Ma siete veramente svizzeri? Le guardie del Papa giurano fedeltà dal 1506

Il turista o pellegrino che visita la Città Eterna, non può non sfuggire ad una visita in Vaticano. Risalendo Via della Conciliazione, la prima immagine è la cupola di San Pietro che sorge maestosa tra gli altri edifici con la sua architettura impeccabilmente proporzionata. Raggiunto il confine dello Stato Vaticano, cioè, all’ingresso di Piazza San Pietro, egli scoprirà il colonnato del Bernini e la facciata della basilica nella sua interezza. Uno spettacolo imponente e bellissimo, tanto che le parole non possono esprimere la bellezza di questo edificio. Dopo essersi ripreso dalle sue emozioni, attraverserà la piazza e lì, ai piedi di San Pietro all’ingresso chiamato Arco delle Campane, farà il suo primo incontro con personaggi che indossano uniformi appartenenti ad un altra epoca. La curiosità lo spingerà ad iniziare la conversazione: “Sei una guardia svizzera? “Dopo il saluto militare della mano, la guardia risponde:” Sì, io sono una guardia svizzera “. Poi volendo saperne di più : “Ma siete davvero svizzeri? ” Durante il suo servizio quante volte al giorno, una guardia dovrà rispondere a questa domanda: “Ma sei davvero svizzero? ” Si potrebbe trarre la conclusione: la nostra uniforme, nota ai visitatori del Papa, è parte integrante dell’immagine del Vaticano, questi colori non passano inosservati, ma pochi conoscono la storia, la tradizione e la vita di quegli svizzeri che offrono una parte della loro giovinezza al Vicario di Cristo. E ora, per vedere come tutto è cominciato, andiamo indietro nel tempo, fino al 16 ° secolo.
Il 22 gennaio 2006 si è celebrato il cinquecentesimo anno della creazione del Corpo delle Guardie Svizzere. Il piccolo esercito delle guardie svizzere, la famosa Cohors pedestris Helvetiorum a sacra custodia Pontificis, è stato in questi cinquecento anni un simbolo distintivo della figura del Pontefice. Esso fa parte di quei corpi mitici, come ad esempio la Horse Guard a Buckingham Palace. Perché gli svizzeri a garanzia dell’incolumità del Papa? Perché appartengono ad uno stato neutro, che fornisce allo Stato più piccolo del mondo un piccolissimo esercito: poco più di un centinaio di giovani svizzeri arruolati, naturalmente cattolici romani. Eppure questi giovani militari, con la loro divisa al di fuori del tempo, che si distingue per i colori variopinti dal giallo vivace al rosso rubino, sono una delle principali curiosità dei turisti e dei pellegrini durante le cerimonie a S. Pietro, o davanti alle molteplici entrate che conducono in Vaticano. È raro raccontare Roma senza evocare gli Svizzeri pontifici. Ma nonostante ciò, la Guardia Svizzera universalmente conosciuta, è paradossalmente poco conosciuta nella sua identità costitutiva. Sempre evocata nelle guide turistiche, nei romanzi che prendono Roma come scrigno, non ha mai avuto, sino ad oggi, un’attenta e concreta analisi sia storica, sia riguardante la vita propria delle guardie. Questo intervento ci dà l’opportunità di comprendere l’identità di questa istituzione così originale, e di entrare nel suo spessore storico ed umano.
La nascita del Corpo delle Guardie del Papa avvenne in seguito alla decisione di Papa Giulio II che nel 1505 volle creare un esercito pontificio. La sua concretizzazione effettiva risale al 22 gennaio del 1506, giorno dell’entrata nella città di Roma di un contingente di 150 uomini reclutati nei cantoni svizzeri di Zurigo e di Lucerna. Da allora la presenza della Guardia a Roma, presso il papato, ha avuto un ruolo significativo nel contesto diplomatico e militare europeo, a partire dai primi reclutamenti e dal terribile massacro del 6 maggio del 1527, dai soldati del maresciallo de Bourbon, a servizio di Carlo V, che distrusse la quasi totalità della guardia, in seguito con il congedo del 1798, momento dell’occupazione francese a Roma, la fine degli Stati Pontifici nel 1870, la creazione nel 1929 dello Stato della Città del Vaticano dei Patti lateranensi e l’occupazione nazista a Roma nel 1943-44. Quindi la storia della Guardia Svizzera va al di là del semplice folklore turistico. Essa riscuote interesse anche dal punto di vista delle relazioni internazionali, e della Santa Sede, ed anche della Svizzera, nel sistema complesso della diplomazia europea ai tempi della modernità, fino all’Unità d’Italia e all’apertura della Questione romana che fu uno dei problemi diplomatici di fondo dal 1870 al 1929.
Ma l’identità di questo piccolo esercito è costituita anche dal vissuto nel quotidiano, dalle sue stagioni e dai suoi giorni, dai reclutamenti, dalle cerimonie, dagli statuti giuridici, dagli esercizi, ed anche dai drammi, e dalla vita religiosa a cui ogni guardia deve far riferimento. Non bisogna dimenticare che la Guardia Svizzera è l’unico esercito cattolico al mondo, al servizio di Pietro, nella capitale della cattolicità, specificamente attaccato alla persona del Santo Padre, e nei periodi di Sede vacante, agli ordini del cardinale camerlengo, e protettore del conclave. È così che ogni anno il 6 maggio, con una cerimonia che caratterizza la specificità ed il simbolismo di questo corpo militare al servizio del Papa, che le giovani reclute giurando fedeltà al Pontefice stringendo nella mano sinistra l’asta della bandiera del Corpo delle guardie, e con la mano destra indicano con il pollice, l’indice ed il medio rivolti in alto la S.S. Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
La storia della Guardia Svizzera, al di là dei suoi aspetti folcloristici, si inserisce a pieno titolo nella storia del cattolicesimo romano a partire dal martirio di Pietro e di Paolo a Roma. Quindi le Guardie Svizzere non compongono un esercito a servizio di uno Stato straniero, ma sono esclusivamente al servizio del vescovo di Roma, successore di Pietro, che raccoglie la successione apostolica.
* ex sergente della Guardia Svizzera Pontificia e storico
Sintesi della conferenza tenuta il 3 maggio a Sion