La festa per gli ottantacinque anni di Benedetto XVI, con la sinfonia di Mendelssohn
Con il concerto di oggi “avete fatto un dono prezioso a me, in occasione del mio compleanno, nonché a tutti i presenti”; in più, avete permesso “a tutti noi di lodare Dio e io ho potuto ringraziare, in modo particolare, ancora una volta Dio per gli anni di vita e di ministero”. C’è tutta la gratitudine di Benedetto XVI nelle parole di ringraziamento all’Orchestra del Gewandhaus, che questo pomeriggio nell’Aula Paolo VI ha offerto un concerto per festeggiare l’ottantacinquesimo compleanno del papa. Sul podio il Maestro Riccardo Chailly, che ha diretto la Sinfonia n.2 in Si bemolle maggiore op. 52 “Lobgesang” per Solisti, Coro e Orchestra di Felix Mendelssohn Bartholdy. “Questa Sinfonia – ha spiegato il papa da perfetto estimatore e cultore – è un grande inno di lode a Dio, una preghiera con cui abbiamo lodato e ringraziato il Signore per i suoi doni”.
Il ringraziamento del papa è giunto tutti coloro che hanno reso possibile l’evento, compresi i rappresentanti della Sassonia e della Germania presenti in Aula. Ma al maestro e ai cori Benedetto XVI ha offerto i suoi complimenti, come pure alla “Gewandhausorchester, che di per sé non ha bisogno di essere presentata: si tratta di una delle più antiche orchestre del mondo, con una tradizione di eccellente qualità esecutiva e di fama indiscussa”, ha spiegato il papa.
“Mendelssohn, Sinfonia «Lobgesang», Gewandhaus: tre elementi legati non solo questa sera, ma fin dagli inizi – ha osservato Benedetto XVI – La grande Sinfonia per coro, soli e orchestra, infatti, che abbiamo ascoltato fu composta da Mendelssohn per celebrare il IV Centenario dell’invenzione della stampa e fu eseguita per la prima volta nella Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Johann Sebastian Bach, il 25 giugno 1840, proprio dall’Orchestra del Gewandhaus; sul podio c’era lo stesso Mendelssohn, che per anni fu direttore di questa antica e prestigiosa orchestra”.
Ripercorrendo i tratti salienti dell’opera dell’autore, il papa ha spiegato che “l’arte come lode a Dio, Bellezza suprema, sta alla base del modo di comporre di Mendelssohn e questo non solo per quanto riguarda la musica liturgica o sacra, ma l’intera sua produzione”.
“Come riferisce Julius Schubring, – ha detto ai presenti Benedetto XVI, parlando ancora di Mendelssohn – per lui la musica sacra come tale non stava un gradino più in alto dell’altra; ognuna alla sua maniera doveva servire ad onorare Dio. E il motto che Mendelssohn scrisse sulla partitura della Sinfonia «Lobgesang» suona così: «Io vorrei vedere tutte le arti, in particolare la musica, al servizio di Colui che le ha date e create». Il mondo etico-religioso del nostro autore non era staccato dalla sua concezione dell’arte, anzi ne era parte integrante: «Kunst und Leben sind nicht zweierlei», Arte e vita non sono due cose distinte, ma un tutt’uno, scriveva. Una profonda unità di vita che trova l’elemento unificante nella fede, che caratterizzò tutta l’esistenza di Mendelssohn e ne guidò le scelte”.