L’Europa ha bisogno della Bibbia e della politica
”L’Unione europea non diventera’ mai gli Stati uniti d’Europa. Ci sono 27 stati o 28 con la Croazia. Ogni paese ha la sua propria storia, qualcuno ha una storia di 200 anni, come il Belgio, altri una storia di migliaia di anni. Quindi non siamo come gli Usa. Abbiamo 23 lingue. Ogni stato membro ha una sua propria identita’ e una situazione specifica dovuta alla propria storia”. É lo schiaffo gelato che il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy da a chi sogna un progetto politico per l’ Europa. Nel giorno che ricorda la nascita della prima embrionale forma di unità. Nel 1950 Robert Schuman usava il concetto di Europa per fondare un patto economico, la Lega del carbone e dell’ acciaio. Per lui era un primo passo verso una vera unione politica. Schuman era un cristiano convinto. Sapeva che il bene comune non si può basere solo sull’ economia. Così come Alcide De Gasperi: per entrambi è aperto il processo di beatificazione. Chissà come commenterebbero questa frase. Van Rompuy parla di una Europa con più integrazione. Ma cosa intende realmente?
Lo scorso novembre nella sua visita a Roma, con tanto di udienza dal Papa, il presidente del Consiglio d’Europa sembrava voler dire che l’unione politica è necessaria, e sulla base delle “radici cristiane.” In un intervento ad un convegno alla Università Gregoriana ha citato lo storico belga Jacques Pirenne che affermava: “L’Europa è un vero caos, formato da antichi popoli romani, la cui civiltà ha origini millenarie, e da popoli nuovi tra cui si trovano tutti i gradi di barbarie e di semi-barbarie. La Chiesa, riunendoli nel Cristianesimo, crea l’Europa. Essa non sarà un’entità politica, né un’entità economica, essa sarà esclusivamente una comunità cristiana”. Letta così l’intenzione è buona. Ma di fatto non si fanno passi avanti verso una vera unione politica che sembra spaventare chi invece preferisce le politiche di bilancio o di stabilizzazione finanziaria. Nel novembre scorso Van Rompuy affermava che l’Europa come progetto politico “è stata la risposta alla guerra, all’orrore”. L’unione dei valori che dovrebbero mettere insieme le nostre comunità, proseguiva, non potrà essere solamente la “solidarietà”, concetto che “per non essere troppo sterile, implica una nozione di condivisione e di amore”. È proprio l’amore, secondo Van Rompuy, tale elemento fondante: un amore “gratuito, nel senso del dono”.
E’ questa l’integrazione che indica il Presidente del Consiglio d’ Europa? C’è solo una strada allora da seguire: riaprire il dibattito sulla Costituzione. Firmata, approvata e ratificata solo dalla metà dei paesi membri, sostituita dal Trattato di Lisbona e ora dimenticata nel cassetto a favore di un infausto dibattito tra poteri finanziari. Quanto di più lontano dalla “logica del dono” di cui parlava Van Rompuy. Eppure la soluzione è proprio in quelle radici cristiano- giudaiche che sono state cancellate dal famigerato preambolo della Costituzione. Perchè il cristianesimo ha ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale più efficace in Europa, E l’Europa resta “intrecciata” al cristianesimo. Un legame che oggi rischia di essere tagliato in nome di una logica interna, di una supposta razionalità che sembra dominare il nostro continente. Una razionalità “scientifica e funzionale” come ha ricordato spesso Joseph Ratzinger prima ancora di essere BenedettoXVI. Un funzionalismo economico e finanziario che però ,senza basi culturali, sta lasciando morti e feriti( e non solo in senso figurato purtroppo) sulla strada del bene comune che avrebbe dovuto portare la Unione Europea.
Sembra banale, molti arricciano il naso, ma la vera “costituzione europea” dovrebbe essere la Bibbia. La Bibbia è il libro del futuro dell’ Europa, perchè sarà sempre più necessario che in Europa ci siano uomini e donne che rendano testimonianza della necessità della gratuità del dono di se, del servizio fatto senza interesse proprio, di quella “economia del dono” di cui parla appunto Benedetto XVI. L’Europa può essere molto più che un insieme di “stati uniti”, può essere una sola patria per tanti popoli e culture e lingue. Uniti da una fede che, piaccia o no, ha formato anche la cultura laicista.
Il fatto di avere radici comuni ebraico-cristiane non significa che non dobbiamo avere solide basi comuni istituzionali, e politiche. A partire proprio da una costituzione condivisa, approvata e ratificata da tutti i popoli che vivono in Europa.