Il Papa: “Non trascurate l’ispirazione divina della Bibbia”

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“L’ispirazione come azione di Dio  fa sì che nelle parole umane si esprima la Parola di Dio. Di conseguenza, il tema dell’ispirazione e’ decisivo per l’adeguato accostamento alle Sacre Scritture”. Benedetto XVI invia un messaggio a William Levada, presidente della Pontificia Commissione Biblica, che si è riunita in assemblea plenaria nei giorni scorsi . Il tema dell’incontro era “Ispirazione e verità nella Bibbia”. Un tema che è stato centrale nell’approccio teologico di Benedetto XVI. Tanto che – come climax della sua carriera di teologo – si è voluto dedicare ad una biografia di Gesù di Nazaret a partire dalla storia dei Vangeli. Perché – Ratzinger lo sottolineava già all’introduzione del primo volume del Gesù di Nazaret pubblicato nel 2007 – c’era stato  uno “strappo tra il ‘Gesù storico’ e il ‘Cristo della fede’”. L’uomo Gesù descritto dagli studiosi appariva sempre più diverso e lontano dall’uomo-Dio dei Vangeli e della Chiesa. E una simile situazione “è drammatica per la fede perché rende incerto il suo autentico punto di riferimento. L’intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende, minaccia di annaspare nel vuoto”.

 

Benedetto XVI sottolinea nel messaggio a Levada che “la Bibbia deve essere letta alla luce della sua ispirazione divina, la sua caratteristica “più importante”. Trascurarne l’ispirazione non tiene conto della più importante caratteristica dei testi sacri: “La loro provenienza da Dio”. E si connette con il tema dell’ispirazione “il tema della verità delle Scritture”. “Per questo – scrive il Papa –  un approfondimento della dinamica dell’ispirazione porterà indubbiamente anche ad una maggior comprensione della verità contenuta nei libri sacri”.

In fondo, è un allarme che Benedetto XVI ha già lanciato, e più volte, quando era teologo. Perdere di vista ispirazione e verità è per lui il rischio di tutta la teologia. Nell’ottobre del 2003, in una intervista al quotidiano tedesco Die Tagespost lanciò l’allarme per una “accademizzazione unilaterale della teologia”. In Germania, le facoltà di teologia sono statali. Ma Ratzinger paventava il rischio che “a motivo del suo trovarsi tra altre facoltà, la teologia voglia essere una scienza come le altre, si ritiri completamente dall’azione accademica, puramente intellettuale, ed elevi a supremo criterio la coerenza intrinseca e il suo accordo scientifico con altre discipline”. E, ammoniva poi, “se avviene questo, la teologia corre il pericolo di perdere le sue radici interiori, ossia la vita spirituale, il dialogo con Dio, la fede che essa porta e che soprattutto apre gli occhi sulla realtà”.

Scrive Benedetto XVI nel messaggio a Levada, che porta la data del 18 aprile: “Per il carisma dell’ispirazione i libri della Sacra Scrittura hanno una forza di appello diretto e concreto. Ma la Parola di Dio non resta confinata nello scritto. Se, infatti, l’atto della Rivelazione si e’ concluso con la morte dell’ultimo Apostolo, la Parola rivelata ha continuato ad essere annunciata e interpretata dalla viva Tradizione della Chiesa. Per questa ragione  la Parola di Dio fissata nei testi sacri non è un deposito inerte all’interno della Chiesa ma diventa regola suprema della sua fede e potenza di vita. La Tradizione che trae origine dagli Apostoli”. Piuttosto, conclude il Papa “progredisce con l’assistenza dello Spirito Santo e cresce con la riflessione e lo studio dei credenti, con l’esperienza personale di vita spirituale e la predicazione dei Vescovi”.

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