Il Papa: la preghiera del martire Stefano

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La preghiera dei martiri a partire da Stefano, il primo martire del cristianesimo, è una grande scuola per ognuno di noi oggi, ma anche una testimonianza ed una profezia. Il Papa nella catechesi del mercoledì all’udienza generale ha proseguito la scuola di preghiera. Affollatissima piazza san Pietro in un sole estivo, quadi 7 mila i pellegrini polacchi che hanno approfittato delle festività per celebrare a Roma il primo anniversario della beatificazione di Giovanni Paolo II.

Benedetto XVI ha proposto alcune riflessioni: “Ci possiamo chiedere: da dove questo primo martire cristiano ha tratto la forza per affrontare i suoi persecutori e giungere fino al dono di se stesso? La risposta è semplice: dal suo rapporto con Dio, dalla meditazione sulla storia della salvezza, dal vedere l’agire di Dio, che in Gesù Cristo è giunto al vertice.” Il papa ha anche ricordato che “santo Stefano vede preannunciata, nella storia del rapporto di amore tra Dio e l’uomo, la figura e la missione di Gesù. Egli – il Figlio di Dio – è il tempio “non fatto da mano d’uomo” in cui la presenza di Dio Padre si è fatta così vicina da entrare nella nostra carne umana per portarci a Dio, per aprirci le porte del Cielo.” Benedetto XVI ha ripercorso la vicenda di Stefano e il suo discorso davanti al tribunale, che “si sviluppa proprio su questa profezia di Gesù, il quale è il nuovo tempio, inaugura il nuovo culto, e sostituisce, con l’offerta che fa di se stesso sulla croce, i sacrifici antichi. Stefano vuole dimostrare come sia infondata l’accusa che gli viene rivolta di sovvertire la legge di Mosè e illustra la sua visione della storia della salvezza, dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Egli rilegge così tutta la narrazione biblica, itinerario contenuto nella Sacra Scrittura, per mostrare che esso conduce al «luogo» della presenza definitiva di Dio, che è Gesù Cristo, in particolare la sua Passione, Morte e Risurrezione. In questa prospettiva Stefano legge anche il suo essere discepolo di Gesù, seguendolo fino al martirio.”

Tra i gruppi presenti, oltre i polacchi, anche romeni, ungheresi e croati e lituani.

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