Quella riunione del Papa con i vescovi di dieci anni fa

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E questo è certamente uno dei principi di fondo da cui partire per il risanamento all’ interno della Chiesa e nella società. Perché certo il problema non è ecclesiale, ma sociale. Emergono questioni come: che cosa è successo all’uomo negli ultimi decenni che possa motivare una deriva sessuale che sembra totalmente impossibile da affrontare? Perché la sessualità è diventata sempre più da dono a mezzo di potere? All’inzio degli anni 2000 la questione negli Usa era esplosa con violenza per una compagna mediatica a Boston. Nel tempo si scoprì che non in tutti i casi riportati si poteva parlare di “abusi”, ma certo il problema era gravissimo, come insomma se la coscienza di alcuni frange del mondo ecclesiale fosse totalmente sopita. Giovanni Paolo II, sconvolto e forse addirittura incredulo, aveva affrontato il tema nella lettera ai Sacerdoti per il giovedì Santo: tutti “siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l’Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del mysterium iniquitatis che opera nel mondo. Sorgono così scandali gravi, con la conseguenza di gettare una pesante ombra di sospetto su tutti gli altri benemeriti sacerdoti, che svolgono il loro ministero con onestà e coerenza, e talora con eroica carità.” I Vescovi statunitensi alla fine dell’incontro inviarono un messaggio ai loro fedeli. C’era una ammissione di responsabilità collettiva: “Siamo dispiaciuti che la vigilanze episcopale non sia stata in grado di preservare la Chiesa da questo scandalo.”

Ecco una delle cause che poi si sono ritrovate in situazioni simili in altre nazioni: la vigilanza episcopale. Il comunicato finale dei lavori era un programma di lavoro con dei principi di base. Non solo si metteva in luce la gravità del crimine, la vicinanza alle vittime, l’importanza di prendere coscienza del problema nonostante i casi fossero pochi ma si era posta l’attenzione “sul fatto che quasi tutti i casi hanno visto coinvolti adolescenti, e pertanto non erano casi di vera pedofilia.” E si ricordava che “i Pastori della Chiesa devono chiaramente promuovere il corretto insegnamento morale della Chiesa e rimproverare pubblicamente le persone che diffondono dissenso e gruppi che propongono approcci ambigui nella cura pastorale”. Occasione di purificazione quindi e di ricordare “l’immenso bene spirituale, umano e sociale, che la maggioranza dei sacerdoti e religiosi negli Stati Uniti hanno compiuto e stanno tuttora compiendo.” Seguivano delle proposte operative, dalla visite apostoliche alla idea di “un procedimento speciale per i casi che non sono notori ma nei quali il Vescovo diocesano considera il sacerdote un pericolo per la protezione di bambini e giovani, al fine di evitare grave scandalo in futuro e di salvaguardare il bene comune della Chiesa.”

Lo scorso 13 aprile il rapporto annuale sull’attuazione e lo sviluppo del “Charter for the Protection of Children and Young  People” parla di risultati che dimostrano il costante sforzo per assicurare protezione. I vescovi hanno rispettato le regole stabilite dalla Carta,con delle novità, come l’introduzione del reato di pornografia infantile e l’equiparazione dell’abuso su incapace a quello su minore. L’arcivescovo di New York e presidente dei vescovi Usa, Timothy Michael Dolan, ha detto: “Anche se la maggioranza delle denunce riguarda il passato, la Chiesa deve continuare a vigilare. Essa deve continuare a fare tutto quanto sia possibile affinché gli abusi non si ripetano. Tutti dobbiamo continuare a lavorare per una piena guarigione e riconciliazione con le vittime».

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