Giovanni Paolo II, santo perché nella Chiesa

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Oltre alle note sulla persona, sul suo stile di pregare, di celebrare, di parlare, il cardinale Ratzinger scrive: “Chi fa la fatica di studiare attentamente tutti gli scritti di Papa Giovanni Paolo II capisce ben presto che questo Papa sa distinguere molto bene tra le opinioni personali di Karol Wojtyla e il suo insegnamento magisteriale in quanto Papa; egli però sa anche riconoscere che le due cose non sono reciprocamente eterogenee, ma riflettono un’unica personalità imbevuta della fede della Chiesa. L’ “io”, la personalità è entrata interamente al servizio del “noi”. Non ha degradato il “noi” sul piano soggettivo di opinioni private, ma gli ha semplicemente conferito la densità di una personalità tutta plasmata da questo “noi”, tutta dedita al suo servizio.” Servizio all’uomo che nasce dalla identificazione del Papa con la Chiesa. “ Egli – scrive Ratzinger nel 1998 parlando di Wojtyla- si è realmente identificato con la Chiesa e ne può quindi anche essere la voce.” Non è una glorificazione personale quella che propone il cardinale Ratzinger nel ventesimo anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II. É un lancio lungo che possiamo comprendere oggi nella sua complessità.

“ Oggi- scriveva il cardinale quattordici anni fa- anche gli spiriti critici sentono con sempre maggiore chiarezza che la crisi del nostro tempo consiste nella crisi di Dio, nella scomparsa di Dio dall’orizzonte della storia umana. La risposta della Chiesa può essere solo: parlare sempre meno di se stessa e sempre più di Dio , testimoniarlo, essere la porta per lui. Questo è il vero contenuto del pontificato di Giovanni Paolo II che, col passare degli anni si fa sempre più evidente.” Karol Wojtyla era un filosofo, e questo sembrava al cardinale teologo una vera disposizione della Provvidenza perché il Papa “fa filosofia- scrive nel 1998-non come una scienza da manuale, ma partendo dal travaglio necessario per reggere di fronte alla realtà e dall’ incontro con l’uomo che cerca e che domanda.” Questa è la vera eredità del beato Giovanni Paolo II, beato perché con la sua passione per l’uomo ha rimesso Dio al centro. Un Dio che “ ci cerca nelle nostre sofferenze nei nostri interrogativi”, come scrive ancora il cardinale Ratzinger nella introduzione alle poesie scritte da Giovanni Paolo II: Trittico romano. Emerge già la figura del “grande innamorato” lontanissima da quella immagine distorta di “grande inquisitore” che molto media hanno cucito addosso a Joseph Ratzinger. Essere uomini significa donarsi nell’ amore. E’ questo che ci rende simili a Dio conclude Ratzinger.

Del beato Giovanni Paolo II dobbiamo ricordarci non solo i meravigliosi e apostolici gesti, ma il pensiero e la forza di essere profondamente Chiesa.

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