità. A dire la verità anche il concetto stesso di città nel mondo romano è differente da quello attuale in quanto esse allora erano prive di attività produttive. Nel corso del sec. IV il Cristianesimo muta di considerazione: è prima religione permessa, poi addirittura favorita e praticata dagli imperatori ad eccezione di Giuliano. Il cristiano e il cittadino sono la stessa persona e le leggi, secondo l’antica legislazione romana che permane, devono regolare il culto, come è sempre accaduto nel mondo romano. Con il Cristianesimo la legge imperiale non ‘divorzia’ dalla religione, che in qualche modo resta parte dello ius publicum, cioè riguarda il popolo, e l’intervento legislativo si giustifica pienamente. La legge è chiamata a distinguere non solo fra religione permessa e religione non permessa ma anche a stabilire la religione vera o catholica o orthodoxa, creando così nuove relazioni tra impero e cristianesimo.

Tuttavia nasce qui quella distinzione tra imperium e sacerdotium destinata a permanere e segnare molte tappe della storia del cristianesimo nei secoli successivi. La quarantesima edizione dell’Incontro degli studiosi si è aperto con l’esibizione dei Pueri Cantores de la Escolania del Real Monasterio de San Lorenzo de El Escorial, diretti dal maestro Padre Petro Alberto Sachez, che hanno cantato tre brani del loro repertorio e con la benedizione dell’Aula Magna dell’Augustinianum, nuova e multimediale, da parte del Padre Priore generale agostiniano Robert F. Prevost. La presidenza della prima giornata è stata affidata al cardinale Prosper Grech, dell’Ordine di Sant’Agostino. Il porporato, creato cardinale nel Concistoro dello scorso febbraio, è uno dei maggiori biblisti a livello mondiale. Il cardinale Grech è stato co-fondatore dell’Istituto Patristico Augustinianum con Padre Agostino Trapé.

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