Russia, è morto lo storico dissidente Solgenitsyn

È deceduto alle 21,45 (ora italiana) di domenica 3 agosto per insufficienza cardiaca nella sua dacia alle porte di Mosca lo scrittore russo Alexander Isaevich Solgenitsyn all’età di 89 anni. Premio Nobel per la letteratura nel 1970, Solgenitsin legò la sua fama all’Arcipelago Gulag, la descrizione del sistema concentrazionario dell’Unione sovietica.
Il Premio Nobel per la letteratura Aleksandr Isaevich Solgenitsyn nasce a Kislovodsk l’11 dicembre 1918 da una famiglia di intellettuali cosacchi. Il padre, che aveva studiato filologia all’Università di Mosca, morì sul fronte tedesco sei mesi prima della nascita di Aleksandr Isaevich. Cresciuto dalla madre nella cittadina di Rostov sul fiume Don, vi passò l’infanzia e la prima giovinezza, fino al 1936. Cercò senza successo di farsi pubblicare i primi scritti già negli anni Trenta.
All’inizio della Seconda Guerra Mondiale venne assegnato lontano dal fronte e poi trasferito (sempre grazie alle sue conoscenze matematiche) a una scuola di artiglieria nella Prussia orientale. Uno dei suoi primi saggi si occupava di eventi (‘Il disastro Samsonov’) avvenuti in Prussia e Solzenitsyn aveva la possibilità di visitare il paese direttamente (grazie alle conoscenze qui acquisite pubblicò poi una delle sue opere più rilevanti ‘Agosto 1914’).
Fu arrestato per alcuni commenti contro Stalin fatti in lettere private a un suo amico dei tempi della scuola e scoperte dalla censura. Anche se le accuse non erano sufficienti per un procedimento penale, Solgenitsyn venne condannato a 8 anni di campo di detenzione. Un mese dopo lo scadere degli 8 anni (che lo scrittore trascorse in numerosi lager) gli venne notificato l’esilio a vita a Kok-Terek (nel Kazakhstan meridionale). Solgenitsyn vi trascorse gli anni dal marzo 1953 al giugno 1956. Gli venne diagnosticato il cancro, che lo condusse sull’orlo della morte (da questa esperienza ricavò materiale per il libro ‘Padiglione cancro’). Trasferitosi di nuovo nella parte europea dell’Unione sovietica, Solgenitsyn decise che non avrebbe mai più pubblicato nulla nel corso della sua vita.
Invece, nel 1961, anche sull’onda del nuovo corso di Nikita Khrushchëv, uscì di nuovo allo scoperto con il romanzo breve ‘Una giornata di Ivan Denisovic’, che venne pubblicato ed ebbe un grande successo; venne paragonato alla ‘Casa dei morti’ di Fëdor Dostoevskij. Poi vennero di nuovo gli anni della censura, delle persecuzioni, del sequestro dei suoi scritti, durante il rigido regime imposto da Leonid Brezhnev. Nel 1970 gli venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura, che il governo sovietico considerò come un ‘atto ostile’.
Nel 1973 Solgenitsyn pubblicò il suo libro più famoso ‘Arcipelago Gulag’, la più lucida denuncia dell’universo dei campi di concentramento dopo quella di Primo Levi. L’anno dopo fu privato della cittadinanza sovietica ed esiliato all’estero. Visse prima in Svizzera e poi si trasferì negli Stati uniti. Fece ritorno in Russia dopo la caduta del regime sovietico e un eccezionale viaggio-reportage in Siberia lo rese di nuovo popolare tra i suoi compatrioti.